Vittorio Feltri attacca ancora Fini

 Nuovo attacco del direttore del Giornale al presidente della Camera. In un lungo editoriale, prima traccia un lungo excursus sulle vicende politiche recenti che hanno visto protagonista Fini e poi minaccia la pubblicazione un “dossier a luci rosse”.

Secondo Feltri il presidente della Camera “ha l’ esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso di tenere un piede nella maggioranza e uno nell’ opposizione. Deve risolversi subito”.

“E si ricordi che bocciato un lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi”.

“Perché – aggiunge il direttore del quotidiano – oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme. Inoltre, valuti Fini che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile. Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione”.

Il presidente della Camera attaccato e preso in giro. Ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea

 Da qualche tempo lo attaccano con epiteti taglienti, ora hanno iniziato a prenderlo in giro. Ed ora Gianfranco Fini ha deciso di reagire. Con una linea stringata dal titolo della prima pagina del Secolo d’ Italia di sabato: “E se la vera destra fosse questa qui?”. Nel sommario: “Chiamano Fini traditore, ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea“.

A prima vista sembra uno slogan da prima pagina, e invece ben sette pagine sono dedicate al tentativo di dimostrare che la cultura di destra e i momenti migliori dell’ Msi sono stati segnati dall’ eresia, dall’ anticonformismo, dalla lotta alle due chiese, Dc – Pci, e non certo dal tradizionalismo e dal clericalismo. Alla fine chiedendosi se “a tradire la destra non siano proprio quelli che chiamano Fini traditore”. Con allusione neanche tanto velata ai Veneziani, ai Gasparri, ai tanti che si sono ribellati alla deriva “progressista” di Fini.

Ed ecco invece il contro – messaggio: Gianfranco è più di destra dei suoi detrattori. Non sarà facile, così come complicato è l’ altro obiettivo che ha in mente Fini: riconquistare Alleanza nazionale. Lui non lo ammetterà mai in pubblico, ma da quando An non c’ è più e da quando i suoi ex colonnelli si sono presi la loro autonomia, il presidente della Camera fatica ad essere riconosciuto da Berlusconi come l’ interlocutore che parla a nome di tutta l’ area ex missina. Tanto che Fini e Berlusconi hanno discusso anche di questo in un colloquio riservato che si è svolto poco prima delle vacanze estive.

Ma il presidente della Camera sa che non basta una chiacchierata con il premier per riconquistare il ruolo che aveva, quando trascorreva ore e ore – per tanti anni – nei vertici di Palazzo Grazioli assieme a Bossi, a Pierferdinando Casini e al Cavaliere. E proprio per questo, assieme alle continue esternazioni sui grandi temi politici, Fini ha messo in cantiere un’ altra operazione: trasformare la Fondazione Alleanza nazionale nella cassaforte della sua galassia.

Referendum a rischio quorum: gli ultimi appelli alla partecipazione

 “Andiamo tutti a votare per picconare il porcellum, la peggior legge elettorale della storia repubblicana”, si affannano a gridare Antonio Segni e Giovanni Guzzetta. I promotori si sono perfino appellati al presidente Napolitano, perché garantisca la visibilità del referendum come ha fatto con successo per la lista Pannella alle europee.

La moral suasion del presidente Rai Garimberti sui direttori di tg, gr e reti è stata forse tardiva, se a cinque giorni dal voto di domenica a cui in teoria sono chiamati 47,5 milioni di elettori, un italiano su due ignorava che si tratta di un referendum e un numero altissimo non ne conosceva i contenuti. E va bene che in 30 località ci sono i ballottaggi, ma l’ estate è scoppiata. E riuscire a portare alle urne il 50 per cento dei votanti e raggiungere il fatidico quorum appare un’ ardua impresa.

I quesiti
Sono tre, su schede di colore diverso. La legge attuale, proporzionale, prevede un premio di maggioranza da attribuire (su base nazionale alla Camera, regionale al Senato) o alla singola lista vincente o alla coalizione di liste. Il primi due quesiti propongono di eliminare la seconda possibilità. Chiedono infatti di cancellare il collegamento fra liste alla Camera (scheda viola) e al Senato (scheda beige chiaro) e il premio alla coalizione. Il terzo (scheda verde) chiede invece di abrogare le candidature plurime, cioè la possibilità, per la stessa persona, di candidarsi in più circoscrizioni.

Cosa cambia
Se passasse il sì alle prime due domande, il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla singola lista vincente. E verrebbero innalzate le soglie di sbarramento, al 4% alla Camera, all’ 8% al Senato. Il sì alla terza domanda cancellerebbe invece i ripescaggi, che permettono all’ eletto in più circoscrizioni di decidere il destino degli altri, stabilendo dove ritirarsi. La porcata resterebbe però intatta: le liste rimarrebbero bloccate e scelte dall’ alto.

“Dietro i barconi c’ è la criminalità” dice il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

 Il premier torna a parlare della questione immigrazione: “I barconi di immigrati che salpano verso l’ Italia non sono fatti occasionali, ma il frutto di una organizzazione criminale: all’ interno vi sono persone che sono reclutate in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali”.

Anche per stoppare la polemica tra Lega e An, Berlusconi, in una intervista alla Rai, si è assunto in prima persona la responsabilità di aver architettato gli accordi con Gheddafi in base ai quali i migranti intercettati nel Canale di Sicilia vengono riportati al punto dal quale sono partiti. “Gli accordi con la Libia li ho gestiti io – ha sottolineato il premier – li ho sottoscritti io, Maroni esegue quegli accordi che sono stati assunti direttamente da me. Gheddafi sta rispettando gli accordi che aveva preso con me”.

A Gianfranco Fini, che chiedeva di accertare il diritto d’ asilo il presidente del Consiglio aveva risposto: “Su questi barconi, come dicono le statistiche, persone che hanno diritto d’ asilo non ce ne è praticamente nessuna. Solo casi eccezionalissimi. Noi comunque abbiamo sempre uno spirito umanitario”.

Referendum: rinvio o election day? Bossi: “La legge prevede che elezioni e referendum non si possano abbinare: sarebbe incostituzionale”

 Dopo la burrasca dei giorni scorsi sulla data del referendum, le acque sembrano calmarsi, almeno nella maggioranza, mentre sale l’ ipotesi di un rinvio della consultazione all’ anno prossimo. Ipotesi che Di Pietro e i referendari bocciano, mentre dal Pd si attende una proposta ufficiale. Intanto, dopo le affermazioni del premier, Umberto Bossi spiega: “Io non ho bisogno di mettere Berlusconi con le spalle al muro. I nostri rapporti sono troppo cordiali per cose del genere. A Berlusconi basta chiedere…”.

“Si fanno strumentalizzazioni sulla pelle dei terremotati – prosegue Bossi – non è vero che separare le europee dal referendum costerà 400 milioni in più. Costerà qualcosa, ma molto meno: bisogna dividere almeno per dieci. Inoltre Maroni sta preparando un provvedimento per cui lo spoglio delle schede sarà a costo zero. E comunque la legge prevede che elezioni e referendum non si possano abbinare: sarebbe incostituzionale”.

Gianfranco Fini al “Parlamento della legalità”: “La lotta alla mafia non si fermerà”

 Giunto a Bagheria per parlare agli studenti promotori del “Parlamento della legalità“, il presidente della Camera, ribadisce: “Se non vogliamo che ci siano legami con la mafia, chi rappresenta il popolo, la politica, deve garantire trasparenza e la forza dell’ esempio e del comportamento”. Rivolgendosi agli studenti, Fini ha invitato a “non votare chi vi dice dammi il voto e poi io ti do un posto di lavoro. È questo il comportamento che ha portato capi mandamento e boss a dire “ci pensiamo noi”. Secondo Fini, è dovere dello Stato garantire la selezione di coloro che meritano e non i boss “perché chi si impegna deve andare avanti. Negli ultimi anni sono stati fatti grossi passi in avanti: lo Stato ha reagito, è cresciuta la volontà nella società di non calare il capo”.

Berlusconi: “La crisi? Un virus americano”

 Per uscire dalla crisi, gli italiani devono avere voglia di reagire, di impegnarsi e magari lavorare anche di più, reagendo a questa influenza americana, a questo virus che viene dall’ America. È questo l’ invito del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il viaggio di prova della linea ad alta velocità sulla tratta Bologna – Firenze (il nuovo servizio dal 13 dicembre collegherà Milano con la capitale in tre ore).

La nascita del Pdl. Berlusconi: “È un traguardo storico”

 Il Cavaliere in un messaggio inviato al congresso di An letto da Denis Verdini alla platea della Fiera di Roma. Berlusconi ha voluto salutare uno per uno tutti gli iscritti di An. “Storico” è l’ aggettivo più ricorrente nel breve ma significativo messaggio che Silvio Berlusconi ha fatto pervenire al congresso di AN. Un aggettivo che serve a descrivere la portata della nascita ufficiale, con le Assise della prossima settimana, del partito unico del centrodestra.

An si scioglie, nasce il Pdl. Il presidente della Camera: “No alle correnti. Ma nel nuovo partito niente culto della personalità”

 “Un po’ di emozione c’ è nel riprendere la parola dopo dieci mesi dall’ ultima volta per rivolgermi al mio partito e ai milioni di italiani che nel corso degli anni ci hanno dato questa fiducia”. Con queste parole, Gianfranco Fini ha aperto la sua relazione nella seconda ed ultima giornata del congresso di Alleanza Nazionale. Un “sentimento naturale”, ha proseguito il leader di An, “perché mi è ben chiaro che se colui che fu segretario del Msi e poi presidente di An può ora essere qui con l’ appellativo di presidente della Camera dei Deputati è unicamente per l’ impegno, la passione, la dedizione e il sacrificio di tutti coloro che per tanti, tanti anni hanno dato tutto senza chiedere assolutamente nulla”.

Fini: “La norma su medici e clandestini non mi convince”

 Fini si è detto contrario anche alla norma che rende impossibile registrare un bambino nato da stranieri irregolari in Italia. «No a norme che ledono i diritti fondamentali dell’ uomo: i clandestini sono persone prima che irregolari”. Il presidente della Camera è molto critico rispetto al pacchetto sicurezza attualmente all’ esame di Montecitorio e già approvato dal Senato: “Dobbiamo stare attenti a non dare vita a provvedimenti che nei confronti degli stranieri ledano i diritti fondamentali della persona umana. In Italia ci deve stare chi ha il permesso di soggiorno – ha sottolineato Fini ospite di Porta a porta – ma il clandestino è una persona, con una dignità in quanto uomo che non può essere lesa”.