Manovra, sì al licenziamento con accordo sindacale

di isayblog4 14 views0

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Un emendamento alla manovra, presentato dalla maggioranza e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato, conferma che i contratti di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale operano anche in deroga alle disposizioni di legge e alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali.

Il licenziamento è tra le materie per le quali è possibile la deroga dalla legge e dai contratti nazionali figura anche. Salve solo la Costituzione nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro”.
Il leader della Cgil, Susanna Camusso, sul nuovo art.8 della manovra che esplicita per gli accordi aziendali e territoriali la possibilità di derogare alla legge ed ai contratti nazionali, anche sul licenziamento così dice: “Le modifiche della maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama”.
“Il governo autoritario distrugge autonomia parti – prosegue – Il governo sconfitto sulle pensioni vuole ora distruggere l’autonomia e l’autorevolezza del sindacato e, così come per le pensioni, i segretari di Cisl e Uil non si accorgono di quello che sta succedendo e parlano d’altro. Ancora una volta il comportamento autoritario del governo che interviene sull’autonomia contrattuale delle parti con una scelta senza precedenti nella storia della nostra Repubblica. Inoltre tali previsioni negano il principio di rappresentatività che non può che essere dato dall’iscrizione al sindacato e dal voto dei lavoratori che viene invece escluso dalle modalità previste dall’articolo 8″.
“Nessuno – aggiunge Camusso – ci racconti che quell’articolo è coerente con l’ipotesi di accordo del 28 giugno con Confindustria che aveva come cardini il ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro e la misura della rappresentatività connessa al voto dei lavoratori: tanto che in assenza del voto dei rappresentanti sindacali si rendeva per la prima volta obbligatorio, in un accordo con le controparti, il voto dei lavoratori”.
”La Cgil non rinuncerà a nessuno strumento per cancellare l’articolo 8″ sulla contrattazione aziendale, previsto dalla manovra anticrisi del governo – ribadisce la Camusso – Le modifiche che hanno introdotto al già pessimo e da stralciare articolo 8 sono modifiche che mettono in discussione il contratto nazionale di lavoro e lo Statuto dei lavoratori, non solo l’articolo 18, ma tutto lo Statuto. Violano un principio costituzionale fondamentale, che è quello dell’uguaglianza dei lavoratori e dell’uguaglianza della loro retribuzione e dei loro diritti. Il governo va avanti e indietro, cambia opinione in continuazione, con un unico tratto che continua ad esserci: vendicarsi nei confronti del lavoro e delle organizzazione sindacali. Abbiamo lo sciopero del 6 settembre e quella sarà l’occasione in cui coglieranno l’umore delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto a queste scelte”.
“Di minuto in minuto le ragioni dello sciopero generale della Cgil crescono – aggiunge Susanna Camusso – Il tratto della manovra economica, di quella di luglio e di quella di agosto continua ad essere un tratto di profonda iniquità sociale. Si continua a far pagare i soliti noti, non si chiede un contributo a chi ha di più e a chi dovrebbe dare di più. Non c’è attenzione al lavoro, non c’è nulla per la crescita e quindi la disoccupazione continuerà ad aumentare. Si dice ai giovani aspettate o andatevene da questo Paese. Con delle manovre così si decide un futuro di inseguimento del cosiddetto rigore dei conti pubblici, senza nessuna proposta per le persone in carne e ossa”.
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: ”Il rischio che l’Italia corre è grave e servono misure più incisive di quelle previste nella manovra correttiva dei conti pubblici. Se il governo non avrà la forza di adottare provvedimenti più incisivi e ridare credibilità al Paese dovrà trarne le conseguenze. Il sentimento è di forte preoccupazione e di richiesta alla politica di rendersi conto della gravità della situazione in cui ci troviamo e immediatamente agire perché il nostro Paese rischia molto”.
“Finché c’è una maggioranza la discussione non c’è e non sta a Confindustria dire che bisogna cambiare il governo – sottolinea – Però il governo o trova la forza di fare queste cose o ne tragga le conseguenze. Il paese così non può stare. Qui c’è un problema di credibilità di questo Paese, di una manovra che deve avere i saldi certi e, soprattutto, c’è un problema di piano della crescita che manca completamente. Se la Bce smette di comprare titoli di stato gli spread tornano a livelli altissimi e ci saranno problemi molto forti. E certamente non può comprare all’infinito. Dall’intervento del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha concluso i lavori del workshop, non ho visto una chiusura ma ho visto la volontà di ragionare su questi punti che al momento non sono nella manovra”.

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