Donna, ispanica, di umili origini, decisamente liberal. La scelta di Barack Obama per la Corte Suprema è arrivata ieri mattina. Se sarà confermata dal Senato, Sonia Sotomayor sarà il primo giudice ispanico della storia dell’ alta corte Usa, la terza donna nominata al massimo scranno giuridico dell’ ordinamento americano, dopo Sandra Day O’Connor (che si è ritirata) e Ruth Bader Ginsburg, ancora in carica anche se molto malata.
Sotomayor andrà a sostituire David Souter, 69 anni, che si è ritirato, e che era conosciuto per le sue posizioni tendenzialmente progressiste. Gli equilibri all’ interno della Corte, composta da nove giudici, dovrebbero rimanere dunque sostanzialmente inalterati. Ma è possibile che la scelta di Obama incontri comunque le resistenze dei repubblicani in Senato.
Il giudice che salvò le World Series
Nel totonomine della vigilia, quello della 54enne magistrato di origine portoricana, nominata da Bill Clinton nel secondo Circuito di New York, era tra i nomi più controversi. I democratici la suggerirono a George W. Bush come possibile rimpiazzo quando Sandra Day O’ Connor annunciò le proprie dimissioni dalla Corte suprema nel 2005. In un caso di alto profilo, ora all’ esame della Corte, Sotomayor aveva preso nettamente una posizione pro azioni positive difendendo la municipalità di New Haven, nel Connecticut, per aver bloccato le promozioni nel locale dipartimento dei vigili del fuoco in quanto non c’ erano abbastanza neri.
La sua sentenza più famosa è però probabilmente quella con cui mise fine allo sciopero dei giocatori di baseball che bloccò per dieci mesi le World Series, per la prima volta in 90 anni. Fu lei infatti che nell’ aprile del 1995, allora giudice distrettuale, mise fine alla protesta dei campioni con una sentenza che penalizzava i proprietari delle squadre e le fece guadagnare l’ affetto dei tifosi e le celebrazioni della stampa specializzata.
Orfana di padre da quando aveva 9 anni, l’ infanzia passata nelle case popolari del Bronx con il sostegno agli studi perseguito dalla madre – eravamo gli unici bambini ad avere l’ Enciclopedia britannica a casa, ricorda – è un esempio di success story per tutte le minoranze etniche. E un vero mastino in aula, dicono i suoi colleghi. Parla spesso dei tribunali come di ultimo rifugio degli oppressi e si autodefinisce come una pragmatica con i piedi per terra. Divorziata, senza figli, è considerata per opinione comune una grande appassionata del suo lavoro. Ma anche molto intransigente e poco incline al compromesso.