Estero. Vertice Usa – Ue di Praga: Obama scommette su Ankara, ma i paesi membri Ue sono per una partnership privilegiata

di isayblog4 15 views0

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Al vertice Usa – Ue di Praga sembrava dovesse continuare ad andare tutto d’ amore e d’ accordo come è stato nei primi giorni di questa lunga marcia trionfale obamiana in Europa a Londra e Strasburgo. E invece la politica prevede che a volte gli interessi vengano difesi duramente, anche a costo di riaccendere la divisione.

Non sempre l’ America di Obama sarà d’ accordo con l’ Europa. E in Europa molti la pensano come gli americani, a partire dall’ Italia. Non sempre la visione comune che Usa e Ue vogliono rafforzare è davvero comune e unitaria. Anche perché sappiamo bene che spesso i primi a litigare tra di loro sono proprio gli europei, i 27 membri della Ue.

Ieri il presidente Usa, nel suo intervento di fronte ai capi di governo dell’ Europa, ha ricordato l’ importanza di fare entrare la Turchia nell’ Unione europea. “Sarebbe un segnale incoraggiante, soprattutto sul fronte dei rapporti con i Paesi musulmani: sarebbe il modo per ancorare fortemente questo Paese all’Europa”.

Obama, nella sua visione globale post – bushiana, ha fatto del confronto con il mondo islamico uno dei primi obiettivi della sua presidenza. Per questo a Praga ripete che bisognerebbe “considerare i Paesi musulmani come amici e collaborare con loro nella lotta contro l’ ingiustizia, l’ intolleranza e le violenze”.

Francia e Germania non sono per nulla d’ accordo, e lo dicono apertamente. Il primo è Nicolas Sarkozy: “Lavoro mano nella mano con il presidente Obama, ma trattandosi della Ue, spetta ai paesi membri decidere. Mi sono sempre opposto a questo ingresso e continuo ad esserlo: la Turchia è un grande paese alleato dell’ Europa e degli Usa. Deve restare un partner privilegiato, la mia posizione non è cambiata”.

La cancelliera tedesca Angela Merkel pensa la stessa cosa, ritiene che la soluzione della partnership privilegiata sia la soluzione migliore: “Uno stretto legame tra l’ Ue e la Turchia è importante, ma dobbiamo ancora capire in che maniera farlo. Nessuna decisione è stata ancora presa”.

Lo scontro di Obama e Sarkozy sembra una replica di quello del 2004 fra Bush e Chirac al vertice Nato di Istanbul. Anche allora il presidente americano disse “la Turchia merita di entrare nella Ue”. Chirac trovò una battuta anche migliore di quelle di Sarkozy: “Bush è andato su un terreno non suo: è come se l’ Europa spiegasse agli Usa il modo in cui gestire i rapporti con il Messico…”.

Sono due visioni strategiche in rotta di collisione. Ma perché? Di Francia e Germania si conoscono bene le ragioni: i due grandi europei temono la Turchia nella Ue perché un paese di 75 milioni di persone, con una crescita demografica continua, cambierebbe gli assetti di potere nell’ Unione. Ma poi i politici che guidano Parigi e Berlino temono un afflusso inarrestabile di cittadini turchi sul loro territorio, liberi di farlo grazie alla libera circolazione sul territorio della Ue.

Queste cose Barack Obama le conosce benissimo. Perché allora andare a provocare i due alleati? Risponde da Praga un altissimo funzionario della Farnesina, vicino a Berlusconi e Frattini: “Oggi Obama inizia il suo primo viaggio in un paese musulmano proprio in Turchia. Ankara è strategica per gli Usa innanzitutto per garantire il pieno successo del ritiro dall’ Iraq. Poi per continuare a mediare fra Israele, Siria e paesi arabi. Poi per giocare un ruolo nel vero incubo della politica estera americana (e forse mondiale): evitare di bombardare l’ Iran, ma evitare anche che Teheran abbia la bomba atomica”.

Poi in verità non tutta la Ue è così contraria alla Turchia. Innanzitutto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, che difende la legittimità del negoziato che Ankara sta conducendo dal 2005. Poi l’ Italia di Silvio Berlusconi, che assieme ai governi di centrosinistra ha sempre creduto nell’ ingresso della Turchia. “Penso che si possa arrivare ad un compromesso”, ha detto ieri il presidente del Consiglio, “applicare magari una clausola che rinvia il libero accesso dei lavoratori turchi nonostante l’ entrata in Europa”.

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