Attentato in Afghanistan. Il cordoglio di Giorgio Napolitano: “Un augurio ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia”

 Il mondo politico si unisce nel cordoglio per le vittime dell’ attentato talebano a Kabul. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha indirizzato ai familiari dei caduti “l’ espressione del mio più sincero e accorato cordoglio, un augurio ai feriti e ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia in questa difficile missione internazionale per la pace e la stabilità l’ espressione della nostra riconoscenza e vicinanza”.

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso il profondo cordoglio suo e del Governo ed ha sottolineato che il governo è vicino alle famiglie delle vittime, condivide il loro dolore in questo tragico momento ed esprime la sua solidarietà a tutta la missione italiana in Afghanistan impegnata a sostegno della democrazia e della libertà in questo sfortunato Paese.

Renato Schifani, presidente del Senato, ha affermato che il sacrificio di questi eroi costituisce un ulteriore doloroso contributo che i nostri militari, con grande coraggio e professionalità, continuano a dare per difendere la democrazia, la pace e la sicurezza internazionale. L’ Italia si inchina davanti a questi nostri ragazzi e si stringe commossa intorno alle loro famiglie.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha affermato: Le forze armate hanno pagato un ulteriore tributo di sangue a difesa della democrazia in Afghanistan. La Camera si stringe intorno alle famiglie delle vittime e a tutte le forze armate.

Il presidente della Camera non ha nulla da temere

 Gianfranco Fini aveva già intuito che prima o poi Il Giornale si sarebbe occupato di lui, perché una parte del fascicolo a luci rosse di cui ha parlato adesso Vittorio Feltri era già stato pubblicato nel giugno scorso. In quel momento direttore era Mario Giordano e si decise di replicare così alle rivelazioni di Patrizia D’ Addario su Silvio Berlusconi.

“Le escort di D’ Alema”, titolava in prima pagina, ma poi non si faceva alcun cenno all’ ex ministro degli Esteri. Si dava invece conto di un’ inchiesta che nel 1999 aveva consentito di scoprire festini organizzati da alcuni suoi amici e collaboratori con ragazze reclutate da Rita Farnitano, una signora che in cambio sperava di ottenere appalti e incarichi per la sua società di consulenza.

Nei loro verbali – pubblicati dal quotidiano – era chiaramente spiegato che a introdurre nel mondo della politica e dell’ imprenditoria la signora era stato Francesco Cosimi Proietti, che all’ epoca era il segretario di Fini, ma soprattutto uno dei fedelissimi.

Dallo sgomento alla rabbia feroce. E allora il presidente della Camera ha scelto di reagire con una denuncia penale contro Feltri perché io non ho mai avuto frequentazioni di questo tipo o incontri che possano imbarazzarmi e dunque non ho paura che questo fascicolo sia acquisito e reso pubblico.

Il Presidente della Camera querela Vittorio Feltri

 Il Pdl discuta sulle idee di Gianfranco Fini. Giulio Tremonti invita al dialogo ed alla pace nella maggioranza proprio nel giorno in cui Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera e legale del presidente della Camera, annuncia che Gianfranco Fini ha presentato querela contro il direttore de “Il Giornale”, Vittorio Feltri, in relazione all’ articolo “Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento. Ultima chiamata per Fini: o cambia rotta o lascia il Pdl”.

“Su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, globalizzazione, catalogo dei valori e dei principi, dentro il Pdl si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi convince. Questo non vuol dire cambiare, ma capire il programma elettorale”. Il ministro dell’ Economia intervistato dal Corriere della Sera non ha dubbi sul fatto che il Pdl deve discutere sulle idee di Gianfranco Fini e sulla necessità di una tregua. Non lo chiedo io, lo chiede l’ interesse del Paese”.

Giulio Tremonti sottolinea che contro Berlusconi c’ è stata una campagna orchestrata come un’ ordalia pregiudiziaria, tra l’ altro senza che alla base vi sia alcun elemento giudiziario. Domande e sentenze. L’ appello al tribunale dell’ opinione pubblica. Il farsi dei giornali giudici. In questo contesto Berlusconi ha fatto bene a rispondere perché a un’azione corrisponde una reazione.

Il presidente della Camera all’ Aquila insieme a Nancy Pelosi: la storia di questa donna è la dimostrazione che una vera integrazione è possibile

 Gianfranco Fini e la Speaker della Camera di Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, hanno visitato ieri mattina alcune zone colpite dal sisma in Abruzzo. Dopo l’ arrivo alla caserma della Guardia di finanza di Coppito dove sono stati ricevuti dal capo della protezione civile Guido Bertolaso, Fini e Pelosi hanno visitato il centro dell’ Aquila.

Poi Fini e Pelosi sono arrivati a piazza Duomo dove sono entrati nella chiesa delle Anime Sante, danneggiata seriamente durante il terremoto. In seguito, hanno partecipato a Villa Sant’ Angelo alla cerimonia di inaugurazione delle scuola materna intitolata a Nino Sospiri.

“Quando le istituzioni lavorano in modo sinergico, i risultati si raggiungono anche in tempi più brevi di quelli previsti”. Ha sottolineato il presidente della Camera durante un breve discorso. Fini ha voluto rendere omaggio alla grande capacità, pazienza e incessante lavoro del sottosegretario Bertolaso e a tutti coloro che con lui hanno lavorato per la ricostruzione.

Il presidente della Camera attaccato e preso in giro. Ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea

 Da qualche tempo lo attaccano con epiteti taglienti, ora hanno iniziato a prenderlo in giro. Ed ora Gianfranco Fini ha deciso di reagire. Con una linea stringata dal titolo della prima pagina del Secolo d’ Italia di sabato: “E se la vera destra fosse questa qui?”. Nel sommario: “Chiamano Fini traditore, ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea“.

A prima vista sembra uno slogan da prima pagina, e invece ben sette pagine sono dedicate al tentativo di dimostrare che la cultura di destra e i momenti migliori dell’ Msi sono stati segnati dall’ eresia, dall’ anticonformismo, dalla lotta alle due chiese, Dc – Pci, e non certo dal tradizionalismo e dal clericalismo. Alla fine chiedendosi se “a tradire la destra non siano proprio quelli che chiamano Fini traditore”. Con allusione neanche tanto velata ai Veneziani, ai Gasparri, ai tanti che si sono ribellati alla deriva “progressista” di Fini.

Ed ecco invece il contro – messaggio: Gianfranco è più di destra dei suoi detrattori. Non sarà facile, così come complicato è l’ altro obiettivo che ha in mente Fini: riconquistare Alleanza nazionale. Lui non lo ammetterà mai in pubblico, ma da quando An non c’ è più e da quando i suoi ex colonnelli si sono presi la loro autonomia, il presidente della Camera fatica ad essere riconosciuto da Berlusconi come l’ interlocutore che parla a nome di tutta l’ area ex missina. Tanto che Fini e Berlusconi hanno discusso anche di questo in un colloquio riservato che si è svolto poco prima delle vacanze estive.

Ma il presidente della Camera sa che non basta una chiacchierata con il premier per riconquistare il ruolo che aveva, quando trascorreva ore e ore – per tanti anni – nei vertici di Palazzo Grazioli assieme a Bossi, a Pierferdinando Casini e al Cavaliere. E proprio per questo, assieme alle continue esternazioni sui grandi temi politici, Fini ha messo in cantiere un’ altra operazione: trasformare la Fondazione Alleanza nazionale nella cassaforte della sua galassia.

Gianfranco Fini: “No alle politiche razziste. Gli immigrati sono persone. Il Pdl si smarchi, no ai colpi leghisti”.

 Fini sceglie la festa del Pd di Genova per il rientro sulla scena politica dopo la pausa estiva: è un Fini che decide di spogliarsi dei panni del presidente della Camera e invita il Pdl, di cui è co – fondatore, a non fotocopiare le politiche della Lega.

L’ affondo nei confronti del Carroccio è sull’ immigrazione, ma a ben guardare l’ intervento del presidente della Camera è tutto teso a ridimensionare il ruolo della Lega, perchè su temi delicati il Pdl non può limitarsi a copiare le camicie verdi. Il tema dell’ immigrazione, afferma infatti Fini, non va affrontato né con un approccio segnato dall’ emotività, né guidato solo dalla pur necessaria volontà di garantire la sicurezza dei cittadini, perché questo rappresenterebbe un approccio parziale, miope e sbagliato.

“È positivo – dice il presidente della Camera – che la Lega abbia smentito la Padania, dicendo che il Concordato non c’ entra nulla: e ci mancherebbe”. Eppure, l’ attacco al Carroccio va avanti. La Lega Nord, sostiene Fini, “non può affrontare il problema dell’ immigrazione guardando nello specchietto retrovisore, ho l’ impressione che a volte accada questo”.

“Ripugna la coscienza – aggiunge poi il presidente della Camera – non considerare che chi arriva in Italia, regolare o no, è prima di tutto una persona. Se si parte dal presupposto che è una persona alcune politiche non dovevano essere inserite in un provvedimento legislativo”, ha aggiunto Fini, ribadendo che serve una linea fermissima contro le politiche discriminatorie e vagamente razziste.

Soprattutto, per Fini la Chiesa lancia messaggi di carattere universale anche sul tema dell’ immigrazione e la stessa conferenza episcopale si rifà a prese di posizione ufficiali che sono valide per tutti i cristiani nel mondo. Non si può piegare alla propaganda quotidiana, al livello di un comizietto di periferia il messaggio che viene da quella sede.

Il presidente della Camera: “Nessuno da parte del governo può pensare di di poter esautorare il Parlamento dal diritto – dovere di controllare”.

 Come fa osservare Gianfranco Fini, è un problema che non nasce oggi, quello di come garantire l’ equilibrio tra ricorso ai decreti da parte del governo e possibilità di intervento da parte del Parlamento, preclusa in caso di maxiemendamenti coperti dalla fiducia. Ma “nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento” nè di poter “esautorare il Parlamento dal diritto – dovere di controllare”.

Fini rileva che il tema, sul quale nei giorni scorsi ha auspicato un’ approfondita riflessione alla ripresa, “è una questione che riguarda governo e gruppi parlamentari, perchè tengo a ribadire che non è nata in questa legislatura, ma è nel dibattito politico da almeno due o tre legislature”.

“Ricordo che in quella passata, il Capo dello Stato, che era anche all’ epoca il Presidente Napolitano, si rivolse espressamente al governo dell’ epoca, per sottoporre all’ attenzione il problema del meccanismo che si determina nel momento stesso in cui il governo, legittimamente, presenta un maxiemendamento ad un decreto sul quale, altrettanto legittimamente, pone la questione di fiducia”.

Verso un maxiemendamento al decreto anticrisi. Fini: “Lo valuteremo”

 Il governo porrà la fiducia su un maxiemendamento al decreto anticrisi. Il testo messo a punto dal governo è stato presentato ed è al vaglio della presidenza della Camera per l’ ammissibilità, mentre già circola una bozza che contiene modifiche sulle riserve auree, che elimina la sanatoria sulle slot machine e le modifiche al testo originario sulle banche.

I deputati hanno deciso ieri mattina di interrompere in anticipo il dibattito generale e iniziare la discussione sul complesso degli emendamenti per accelerare i tempi, visto che il passaggio parlamentare del dl 78 si sta confermando piuttosto complicato. Il vaglio che attende il maxiemendamento sarà molto rigido da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini che anche stamani ha ribadito l’ intenzione di sottoporre l’ eventuale maxiemendamento a un rigoroso e attento esame. Nel caso Fini bocciasse alcune delle richieste, l’ esecutivo potrebbe solo introdurre le modifiche in Senato, ma si prospetterebbe per Montecitorio una terza lettura agostana.

Il presidente della Camera: “Lettera di Napolitano incisiva”

 Gianfranco Fini ha giudicato la lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviata al governo per esprimere le sue perplessità sul Ddl sicurezza politicamente incisiva. La valutazione della terza carica dello Stato è arrivata nel corso della conferenza dei capigruppo di oggi che si è aperta proprio con la discussione intorno alla lettera del capo dello Stato.

Il Pd ha chiesto che il governo riferisca sulla questione, anche se il comunicato diramato mercoledì sera da Palazzo Chigi esprime già chiaramente la posizione del governo. Sui rilievi del Quirinale, anche oggi Maroni ha ribadito: “Noi accogliamo le valutazioni e i suggerimenti di tutti. Adesso la legge va applicata, cosa che intendo fare cominciando con la norma sui volontari per la sicurezza, le cosiddette ronde, che emanerò non appena la legge viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale”.

La richiesta del Pd, a quanto si è appreso, è stata sollevata durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio e ha trovato l’ adesione anche di Italia dei Valori e Udc. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha assicurato che il governo valuterà la richiesta del Pd anche se, ha ricordato, Palazzo Chigi ha già sottolineato l’ impegno dell’ esecutivo a tenere conto dei rilievi del capo dello Stato.

Gheddafi ritarda all’ appuntamento. Gianfranco Fini cancella la visita dopo oltre due ore di attesa

 Il presidente della Camera annulla la visita di Muammar Gheddafi a Montecitorio dopo averlo atteso nel suo studio per due ore. “Un ritardo ingiustificato”, fa sapere Fini, che poi rende noto il discorso che avrebbe dovuto tenere davanti al leader libico: quattro cartelle di critiche sul rispetto dei diritti umani a Tripoli e sul discusso giudizio sugli Stati Uniti pronunciata da Gheddafi al Senato.

I preparativi per accogliere il leader libico alla Camera iniziano alle 15 (l’ incontro con Fini è fissato alle 16.30, il convegno con D’ Alema e Pisanu alle 17): piazza Monte Citorio off limits per passanti e turisti, grande dispiegamento di forze dell’ ordine fuori dal Palazzo, di commessi dentro.

Visti i precedenti (al Quirinale mercoledì si era presentato con oltre mezz’ ora di ritardo, al Senato con 50 minuti, all’ Università La Sapienza dopo due ore), già poco dopo le 16.30 si sparge la voce alla Camera che Gheddafi non arriverà prima delle 17.45. La Sala della Lupa è gremita di persone accreditate al convegno e Fini attende il rais nel suo studio con D’ Alema e Pisanu. Intorno alle 18, si sparge la voce tra i commessi che Gheddafi è ancora in camera.

Allo scoccare delle due ore di ritardo, la decisione. Presa in piena autonomia e assumendosene tutte le responsabilità. Fini comunica l’ annullamento del convegno alla Sala della Lupa che accoglie la notizia con un applauso di approvazione. E la ragione della terza carica dello Stato viene pienamente compresa anche dal premier Silvio Berlusconi, che Fini sente dopo aver raggiunto telefonicamente anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Una decisione giusta anche per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e per il suo predecessore D’ Alema: “Per il decoro delle istituzioni e il rispetto delle personalità invitate la decisione di Fini è ineccepibile”. Prima di lasciare Montecitorio D’ Alema motiva il ritardo di Gheddafi con un malore e annuncia ai cronisti che insieme a Pisanu lo sta andando a trovare a Villa Doria Pamphili.

Il ritardo di Gheddafi assume i contorni di un giallo diplomatico. L’ ex ministro degli Esteri e Giuseppe Pisanu si sono poi recati a Villa Pamphili a trovare il leader libico Muammar Gheddafi.

“Abbiamo avuto con Gheddafi – ha spiegato D’ Alema – uno scambio di opinioni sui rapporti tra la Libia e l’ Italia. Gheddafi ha anche espresso rammarico per il mancato appuntamento organizzato dalle Fondazioni Italianieuropei e Medidea a Montecitorio”. Anche Giuseppe Pisanu ha riferito che il colonnello libico si è scusato.