Il presidente Usa agli studenti russi: “Adesso non siamo più antagonisti”

 “Gli Stati Uniti non sono più rivali e vogliono una Russia forte, pacifica e prospera con cui collaborare e non confrontarsi sul molti temi a partire dai limiti alla proliferazione nucleare”. Così Barack Obama si è rivolto agli studenti della New Economic SChool mentre in precedenza, superando la diffidenza iniziale, ha rotto il ghiaccio con il premier russo Vladimir Putin dopo aver lunedì dimostrato grande concordia con l’ omologo Dmitri Medvedev.

“La vecchia logica dei blocchi si è rivelata errata. Cerchiamo la cooperazione non il confronto» con Mosca. Il presidente americano ha detto che “il nuovo inizio (reset) dei rapporti tra i due Paesi deve diventare un impegno prolungato tra i nostri popoli per trovare le aree di interesse reciproco e sviluppare il dialogo e la cooperazione”. Il primo tra gli interessi comuni per Obama è la non proliferazione nucleare. “Dobbiamo essere uniti nell’ opporci agli sforzi di paesi come la Corea del Nord e l’ Iran di acquisire tali armi. perché in questo caso il diritto internazionale sarà sostituito dalla legge della giungla”.

Il Presidente americano ha quindi chiarito che l’ eliminazione della minaccia nucleare iraniana eliminerebbe la necessità dello scudo missilistico in Europa, rimuovendo così il punto di maggiore attrito tra Mosca e Washington. Obama non ha ignorato anche l’ altro elemento di dissidio con Mosca: il mancato rispetto della sovranità di Georgia e Ucraina da parte della Russia, due repubbliche ex sovietiche che hanno chiesto di poter aderire alla Nato.

Estero. Incontro Dimitri Medvedev e Barack Obama: intesa Usa – Russia per il disarmo nucleare

 Prove di disgelo tra Russia e Stati Uniti. Ricevendo Barack Obama al Cremlino, il presidente russo Dmitri Medvedev ha auspicato che il summit possa aprire una nuova pagina nella storia della relazioni bilaterali e ha sottolineato che c’ è la possibilità di prendere decisioni importanti ed essenziali su tutti i temi in agenda. E la conferma è arrivata dall’ annuncio che è stato trovato un accordo per la dichiarazione congiunta sul disarmo nucleare con cui i due leader si impegneranno in vista della scadenza del trattato Start, a dicembre.

Il presidente americano si è detto sicuro che si potranno raggiungere straordinari progressi. “Su tutte le questioni, come sicurezza, economia, energia, tutela dell’ ambiente, tra Usa e Russia ci sono molte più cose in comune rispetto a quelle che ci dividono, ha assicurato Obama. Si potrà avanzare nella direzione tracciata a Londra, al G20 di aprile sulla crisi mondiale, ha insistito il presidente e, se ci impegneremo e lavoreremo sodo nei prossimi giorni, penso che raggiungeremo straordinari progressi”.

Estero. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad: “Obama come Bush”

 Ahmadinejad ha invitato ieri il presidente statunitense Barack Obama a non interferire nelle questioni interne della Repubblica Islamica. È quanto riporta l’ emittente televisiva del Qatar ‘al Jazeerà. Le dichiarazioni di Ahmadinejad arrivano dopo la notizia di ieri secondo cui Obama ha scritto all’ ayatollah Ali Khamenei, leader supremo dell’ Iran, prima delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso, chiedendo un miglioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti. Due giorni fa, inoltre, il presidente americano ha espresso una dura condanna per la repressione attuata dal governo iraniano contro i manifestanti che protestano per i risultati del voto.

Intanto, il grand’ ayatollah Hossein Montazeri, il più importante leader religioso dissidente dell’ Iran, ha avvertito che la repressione delle proteste può portare alla caduta del regime iraniano.”Se gli iraniani non possono parlare dei loro legittimi diritti in riunioni pacifiche che vengono invece soppresse, ci saranno complicazioni che potrebbero sradicare le fondamenta del governo, per quanto potente”, ha dichiarato Montazeri in un comunicato diffuso dalla città santa di Qom.

Montazeri ha invocato l’ istituzione di una commissione imparziale per risolvere la peggior crisi in 30 anni di storia della repubblica islamica. Montazeri, 87 anni, aveva proclamato tre giorni di lutto nazionale per le vittime delle proteste. A suo tempo fu indicato come il favorito alla successione di Ruhollah Khomeini, ma cadde in disgrazia per aver criticato le esecuzioni capitali dopo il rovesciamento dello Scià, nel 1979. È stato in prigione dal 1997 all’ inizio del 2003 per aver denunciato l’ eccessiva concentrazione di potere nelle mani della Guida suprema, l’ ayatollah Ali Khamenei.

Economia. Wall Street, il piano di Obama

 La riforma più ambiziosa dai tempi della Grande Depressione. Così è stato definito dagli esperti il progetto di riordino del sistema di regolamentazione e controllo del settore finanziario che il presidente Barack Obama annuncia mercoledì, con l’ obiettivo di evitare il ripetersi di una crisi come quella in atto.

Vigilanza sui livelli di liquidità e capitali delle banche e regolamentazione di tutti i grandi operatori, fondi speculativi compresi, sono i pilastri della riforma che prevede un riallineamento dei poteri tra le diverse agenzie governative che dettano le regole di condotta per banche, istituti di credito, società di gestione del risparmio ma anche alle attività di carte di credito, prestiti, mutui e fondi d’ investimento.

Il progetto è destinato ad avviare un grande dibattito in seno al Congresso diviso tra favorevoli e chi considera i provvedimenti della Casa Bianca troppo deboli o troppo intrusivi per un sistema di libero mercato come quello americano.

“Da un punto di vista macroeconomico la riforma ci appare appropriata”, spiega Tim Ryan, numero uno della Securities Industry and Financial Markets Association, tra le principali associazioni del settore. Obiettivo dell’ amministrazione è colmare le lacune emerse nell’ attuale sistema finanziario, quattro elementi di debolezza che hanno contribuito a scatenare il terremoto di Wall Street.

Incontro Silvio Berlusconi – Barack Obama ieri a Washington: vertice su G8

 Un incontro “strumentale” all’ appuntamento con il G8 dell’ Aquila, un’ occasione per parlare dello scenario politico internazionale, ma anche dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. Silvio Berlusconi, arrivato in nottata a Washington, ieri è stato alla Casa Bianca per il suo primo bilaterale con il presidente americano Barack Obama.

Priorità nell’ incontro tra Berlusconi e Obama soprattutto al G8, del quale l’ Italia quest’anno ha la presidenza. Il premier ha più volte sottolineato la necessità che il vertice dei Grandi dia il via a nuove regole dell’ economia e della finanza mondiale e suo obiettivo sarà certamente quello di incassare il consenso del capo americano sulla proposta di varare un Global legal standard, ossia un codice di regole per il mercato che eviti il ripetersi della crisi. Ma tra i temi dell’ incontro anche i cambiamenti climatici, l’ emergenza idrica e alimentare e il nodo sanitario, vista la diffusione delle recenti pandemie.

Economia, ma anche politica estera internazionale. Silvio Berlusconi ha pubblicamente elogiato le posizioni prese da Barack Obama sin dal suo insediamento, affermando che «finora non ha sbagliato una mossa e definendo bellissimo il discorso pronunciato all’ Università del Cairo. Nel colloquio, si sono presi in considerazione alcuni scenari internazionali particolarmente caldi come Afghanistan, Iran, Medioriente e Libano.

Berlusconi è pronto a rinnovare l’ impegno diplomatico e militare e a dare anche garanzia di un rafforzamento della presenza italiana, come accadrà in occasione delle prossime elezioni afghane. Tuttavia, sul tema dell’ aumento delle truppe due giorni fa il ministro della difesa La Russa puntualizzava: “Non abbiamo ancora avuto nessuna richiesta in tal senso”. Tra i temi in discussione anche il rapporto tra Usa e Russia: il Cavaliere da tempo spiega che l’ Italia è pronta a mettere a disposizione i suoi buoni rapporti con Mosca per evitare il ritorno ad un clima di guerra fredda.

Obama nel campo di Buchenwald per ricordare le vittime del nazismo

 La prima visita di un presidente americano al campo di sterminio di Buchenwald, in Germania. È questo uno dei momenti più simbolici e toccanti del viaggio di Barack Obama in Medio Oriente e in Europa. L’ inquilino della Casa Bianca ha visitato il lager in cui furono uccise oltre 56 mila persone, accompagnato dalla cancelliera Angela Merkel, dal premio Nobel Eli Wiesel, un superstite di Buchenwald e da Bertrand Hertz, un altro superstite. I quattro hanno deposto una rosa bianca sul monumento che ricorda “tutte le vittime” del campo di sterminio. Obama ha chinato lievemente la testa, in raccoglimento, prima di allontanarsi dal memoriale.

“Non dimenticherò mai cosa ho visto oggi qui a Buchenwald – ha detto il presidente americano nel discorso pronunciato dopo aver visitato il lager – Questo posto è una risposta a chi nega l’ Olocausto. Il passare del tempo non ha diminuito l’ orrore di questi luoghi”. aggiungendo che l’ indignazione per quanto è avvenuto non è diminuita.

“Mi inchino davanti a tutte le vittime” del nazismo, ha detto la Merkel, al termine della sua visita a Buchenwald. In una intervista alla Nbc andata in onda prima della sua visita al campo di concentramento, Obama ha affermato che anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dovrebbe visitare Buchenwald. “Non ho pazienza con chi nega la storia. E la storia dell’ Olocausto non ha nulla di ipotetico”, ha detto Obama del leader di Teheran, che di nuovo questa settimana ha definito il genocidio di sei milioni di ebrei sotto il nazismo il grande inganno.

Nel corso di una conferenza stampa a Dresda con la Merkel, tenutasi prima della visita a Buchenwald, il presidente americano aveva comunque spiegato che gli Stati Uniti sono pronti ad avviare un dialogo serio con l’ Iran, che dovrà essere portato avanti in collegamento con il 5+1, il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ Onu più la Germania. “Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente”, ha sottolineato Obama.

Dopo lo straordinario discorso de Il Cairo, Obama è tornato a parlare durante i colloqui con il cancelliere Angela Merkel, di Medio Oriente, spiegando che è adesso il momento di agire per arrivare a una soluzione definitiva basata sui due Stati, quello israeliano e quello palestinese, e si è detto fiducioso che già quest’ anno si potranno fare seri progressi.

Il presidente americano ha sottolineato che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato l’ atmosfera e lo spazio per far ripartire i negoziati. In particolare, ha osservato, i palestinesi devono risolvere le loro questioni interne, altrimenti Israele potrebbe avere problemi a negoziare. Obama si è detto molto favorevole alle pressioni politiche sul governo Netanyahu, perché fermi l’ espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, ma ha aggiunto che i Paesi arabi devono compiere scelte difficili per venire incontro a Israele e che le concessioni fatte dal presidente dell’ Anp, Abu Mazen, sono importanti ma non sono abbastanza.

“Sono fiducioso che, se ci applichiamo, essendo partiti presto possiamo ottenere qualche serio progresso quest’ anno”, ha spiegato il presidente americano.

Il discorso di Obama al Cairo: “Porto il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese”. E la platea esplode “Obama we love you”

 Sono onorato di essere qui al Cairo, in questa città senza tempo, e di essere ospite di due importantissime istituzioni. Da oltre mille anni Al -Azhar rappresenta il faro della cultura islamica e da oltre un secolo l’ Università del Cairo è la culla del progresso dell’ Egitto. Insieme, queste due istituzioni rappresentano il connubio di tradizione e progresso.

Sono grato di questa ospitalità e dell’ accoglienza che il popolo egiziano mi ha riservato. Sono altresì orgoglioso di portare con me in questo viaggio le buone intenzioni del popolo americano, e di portarvi il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese: assalaamu alaykum.

Ci incontriamo qui in un periodo di forte tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani in tutto il mondo, tensione che ha le sue radici nelle forze storiche che prescindono da qualsiasi corrente dibattito politico. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche di guerre di religione e di conflitti.

In tempi più recenti, questa tensione è stata alimentata dal colonialismo, che ha negato diritti e opportunità a molti musulmani, e da una Guerra Fredda nella quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come Paesi che agivano per procura, senza tener conto delle loro legittime aspirazioni.

Oltretutto, i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l’ Occidente ostile nei confronti delle tradizioni dell’ Islam.

Violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni in una minoranza, esigua ma forte, di musulmani. Gli attentati dell’ 11 settembre 2001 e gli sforzi continui di questi estremisti volti a perpetrare atti di violenza contro civili inermi ha di conseguenza indotto alcune persone nel mio Paese a considerare l’ Islam come inevitabilmente ostile non soltanto nei confronti dell’ America e dei Paesi occidentali in genere, ma anche dei diritti umani. Tutto ciò ha comportato maggiori paure, maggiori diffidenze.

Fino a quando i nostri rapporti saranno definiti dalle nostre differenze, daremo maggior potere a coloro che perseguono l’ odio invece della pace, coloro che si adoperano per lo scontro invece che per la collaborazione che potrebbe aiutare tutti i nostri popoli a ottenere giustizia e a raggiungere il benessere. Adesso occorre porre fine a questo circolo vizioso di sospetti e discordia.

Io sono qui oggi per cercare di dare il via a un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; l’ inizio di un rapporto che si basi sull’ interesse reciproco e sul mutuo rispetto; un rapporto che si basi su una verità precisa, ovvero che America e Islam non si escludono a vicenda, non devono necessariamente essere in competizione tra loro. Al contrario, America e Islam si sovrappongono, condividono medesimi principi e ideali, il senso di giustizia e di progresso, la tolleranza e la dignità dell’ uomo.

Sono ora cosciente che questo cambiamento non potrà avvenire nell’ arco di una sola notte. Nessun discorso o proclama potrà mai sradicare completamente una diffidenza pluriennale. Né io sarò in grado, nel tempo che ho a disposizione, di porre rimedio e dare soluzione a tutte le complesse questioni che ci hanno condotti a questo punto. Sono però convinto che per poter andare avanti dobbiamo dire apertamente ciò che abbiamo nel cuore, e che troppo spesso viene detto soltanto a porte chiuse.