Così ha esordito Giorgio Napolitano, nell’ intervento all’ assemblea dei Prefetti a Roma. “Consentitemi questo accenno personale: nell’ assumere l’ incarico di ministro dell’ Interno tredici anni fa ero determinato a svolgerlo come uomo ormai delle istituzioni e non di una parte politica. In quella veste ebbi ben presto chiaro che occorreva sgomberare il terreno dalla anacronistica suggestione dell’ abolizione dei prefetti per impegnarsi invece a ridisegnarne le funzioni a sostegno della trasformazione dello Stato, ormai avviata in senso federalista, e comunque con la ferma intenzione di restare uno Stato nazionale unitario”.
Per realizzare il federalismo in Italia occorrono alcune “incisive modifiche costituzionali, specie per dare coerenza, anche sul piano della fisionomia e del funzionamento del Palamento nazionale, alla svolta che è stata avviata in senso autonomistico e federalista”, ha detto Napolitano. Un implicito riferimento al tema della così detta Camera delle Regioni. Il presidente della Repubblica ha ricordato che l’ Italia unita nacque come stato centralizzato, ed il fascismo realizzò la massima centralizzazione autoritaria dello Stato. La Costituzione del 1948 invece aprì ad un riconoscimento nuovo delle autonomie locali e regionali e a un cammino lento e contraddittorio che avrebbe conosciuto una decisa accelerazione ed un balzo in avanti a partire dai primi anni ’90 quando prese a svilupparsi un movimento politico e di opinione federalista.