Intervenire immediatamente sulle infrastrutture di gestione dell’acqua potabile è una vera e propria priorità. Eppure, fin troppo spesso appare evidente la trascuratezza da parte delle istituzioni, a sottovalutazione di una situazione di scarsità della risorsa idrica che, molto presto, potrebbe farsi allarmante.
Secondo il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2020, per esempio, sono già 4 miliardi le persone che al mondo vivono in una condizione di grave scarsità di acqua per almeno un mese all’anno. L’utilizzo globale dell’acqua è intanto aumentato di ben 6 volte negli ultimi 100 anni, e continua a crescere ad un tasso dell’1% ogni 12 mesi. Di questo passo, prosegue il report, il mondo andrà incontro a una carenza idrica globale del 40% entro il 2030. Dinanzi a questi numeri così contrastanti, lo spazio per poter incrementare la quantità di acqua utilizzata per l’irrigazione (che attualmente rappresenta più dei due terzi di tutti i prelievi di acqua dolce) sarà molto ridotto.
Ma cosa fare in questo scenario ben poco rassicurante? È evidente che il report sollevi una seria questione ecologica, di impegno sociale, di solidarietà internazionale, e non solo. E che, in tutto questo, vi sia la necessità di intervenire con urgenza, considerato che il cambiamento climatico continua ad avere un impatto molto incisivo su ecosistemi, società ed economie, proprio principalmente mediante l’acqua.
In tale ambito, una priorità non potrà che essere rappresentata dalla necessità di investire in infrastrutture che siano sempre più efficienti. E, a tal fine, diventa necessario promuovere le pratiche più innovative in agricoltura, facendo sì che gli allevamenti possano essere sempre più estensivi e sostenibili, contribuendo così in modo positivo ad alimentare il rispetto per una più efficace gestione di quella che sta diventando rapidamente una risorsa sempre più scarsa.