Ispra: precari ancora sul tetto. A rischio la ricerca ambientale in Italia

di isayblog4 13 views0

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“Ci piacerebbe molto che il nuovo anno cominciasse bene per i precari dell’ Ispra, ancora sul tetto dell’ edificio per protestare contro i licenziamenti. Ci farebbe molto piacere per loro, ma anche per il Paese che insieme ai posti di lavoro di queste persone, rischia di perdere un grande patrimonio nel settore strategico della ricerca, con grave danno per l’ ambiente e la sostenibilità. Speriamo che il Prefetto ci ripensi. Per convincerlo noi faremo la nostra parte”.

Con queste parole Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente ha annunciato per il prossimo 5 gennaio un blitz presso la sede Ispra (l’ ente creato da circa un anno dalla fusione di Apat, Infs e Icram) da parte di una particolare Befana ambientalista, che consegnerà un sacco pieno di carbone al Prefetto Grimaldi, Commissario straordinario dell’ Ispra, finora sordo a tutte le sollecitazioni ricevute per cercare di trovare una soluzione che tenga conto delle competenze e della professionalità degli addetti minacciati dai licenziamenti.

La befana di Legambiente interverrà quindi per cercare di scongiurare il rischio che importanti attività come gli interventi sulla biodiversità marina, le emergenze in mare (anche sulle cosiddette navi dei veleni), le bonifiche di siti contaminati, la pesca sostenibile, l’ informazione ambientale, l’ aggiornamento del registro delle emissioni in atmosfera e la prevenzione del dissesto idrogeologico siano definitivamente compromesse da licenziamenti e privatizzazioni frettolose.

“L’azione che il prefetto sta intentando, irrigidendo le procedure e tagliando posti di lavoro – ha concluso Cogliati Dezza – impedirà la prosecuzione delle ricerche su un bene primario per l’ interesse generale del Paese e, oltre a disperdere professionalità e competenze, determinerà anche l’ impossibilità di sviluppare il controllo pubblico su temi di primaria importanza e di interesse generale. Il governo deve fare il possibile affinché la ricerca pubblica ambientale non venga svenduta“.

L’ Ufficio Stampa
06.86268399−53

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