Il ministro dell’ Interno firmerà in settimana il decreto attuativo per le ronde. Lo ha annunciato lui stesso in un’ intervista al quotidiano della Lega nord, la Padania, puntualizzando che saranno regole precise e severe e che sarà il primo cittadino a decidere se e dove si faranno. Dopodiché si avvia tutta una procedura di garanzia che impegna la Prefettura. Per i cittadini che si mettono a disposizione per partecipare alle ronde sono previsti un periodo di formazione e controlli molto accurati.
Rispondendo a una domanda sugli scontri di Massa tra cittadini di destra e di sinistra, il ministro dice che l’ episodio di Massa non c’ entrava nulla con le ronde, ma si è trattato solo di un episodio di delinquenza politica. E con le nuove regole, aggiunge, dare vita a ronde politicizzate non sarà più consentito.
Con il nostro modello, il modello Verona, il sindaco valuta, decide se vuole o meno le ronde e nel caso stipula convezioni con delle associazioni. Poi interviene la Prefettura, che si limiterà a fare controlli su chi partecipa. “Mi sembra che tutto questo basti a evitare che sulle strade ci finiscano dei matti. Cosa che può succedere oggi, ma che dall’ 8 agosto non potrà più accadere. Così come non sarà più consentito che si costruiscano ronde politicizzate”.
“Le statistiche sulle morti sul lavoro che periodicamente ci vengono trasmesse sono fasulle. Infatti soltanto in Italia esiste il paradosso per il quale si contano come morti sul lavoro, al fine di poter dare benefici assicurativi da parte dell’Inail, anche le morti che avvengono per incidenti stradali capitati mentre si va al lavoro o mentre si torna a casa dopo il lavoro. Morti che evidentemente nulla hanno a che vedere con la sicurezza in fabbrica. Con ciò non si vuole assolutamente sottovalutare il problema, anzi occorre impegnarsi sempre di più. Tuttavia credo che un po’ di verità faccia bene a tutti. È il momento di smetterla di criminalizzare gli imprenditori italiani.
“Non accettiamo lezioni dagli spagnoli, che sono stati i primi a sparare sui clandestni. Noi li abbiamo qui e dobbiamo trovare il modo di mandarli via”. Umberto Bossi è stato molto chiaro risondendo alle domande dei giornalisti a margine delle celebrazioni per il 156° anniversario della Polizia di Stato a Varese al quale ha partecipato insieme al collega ministro Roberto Maroni, che ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche con il governo Zapatero, sostenendo che dopo che il numero uno della Moncloa ha smentito le accuse di xenofobia nei confronti di palazzo chigi lanciate dalla vicepremier Vega “l’incidente è chiuso”. Sempre sul tema immigrazione e sicurezza e sui recenti episodi di intolleranza a Napoli verso i campi rom, Bossi è tornato a spiegarli come il campanello d’allarme sull’inefficenza dello Stato
“Siamo impegnati per preparare un pacchetto-sicurezza da presentare al primo consiglio dei ministri”. Lo ha reso noto il neo ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in un’intervista a La Padania, spiegando di aver fissato per martedì una riunione con i ministri degli Esteri, della Difesa e della Giustizia. In quell’occasione, rende noto l’esponente del Carroccio, “metteremo a punto una serie di provvedimenti da portare al Consiglio dei ministri che si terrà a Napoli. Ho chiesto la disponibilità ad alcuni colleghi perché preferisco non predisporre un testo da solo. Credo sia opportuno coinvolgerli fin da subito e ognuno per le proprie competenze.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Le nuove norme, valevoli per 30 giorni, dovranno poi affrontare il normale iter parlamentare per essere convertite in legge.
Il presidente di An, Gianfranco Fini, nel corso del suo intervento a Firenze alla Fortezza da Basso nella seconda giornata dei ‘gazebo days’, si concentra sui temi della sicurezza e della legalità e avanza l’idea di introdurre un deterrente per i delinquenti: “Molte volte chi delinque non ha paura del carcere ma ha paura di essere condannato a lavorare. Avanzo qui una proposta prima che Veltroni la faccia sua come ha già fatto con altre, e cioè non di condannarli ai lavori forzati, come qualcuno scriverà domani, né di mettere i delinquenti con la palla al piede come avviene in Alabama. La mia proposta è quella di condannarli a lavorare tanti giorni e tante ore finché non hanno pagato il debito con lo Stato”. Fini sottolinea inoltre la necessità della certezza della pena e accusa la sinistra di aver dato vita a una legislatura che invece di porre l’attenzione “sul diritto sacrosanto della vittima si è concentrata piuttosto sui diritti dei colpevoli”.