Estero. Obama all’ Università de Il Cairo: “Stop a sospetti e odio. Superare anni di tensioni e combattere stereotipi”

 Il presidente Barack Obama ha proposto al Cairo un nuovo inizio nei rapporti tra Stati Uniti e musulmani nel mondo basato sul rispetto reciproco e sull’ interesse reciproco. In un discorso all’ Università del Cairo il presidente americano ha detto che il ciclo di sospetto e di discordia tra Stati Uniti e mondo musulmano deve terminare.

“La libertà di religione è centrale per la possibilità dei popoli di vivere insieme. Dobbiamo sempre esaminare i modi in cui possiamo proteggerla”, ha detto Obama. E sulle relazioni tra Israele e Palestinesi: “Sei milioni di ebrei sono stati uccisi dal Terzo Reich. Negare questo fatto è assurdo e odioso. Minacciare Israele di distruzione è profondamente errato”.

“Il popolo palestinese sta vivendo una situazione intollerabile. L’ America non volterà le spalle alle legittime aspirazioni palestinesi alla dignità, opportunità ed uno Stato proprio”. Il presidente Barack Obama ha poi detto di considerare tra i doveri della sua carica quello di “combattere contro gli stereotipi negativi sull’ Islam, ovunque appaiano. Una partnership tra l’ America e l’ Islam deve essere basata su ciò che l’ Islam è, non su quello che non è”.

Barack Obama ha però detto che i palestinesi devono por fine alla violenza contro Israele e Israele deve mettere fine a nuovi insediamenti. E ha poi affermato che l’ Islam è parte dell’ America, ma anche che i legami degli Stati Uniti con Israele sono inattaccabili.

Estero. Per il nucleare l’ ammonimento degli Usa a Pyongyang

 Dopo gli avvertimenti dei giorni scorsi, ieri il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates, ha detto chiaramente che Washington reagirà rapidamente se la Corea del Nord minaccerà gli Stati Uniti o i suoi alleati nella regione. “Gli Stati Uniti non rimarranno inerti se la Corea del Nord raggiungerà la capacità di minacciare la distruzione di qualsiasi obiettivo in Asia”, ha detto il capo del Pentagono, che ha parlato a Singapore nel corso di una conferenza sulla sicurezza.

Gates ha ricordato che il presidente Obama ha dato la sua disponibilità ad aprire un dialogo anche con le dittature più intransigenti, ma ciò – ha precisato – non vuole dire che gli Stati Uniti sono disposti ad accettare pressioni e provocazioni.

Nonostante gli avvertimenti da parte della comunità internazionale, la Corea del Nord starebbe preparando un nuovo test missilistico, lanciando un ordigno balistico di gittata intercontinentale. A indicarlo sono le immagini trasmesse dai satelliti spia, che confermano quanto già annunciato ieri dal Pentagono.

Pyongyang sta mettendo a punto il Taepodong – 2 Avanzato, ancora in fase di sviluppo, che costituisce il fiore all’ occhiello dell’ arsenale missilistico nordcoreano: con una gittata massima di ottomila chilometri, sarebbe in grado di raggiungere la Costa Occidentale degli Stati Uniti e l’ Europa Orientale.

Estero. Washington: incontro di Barack Obama e il leader dell’ Anp, Abu Mazen

 “Basta violenze contro lo Stato ebraico. Ma stop all’ espansione in Cisgiordania”. Il presidente Usa rilancia l’ avvertimento degli Stati Uniti a Israele perché interrompa l’ espansione degli insediamenti in Cisgiordania, ma nello stesso tempo ammonisce i palestinesi a non tollerare alcun ricorso alla violenza. In un incontro alla Casa Bianca con il presidente dell’ Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, Obama si è detto comunque fiducioso sul futuro del processo di pace e sull’ accettazione da parte di Israele della soluzione dei due Stati.

Il presidente americano ha respinto l’ idea di fissare qualsiasi “calendario artificiale” per il cammino del processo di pace, sottolineando però la necessità di non sprecare tempo. Un’ esigenza ribadita anche da Abu Mazen, che alla Casa Bianca ha ribadito l’ impegno palestinese a rispettare gli obblighi previsti dalla Road Map per il Medio Oriente.

L’ incontro è avvenuto in un periodo di sforzi americani nel tentativo di far ripartire il processo di pace in Medio Oriente, ormai in stallo da mesi, e sullo sfondo di una insolita tensione tra Stati Uniti e Israele. Il colloquio di dieci giorni fa alla Casa Bianca tra Obama e il nuovo premier israeliano Benjamin Netanyahu, il primo tra i due leader, ha mostrato infatti un ampio solco nelle posizioni di Washington e Tel Aviv sulla questione dei due Stati e su quella dello stop agli insediamenti ebraici in Cisgiordania.

Estero. Obama ha scelto la giudice ispanica Sonia Sotomayor per la Corte suprema

 Donna, ispanica, di umili origini, decisamente liberal. La scelta di Barack Obama per la Corte Suprema è arrivata ieri mattina. Se sarà confermata dal Senato, Sonia Sotomayor sarà il primo giudice ispanico della storia dell’ alta corte Usa, la terza donna nominata al massimo scranno giuridico dell’ ordinamento americano, dopo Sandra Day O’Connor (che si è ritirata) e Ruth Bader Ginsburg, ancora in carica anche se molto malata.

Sotomayor andrà a sostituire David Souter, 69 anni, che si è ritirato, e che era conosciuto per le sue posizioni tendenzialmente progressiste. Gli equilibri all’ interno della Corte, composta da nove giudici, dovrebbero rimanere dunque sostanzialmente inalterati. Ma è possibile che la scelta di Obama incontri comunque le resistenze dei repubblicani in Senato.

Il giudice che salvò le World Series
Nel totonomine della vigilia, quello della 54enne magistrato di origine portoricana, nominata da Bill Clinton nel secondo Circuito di New York, era tra i nomi più controversi. I democratici la suggerirono a George W. Bush come possibile rimpiazzo quando Sandra Day O’ Connor annunciò le proprie dimissioni dalla Corte suprema nel 2005. In un caso di alto profilo, ora all’ esame della Corte, Sotomayor aveva preso nettamente una posizione pro azioni positive difendendo la municipalità di New Haven, nel Connecticut, per aver bloccato le promozioni nel locale dipartimento dei vigili del fuoco in quanto non c’ erano abbastanza neri.

La sua sentenza più famosa è però probabilmente quella con cui mise fine allo sciopero dei giocatori di baseball che bloccò per dieci mesi le World Series, per la prima volta in 90 anni. Fu lei infatti che nell’ aprile del 1995, allora giudice distrettuale, mise fine alla protesta dei campioni con una sentenza che penalizzava i proprietari delle squadre e le fece guadagnare l’ affetto dei tifosi e le celebrazioni della stampa specializzata.

Orfana di padre da quando aveva 9 anni, l’ infanzia passata nelle case popolari del Bronx con il sostegno agli studi perseguito dalla madre – eravamo gli unici bambini ad avere l’ Enciclopedia britannica a casa, ricorda – è un esempio di success story per tutte le minoranze etniche. E un vero mastino in aula, dicono i suoi colleghi. Parla spesso dei tribunali come di ultimo rifugio degli oppressi e si autodefinisce come una pragmatica con i piedi per terra. Divorziata, senza figli, è considerata per opinione comune una grande appassionata del suo lavoro. Ma anche molto intransigente e poco incline al compromesso.

Estero. Una richiesta dagli Usa all’ Italia: ospitare due prigionieri tunisini di Guantanamo

 Gli Usa considerano “vitale la collaborazione della comunità internazionale” per la chiusura di Guantanamo e hanno chiesto all’ Italia di accogliere due detenuti tunisini del super carcere nella base navale a Cuba. Ma a Roma la decisione non è stata ancora presa, anche se il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che vedrà venerdì prossimo l’ attorney general americano Eric Holder jr. per chiedere chiarimenti in merito, fa sapere che si tratta di una richiesta da “considerare innanzitutto con spirito positivo”.

Ovviamente, ha spiegato il ministro, bisogna valutare “i singoli casi, che non conosciamo, sulla base di un quadro europeo, perché in Europa c’ è un regime di libera circolazione Schengen e quindi non possiamo prendere una persona e imprigionarla”. La posizione italiana – fanno notare fonti vicine al titolare della Farnesina – è infatti quella di esaminare caso per caso sulla base delle regole comuni europee.

La richiesta, che Washington non commenta, sarebbe stata al centro, nelle scorse settimane, di colloqui tra la diplomazia americana e rappresentanti dei ministeri degli Esteri e degli Interni italiani. “L’ assistenza della comunità internazionale è vitale per permettere di chiudere la struttura”, ha spiegato comunque in serata Dean Boyd, portavoce del ministero della Giustizia Usa, sottolineando che gli Stati Uniti continuano a lavorare in stretto contatto con i partner internazionali per ottenere questo obiettivo.

Obama deciso a chiudere il carcere militare di Guantanamo: per la sicurezza nazionale

 Il presidente americano Barack Obama ha ribadito l’ intenzione di chiudere il carcere militare a Cuba entro il prossimo gennaio: “La prigione di Guantanamo ha indebolito la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e va quindi chiusa. Gli Stati Uniti però non metteranno in libertà alcun detenuto di Guantanamo che si riveli una minaccia per la sicurezza nazionale”.

Il presidente ha spiegato che gli attuali 240 detenuti saranno divisi in cinque categorie. Alcuni saranno processati in tribunali ordinari, altri in corti militari speciali, altri ancora saranno trasferiti all’ estero o in prigioni di massima sicurezza negli Usa. Ma resterà un nucleo di terroristi che non possono essere processati e che costituiscono un pericolo per la sicurezza, e non verranno rimessi in libertà né potranno essere sottoposti a processi: verranno sviluppate procedure per valutare cosa fare di loro.

Obama ha poi aggiunto che “Al Qaeda sta attivamente pianificando di attaccarci di nuovo e gli Stati Uniti sono in guerra con Al Qaeda e le sue affiliazioni. Sappiamo che esiste questa minaccia che sarà con noi per lungo tempo, e che dobbiamo usare tutte gli elementi in nostro potere per sconfiggerla”.

Estero. Obama annuncia nuove norme ai costruttori di auto: meno emissioni gassose nell’ atmosfera. È la rivoluzione verde

 Per uno “storico piano per il taglio delle emissioni” è stato sancito un accordo fra il Presidente degli Stati Uniti e il governatore della California Arnold Schwarzenegger. È la vittoria personale di Schwarzenegger nella lotta contro l’ inquinamento.

“Ci guadagnano tutti – ha detto Obama – I consumatori che risparmieranno benzina e soldi da investire nel mercato interno. L’ economia che razionalizzerà l’ uso del petrolio. L’ ambiente. E i produttori, che saranno incentivati a investire in nuove tecnologie creando lavoro”.

“È arrivata l’ ora di mettere fine alla nostra dipendenza dal petrolio, ma per raggiungere l’ obiettivo ci vorranno tempo, voglia e sforzi”. Dice a Washington il presidente Barack Obama nella conferenza stampa in cui ha annunciato nuove misure per produrre e commercializzare in futuro negli Stati Uniti solo autovetture a maggiore risparmio energetico.

L’ amministrazione propone di fissare uno standard nazionale sui consumi e sulle emissioni delle auto, superando così le divergenze esistenti a livello statale, soprattutto con la California, lo Stato che finora ha imposto i limiti più rigidi. Un piano che permetterà di ridurre di 900 milioni di tonnellate le emissioni di gas serra e di risparmiare 1,8 miliardi di barili di greggio entro il 2016.

Estero. La riforma del presidente Usa contro l’ evasione fiscale

 Barak Obama ha messo a punto una riforma diretta alla lotta contro l’ evasione fiscale e il trasferimento di denaro nei paradisi fiscali, con l’ obiettivo di recuperare 210 miliardi di dollari in dieci anni. “A nessuno piace pagare le tasse ma la maggior parte degli americani capisce che è necessario farlo”, ha detto il capo della Casa Bianca, nel presentare il progetto. Mentre il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ha precisato che l’ Irs (Internal Revenues Service, l’agenzia delle entrate americane) rafforzerà le proprie capacità di azione.

“Non c’ è priorità economica più sentita dal presidente Obama che quella di creare nuovi e ben pagati posti di lavoro negli Stati Uniti”, si legge in una nota della Casa Bianca. A oggi il nostro ordinamento fiscale garantisce un vantaggio competitivo alle società che investono e creano lavoro all’ estero rispetto a quelle che investono e creano posti di lavoro negli Stati Uniti”.

Estero. New York, volevano colpire la sinagoga: in manette quattro presunti terroristi

 L’ Fbi ha arrestato ieri sera quattro uomini sospettati di aver pianificato un attentato terroristico contro una sinagoga del Bronx, a New York. I quattro intendevano anche abbattere degli aerei militari presso una base della Air National Guard a Newburgh, a un centinaio di chilometri a nord di New York. Le autorità Usa hanno riferito che i quattro presunti terroristi sono tutti musulmani e tre hanno il passaporto Usa.

Residenti a Newburgh, i quattro sono stati arrestati ieri sera intorno alle 21 (ora locale), dopo che avevano sistemato degli ordigni (da loro ritenuti veri, ma in realtà falsi, precisa il New York Times) di fronte a una sinagoga e a un centro ebraico nel quartiere di Riverdale, nel Bronx. Le indagini che hanno portato agli arresti sono state condotte con grande accortezza dall’ Fbi per oltre un anno, ed erano scattate dopo che i quattro, nel tentativo di procurarsi delle armi, si erano messi in contatto con un informatore degli agenti federali.

Nel giugno 2008 l’ informatore ha incontrato James Cromitie, il quale in quell’ occasione si era lamentato del fatto che alcuni suoi parenti vivevano in Afghanistan e che molti musulmani erano stati uccisi dalle forze americane in Afghanistan e in Pakistan. Cromitie per questo aveva detto che era sua intenzione fare qualcosa in America. A partire dall’ ottobre 2008 l’ informatore dell’ Fbi ha iniziato a incontrare regolarmente i quattro in una casa di Newburgh, filmando e registrando i colloqui.