Il decreto anticrisi riceve il primo ok del Parlamento: sconti alle imprese e scudo fiscale

 Via libera delle commissioni Bilancio e Finanza al decreto legge anticrisi e alle numerose novità introdotte nel corso dei lavori parlamentari. Al momento della votazione il Pd è però insorto e ha abbandonato i lavori. L’ Udc non ha partecipato alle votazioni mentre l’ Mpa ha votato contro.

Fra le misure principali che hanno incassato il primo ok del Parlamento, lo scudo fiscale, la mini riforma delle pensioni con innalzamento dell’ età pensionabile delle donne nel pubblico impiego e le misure in favore del mondo delle imprese. Il testo approda oggi all’ esame dell’Aula di Montecitorio ed è ormai scontato che il Governo decida di porre la questione di fiducia.

Le critiche dell’ opposizione si sono appuntate oltre che sul merito anche sul metodo e in particolare sulla scelta di fare un voto unico su un pacchetto che contiene le proposte emendative che hanno ottenuto parere favorevole dei relatori. Nelle commissioni Bilancio e Finanze insieme alle misure è stato votato anche il mandato al relatore.

Ieri mattina le commissioni hanno dato il via libera a un emendamento sulle compensazioni dei crediti fiscali che aumenta da 10.000 a 15.000 euro annui il tetto degli importi sui quali i contribuenti che intendono utilizzare in compensazione crediti relativi all’ Iva hanno l’ obbligo di richiedere l’ apposizione del visto di conformità. Al di sotto dei 15.00 euro avviene quindi in automatico.

Si continua invece a discutere della norma che regolarizza colf e badanti. Dopo una lunga discussione si sarebbe definitivamente chiarito che la soglia di reddito prevista dal testo per poter avviare le pratiche riguarda esclusivamente chi deve mettere in regola le colf. L’ emendamento, quindi, non dovrebbe cambiare nella sostanza, ma dovrebbero essere apportati soltanto degli aggiustamenti tecnici.

Il presidente della Repubblica scrive una lettera a Ministri e Parlamento: “Sicurezza, legge preoccupante. Il testo suscita perplessità e dubbi”

 Nel promulgare la legge sulla sicurezza approvata dal Parlamento il 2 luglio scorso, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea tuttavia che suscita perplessità e preoccupazioni l’ insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell’iter parlamentare, risulta ad un attento esame contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità. In particolare, il capo dello Stato rileva la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell’ ordinamento e del sistema penale vigente.

Una lettera di cinque pagine. Giorgio Napolitano ricorre a questo strumento per indicare le rilevanti criticità della legge sull’ immigrazione, che pure promulga per non sospendere norme che rafforzano il contrasto alla criminalità organizzata. Il capo dello Stato scrive al governo e, per conoscenza, ai presidenti delle Camere. E punta l’ indice in particolare contro il reato di clandestinità e il via libera alle ronde previsti dalla legge.

“Il Presidente della Repubblica – scrive tra l’ altro nel testo che l’ ANSA è in grado di anticipare – non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità e evidente delicatezza solleva, per taluni aspetti, specie sul piano giuridico”.

Le nuove norme sulle espulsioni dei clandestini contenute nella legge sull’ immigrazione avranno un effetto contraddittorio e paradossale. Quello di non rendere più punibile, o al più punibile solo con un’ ammenda, la condotta del cittadino extracomunitario che fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso.

Pacchetto sicurezza: i dubbi del Presidente della Repubblica

 La lettera di Giorgio Napolitano sulla legge – sicurezza era stata annunciata a grandi linee attraverso il sottosegretario Gianni Letta, ma Palazzo Chigi non si aspettava un contenuto così duro. Silvio Berlusconi non si aspettava, insomma, che il Quirinale sollevasse tanti rilievi, entrando nel merito delle questioni rispetto a una legge appena approvata dal Parlamento.

Ma l’ ordine del premier è di non polemizzare con il Capo dello Stato che in diverse occasioni ha dato una mano al governo: l’ ultima delle quali è stato l’ appello alla tregua prima del G8 e al clima civile tra maggioranza e opposizione. Quindi far finta di niente, perché poteva anche andare peggio, cioè che la legge non venisse firmata e rimandata indietro, viste le osservazioni che erano state fatte nei colloqui riservati e in alcune dichiarazioni pubbliche da parte di Napolitano.

Per Berlusconi la strategia migliore è stata quella di mostrare soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione. Aggiungendo in una nota per la stampa che i rilievi del presidente del Consiglio verranno presi in considerazione. Il ministro Maroni ha addirittura chiamato il capo dello Stato per ringraziarlo. “Certo – hanno spiegato fonti del ministero dell’ Interno – rispetto a come era partito il confronto con il Quirinale possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ma non c’ è un precedente di un capo dello Stato che definisce la legge irrazionale, disomogenea, estemporanea e poi la promulga! È fuori dalla prassi costituzionale”.

Mediazione creditizia, nuovo regolamento per una maggiore professionalità del settore, a tutela di banche e consumatori

 Si è tenuto a Roma il primo convegno dedicato alla nuova regolamentazione del mercato della mediazione creditizia, nel corso del quale sono stati illustrati e approfonditi gli impatti del decreto legge 2320 – bis – B (Art 33), approvato in via definitiva dal Parlamento.


Organizzata da Assomea, associazione che si fa portavoce dei principali operatori nel comparto della mediazione creditizia e degli agenti in attività finanziarie, la tavola rotonda ha analizzato e chiarito i punti chiave previsti dal nuovo regolamento, che consentirà una maggiore professionalità del settore, a tutela di banche e consumatori.
 Sono intervenuti Eustacchio Allegretti, presidente di Assomea, Enrico Quadri, vicepresidente di Assomea, Fabio Picciolini, segretario generale di Adiconsum e Andrea Ciani, segretario generale di Assocred.


Obiettivo di questo primo incontro è creare informazione e contribuire ad accelerare i processi che porteranno all’ applicazione pratica della nuova delega di legge, consentendo così al mercato di crescere in trasparenza, professionalità e valore creato.


“Uno degli aspetti più importanti della legge prescrive per i mediatori creditizi obblighi di trasparenza sulle commissioni, oltre che l’ adozione dI una forma giuridica societaria per l’ esercizio dell’ attività adeguatamente capitalizzata – spiega Eustacchio Allegretti, Presidente di Assomea – Lo stanziamento di un capitale minimo per accedere alla professione significa migliorare il mercato, premiando la serietà a scapito di una inesperienza diffusa che spesso abbiamo osservato in questo settore”.


Il testo approvato in via definitiva dal Parlamento prevede, inoltre, l’ istituzione di un organismo associativo incaricato di provvedere alla tenuta dell’ elenco dei soggetti abilitati, disciplinato dal Ministero dell’ Economia e delle Finanze e sottoposto alla vigilanza della Banca d’ Italia, a maggior tutela dei cittadini e della categoria professionale.

Riforma del Parlamento. Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi: due opinioni a confronto

 Ancora una volta il presidente della Camera ribadisce il suo punto di vista: “È una questione che non si pone, dice a proposito della possibilità di fare proposte di legge di iniziativa popolare, come annunciato dal premier, e sostiene che la strada indicata da Berlusconi, anche nel caso di argomenti da lui citati (come la riduzione del numero dei parlamentari), non produce da sé il risultato auspicato.

“Una proposta di legge di iniziativa popolare – spiega infatti Fini – non sostituisce il Parlamento. È una delle modalità previste dai costituenti per l’ avvio dell’ iter legislativo. Chi può dare il via a una legge? I cittadini, i parlamentari o il governo. Ma è sempre il Parlamento che decide”.

E poco dopo anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, interviene sulla questione: “Ci sono sono tante altre riforme da fare, con un Parlamento più snello si potrebbe procedere a passo più veloce. Il governo in un anno ha già riformato la scuola, ha tagliato migliaia di leggi inutili, ridotto sprechi e lentezze burocratiche, ha avviato un’ autentica rivoluzione nella pubblica amministrazione”.

Caso Mills, Berlusconi non andrà a riferire in Parlamento

 Berlusconi ha deciso di non andare in Parlamento per i giudici del caso Mills. E l’ opposizione, anziché pretendere il dibattito in aula, respira di sollievo. Il vento è già girato. La nuova polemica investe la Rai, le nomine, le lottizzazioni… Di giustizia si tornerà a parlare, certo, ma dopo le Europee. In questo momento converrebbe solo a Di Pietro (ecco perché il Pd cambia volentieri registro) e alla Lega (guarda caso, da Bossi zero solidarietà al premier).

Franceschini, che sulle prime era balzato in groppa alla sentenza milanese, ora si pone alla testa delle posizioni più realiste e manda un messaggio limpido al premier: stia alla larga dal Parlamento. “Dall’ inizio della legislatura”, argomenta il segretario democratico, “Berlusconi non ha mai trovato un minuto per parlare in Aula dei problemi degli italiani. Adesso intende venire per autoassolversi e per sollevare un polverone politico”.

La reazione dell’ Anm, solitamente vibrata, stavolta suona rituale: “Inaccettabile invettiva di Berlusconi, gravi i toni denigratori, solidarietà e vicinanza ai colleghi Gandus, Caccialanza e Dorigo”. Invece quanta fatica, narrano al Plebiscito, stoppare Berlusconi. L’ idea della piazzata alle Camere era tutta sua, e non perché gli fossero saltati i nervi. Al contrario.

Il caso Mills: è ancora polemica. Pd e Idv contro Berlusconi

 La bufera sul “caso Mills” continua a imperversare. Il centrodestra compatto difende Berlusconi e il portavoce, Paolo Bonaiuti, parla di “attacco politico a orologeria” che arriva a due settimane dalle elezioni.

L’ opposizione sottolinea che sono stati rispettati i termini per il deposito delle motivazioni della sentenza e, con toni diversi, attacca il premier. Sembra allontanarsi invece l’ ipotesi, annunciata già ieri mattina dallo stesso Berlusconi, di riferire sulla vicenda dinanzi alle Camere. La questione non è stata affrontata dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio e nessuna richiesta di comunicazioni del governo è stata avanzata formalmente.

Fonti parlamentari del Pdl riferiscono che la cosa potrebbe slittare per non prestare ulteriormente il fianco alle polemiche dell’ opposizione. La tesi delle opposizioni: “Il presidente del Consiglio vuole intervenire in Aula alla Camera sul caso Mills per autoassolversi”. La possibilità di un intervento di Berlusconi in Parlamento non piace al segretario del Pd. Franceschini dice che “Berlusconi non ha trovato due minuti di tempo per venire in aula a parlare dei problemi degli italiani, ma vuole venirci per autoassolversi e sollevare un polverone politico”.

Il federalismo fiscale è legge. Il Senato approva in via definitiva il ddl

 Il ddl istituisce nove città metropolitane con poteri speciali per Roma Capitale, le cui funzioni saranno disciplinate da regolamenti del consiglio comunale che diventa “Assemblea capitolina”.

Con il federalismo fiscale arriva anche un nuovo fisco su misura per le autonomie territoriali. Ogni livello di governo dovrà assolvere a una serie di attività, alcune delle quali considerate fondamentali e per le quali, dunque, va garantito pari livello di servizio in tutto il Paese. Funzioni che Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane copriranno con tributi propri, compartecipazioni al gettito erariale e quote del fondo di perequazione: un mix tributario che consentirà entrate su misura ai diversi compiti ed alle esigenze.

Il ddl istituisce anche una bicameralina per rafforzare il potere di controllo del Parlamento sui decreti attuativi della delega. Una riforma che punta a chiudere in cinque anni con la spesa storica e i relativi trasferimenti statali alle Autonomie per passare al fabbisogno standard con totale responsabilità di entrata e spesa a livello locale.

Alemanno: per Roma si apre una nuova epoca
“Oggi diventa finalmente legge – afferma il sindaco di Roma in una nota – l’ attuazione prevista dall’ articolo 114 della Costituzione e per Roma si apre una nuova epoca che ci permetterà di prendere decisioni più rapide ed efficaci non solo per tutelare Roma Capitale d’ Italia, ma anche per rilanciare il suo ruolo internazionale. Un dato significativo è la condivisione della norma anche da parte del Pd che si è astenuto”.

Referendum. L’ annuncio a sorpresa di Berlusconi (“Sul referendum voterò sì”) scuote la maggioranza già alle prese con le candidature per le Europee

 La Lega, che per stessa ammissione del premier, sarebbe il partito più penalizzato in caso di esito positivo della scadenza referendaria, fa scattare l’ allarme rosso. Nelle parole del ministro dell’ Interno Maroni c’ è timore misto a rabbia. “Mi ha sorpreso Berlusconi e mi preoccupa perché è una presa di posizione che noi non condividiamo e che cercheremo di fargli correggere” avverte Maroni.

Il ministro leghista invita il Pd a correggere l’ errore che ha compiuto sostenendolo a sua volta e lanciando così la volata a Berlusconi. Quindi chiosa: “Se il referendum raggiungesse il quorum e vincesse il sì sarebbe inevitabile trarre le conseguenze di una così forte spinta popolare”. Dario Franceschini prova invece a seminare zizzania. L’ affondo del leader Pd è diretto: “Berlusconi più che masochista è surrealista perché vuole abrogare una legge che hanno fatto lui e la sua maggioranza. Nessun problema per noi, visto che Berlusconi tutti i giorni si sta impegnando ad umiliare la Lega, bocciando le ronde, le norme sui Cie e ora dicendo sì al referendum”.

Expo Milano 2015: approvata alla Camera dei Deputati un’ apposita Mozione

 L’ Aula della Camera dei Deputati ha discusso le varie Mozioni concernenti le iniziative in vista dello svolgimento dell’ EXPO Milano 2015. Al termine è stata approvata la Mozione n. 1 – 00150 nel testo modificato nel corso della seduta, mentre risultano gli altri Atti di indirizzo. Nelle premesse dell’ Atto di indirizzo approvato, viene ricordato, in particolare, l’ impegno assunto dal Governo ad adempiere a tutti gli obblighi internazionali assunti nei confronti del Bureau international des expositions che ha designato la città di Milano quale sede per l’ esposizione universale del 2015.

Viene evidenziato, tra l’ altro, che in data 1° dicembre 2008 è stata costituita la società Expo 2015 spa, avente come oggetto sociale lo svolgimento di tutte le opere individuate nel dossier di candidatura come essenziali, consistenti nelle opere di preparazione e costruzione del sito espositivo, nelle opere infrastrutturali di connessione al sito, nelle opere riguardanti la ricettività, nelle opere di natura tecnologica, nonché in tutte le attività di organizzazione e gestione dell’ evento.