Decreto ascensori, dal Parlamento molte domande al Ministro

 Il decreto in materia di revisione straordinaria degli ascensori impiantati prima del 30 giugno 1999, emanato dal ministro dello sviluppo economico on. Scajola, non è passato inosservato in Parlamento. Sia dalla maggioranza sia dall’ opposizione si sono levate forti critiche al provvedimento e ferme richieste di chiarimenti al ministro per un provvedimento che viene da più parti ritenuto ingiustificato.

Dalla maggioranza si è fatto sentire l’ on. Foti (PdL), che ha presentato una interrogazione al ministro denunciando le incongruenze del provvedimento – con particolare riferimento all’ assenza di norme prescrittive dell’ Unione europea – e chiedendo al ministro stesso “se non ritenga opportuno prevedere la sospensione degli effetti del decreto emanato” o, almeno, alleviarne gli oneri, che allo stato appaiono particolarmente gravosi per i proprietari di casa, per giunta in un momento di grave crisi per le famiglie italiane.

Giustizia. Il presidente della Camera Fini: “La Costituzione va rispettata sul principio di assoluta indipendenza di tutti i magistrati”

 Il presidente della Camera Gianfranco Fini riferendosi alle ipotesi di riforma della giustizia chiarisce: “Un conto è la separazione delle carriere dei magistrati, un altro è che il pm sia sottoposto ad altri poteri se non a quello dell’ ordine giudiziario”.

Ricordando poi che in Parlamento sono pendenti diverse proposte di riforma dell’ ordinamento giudiziario, Fini ribadisce: “Su un tema di cui si è discusso come l’ ipotesi di carriere separate per i magistrati non ho cambiato opinione sul fatto che la Costituzione va rispettata sul principio di assoluta indipendenza di tutti i magistrati”.

In quanto alle prospettive di riforme istituzionali: “Sulla fine del bicameralismo perfetto, sulla riduzione dei parlamentari e su nuove forme di equilibrio tra potere esecutivo e legislativo si possono fare riforme che siano approvate con una larga maggioranza quale è quella prevista dall’ articolo 138 della Costituzione, indispensabile per evitare l’ ipotesi non automatica ma già attivata in passato di un referendum confermativo”.

Dopo la sentenza della Consulta, Berlusconi: “Possibile la dialettica con Napolitano, ma in Italia nessuno è “super partes”

 “Sono il miglior premier di sempre. Ringrazio gli italiani per il sostegno che mi continuano a dare. Il mio dovere è governare per 5 anni. Questa è la democrazia, dove c’è un solo sovrano: il popolo”.

“Per il futuro – dice Berlusconi – sono convinto che sia possibile una leale dialettica tra Quirinale e governo, ma è chiaro a tutti che in Italia non c’ è nessuno che si possa considerare super partes. Quanto alle campagne giudiziarie, non si può ignorare che Berlusconi è la persona che ha subito più processi nel mondo e in ogni epoca”.

E sui rapporti con il Presidente della Repubblica spiega: “Sapete a quale parte politica appartiene. È un fatto che Napolitano è sempre stato un protagonista della sinistra, e nulla può cambiare la sua storia politica. Bisogna sgombrare il campo dalle troppe ipocrisie, la coabitazione tra due parti politiche non è mai facile, in nessun Paese”.

Il Guardasigilli, Angelino Alfano annuncia una nuova ventata riformatrice a partire dalla giustizia: “Ora voglio solo contribuire con le riforme sulla giustizia, di anni ne restano ancora tre. C’ è il tempo per fare la riforma costituzionale in questa materia e concorderemo con la coalizione l’ impostazione da seguire”.

Ok del Senato allo scudo fiscale allargato. Incerto Napolitano: “Valuterò il testo”

 Il Senato ha dato il via, con 140 voti favorevoli, 21 contrari, un astenuto, al decreto legge correttivo della Legge anticrisi, che prevede anche la modifica e l’ estensione della terza versione dello scudo fiscale con la protezione di una serie di reati tributari e delle violazioni contabili, tra cui il falso in bilancio.

Lo scudo fiscale varrà dal 15 settembre al 15 dicembre 2009, quindi quattro mesi in meno rispetto alla scadenza del 15 aprile 2010 precedentemente prevista. Al voto non ha partecipato il Pd che ha duramente criticato l’ estensione dello scudo fiscale – ter a una serie di reati. Il provvedimento passa ora all’ esame della Camera che dovrà convertirlo entro il 3 ottobre pena la decadenza delle misure.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: Nessun commento. Quando mi sarà trasmesso il testo da promulgare, approvato dal Parlamento, valuterò le eventuali novità

Legittimità costituzionale del cosiddetto lodo Alfano. L’ indagine ha un valore soltanto giuridico e non politico

 “Quando un giudice chiede alla Corte costituzionale di verificare la legittimità costituzionale di una norma, è previsto l’ intervento della Presidenza del Consiglio dei ministri, rappresentata dall’ Avvocatura dello Stato. L’ intervento, come la Corte costituzionale ha ribadito più di una volta, ha una funzione ausiliaria nei confronti della Corte, alla quale sono sottoposte le ragioni per le quali la norma impugnata va ritenuta costituzionalmente legittima”. Lo afferma in un’ intervista all’ agenzia di stampa Adnkronos l’ Avvocato Generale dello Stato, Oscar Fiumara.

“Il dubbio sulla legittimità costituzionale del cosiddetto lodo Alfano – sottolinea – è stato fondato sulla violazione dell’ art.3 della Costituzione, vale a dire sul principio di uguaglianza”. In particolare, precisa, “l’ indagine ha un valore soltanto giuridico e non politico. Il giudizio richiede la verifica della ragionevolezza di una disciplina diversificata rispetto a soggetti che si trovano in condizioni che il giudice, che ha sollevato la questione, ritiene identiche o analoghe. È necessario, pertanto, individuare la ratio della norma, vale a dire il fine che il legislatore si è proposto, in modo da essere in grado di valutarne la ragionevolezza”.

“La scelta del fine, per tutte le norme – sottolinea Fiumara – è fondata su di una valutazione politica, rimessa al Parlamento. Una volta che la norma è entrata in vigore, la ricerca della ratio è la prima operazione che va fatta per una sua corretta interpretazione. L’ indagine, pertanto, ha un valore soltanto giuridico e non politico poichè la fase politica si esaurisce davanti alle Camere”.

Il Tricolore, simbolo dell’ Italia unitaria, oggetto di polemiche. La Lega vuole bandiere e inni regionali

 L’ articolo 12 della Costituzione, immutato e indiscusso dal 1948, recita: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso”. Ma alla Lega non basta più, vuole le bandiere regionali e anche gli inni. Bisognerebbe aggiungere, secondo la proposta di legge del capogruppo al Senato Federico Bricolo, le parole: “Ciascuna regione ha come simboli la bandiera e l’ inno”. I vessilli regionali sarebbero così equiparati al tricolore. Mentre gli inni lombardo, toscano o campano, supererebbero per rango l’ inno di Mameli, che non è citato dalla Costituzione e cui pure la Lega ha sempre preferito il “Va pensiero” di Giuseppe Verdi.

Questa iniziativa del Carroccio, che risale al luglio 2008, ma che oggi è stata segnalata dall’ ufficio stampa della Lega al Senato, solleva le aspre polemiche non solo dell’ opposizione, ma anche di alcuni esponenti della maggioranza. Nonostante il tentativo di Bricolo di stopparle sul nascere: “Non è una proposta di legge che va contro qualcosa o qualcuno – sottolinea – ma chiede il riconoscimento delle bandiere e degli inni regionali per valorizzare simboli identitari che sono ricchezza per tutti”.

Il progetto di legge, spiegano i senatori della Lega, è coerente con la riforma federalista. Per di più, non si tratta di una proposta nordista, ma riguarderebbe tutte le Regioni. “Voglio ricordare ai tanti sepolcri imbiancati che credono che la realtà nazionale debba essere un museo – aggiunge il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia – che invece la gente e le culture si modificano”. Ma il messaggio del Carroccio viene capito solo dal movimento autonomista siciliano di Raffaele Lombardo. Il capogruppo alla Camera Carmelo Lo Monte dice che l’ Mpa è d’ accordo con quella che non esita a definire “una felice intuizione”.

Il presidente della Camera: “Nessuno da parte del governo può pensare di di poter esautorare il Parlamento dal diritto – dovere di controllare”.

 Come fa osservare Gianfranco Fini, è un problema che non nasce oggi, quello di come garantire l’ equilibrio tra ricorso ai decreti da parte del governo e possibilità di intervento da parte del Parlamento, preclusa in caso di maxiemendamenti coperti dalla fiducia. Ma “nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento” nè di poter “esautorare il Parlamento dal diritto – dovere di controllare”.

Fini rileva che il tema, sul quale nei giorni scorsi ha auspicato un’ approfondita riflessione alla ripresa, “è una questione che riguarda governo e gruppi parlamentari, perchè tengo a ribadire che non è nata in questa legislatura, ma è nel dibattito politico da almeno due o tre legislature”.

“Ricordo che in quella passata, il Capo dello Stato, che era anche all’ epoca il Presidente Napolitano, si rivolse espressamente al governo dell’ epoca, per sottoporre all’ attenzione il problema del meccanismo che si determina nel momento stesso in cui il governo, legittimamente, presenta un maxiemendamento ad un decreto sul quale, altrettanto legittimamente, pone la questione di fiducia”.

Approvato dalla Camera, il Decreto anticrisi arriva in Senato

 La manovra estiva del governo con le nuove misure anticrisi ottiene il primo ok del Parlamento. L’ Aula della Camera ha approvato il decreto. Il provvedimento passa ora al Senato, ma la partita non sembra essere affatto chiusa. Infatti Governo e maggioranza sollevano forti polemiche dell’ opposizione a causa di alcuni nodi irrisolti.

Il primo problema da risolvere riguarda la riattribuzione al ministro Stefania Prestigiacomo almeno di una parte dei poteri di controllo sull’ energia che le erano stati sottratti. E poi la questione del depotenziamento della Corte dei Conti, il cosiddetto lodo Bernardo con le norme che riducono il potere di indagine della magistratura contabile sui danni erariali e la tassazione sulle plusvalenze delle riserve auree su cui è arrivato il parere negativo della Bce. In quanto alla questione Sud è una partita tutta politica che dovrebbe essere affrontata prima fuori dal Parlamento.

Se saranno apportate queste modifiche al decreto, anche altri problemi potrebbero trovare una soluzione a palazzo Madama. Ad esempio si potrebbe chiarire che i terremotati abruzzesi avranno più tempo per riprendere a pagare le tasse dopo l’ annuncio del titolare dell’ Economia Giulio Tremonti, si potrebbe inserire la norma sulla proroga degli studi di settore in revisione che non si è riusciti a introdurre nel passaggio alla Camera o le misure sull’ interconnessione e sulle agevolazioni per la interrompibilità da parte delle aziende energivore, anche queste cassate alla Camera. Eventuali modifiche al Senato determinerebbero un ritorno del testo a Montecitorio. La Camera, infatti, lavorerà fino al 4 agosto per la terza lettura.

Afghanistan, un nuovo handicap del governo. Umberto Bossi: “Sarebbe opportuno tornare a casa”

 E quindi, mentre la Lega chiede il ritiro delle truppe, il Pdl parla di una presenza “irrinunciabile” dei soldati italiani a Kabul. Calderoli chiede di ragionare sulla missione in Afghanistan, pur andando avanti fino in fondo, e di lasciare Libano e Balcani.

“Sull’ Afghanistan – dice il ministro – la stragrande maggioranza degli italiani la pensa come Bossi. Prima o poi il mondo occidentale dovrà fare autocritica perchè la democrazia non si esporta e non si impone». In un’ intervista a Repubblica, l’ esponente leghista ammette di essere stato un tempo interventista, ma di avere fatto poi il mea culpa.

Arriva con La Russa la risposta del Pdl. “La presenza dei nostri militari in Afghanistan è imprescindibile. Lasceremo il Paese solo quando saranno garantite le condizioni di sicurezza, dice il ministro della Difesa. Il governo non pensa né può pensare al ritiro della missione. E le parole di un ministro di peso come Umberto Bossi (io li porterei a casa tutti) sono state dettate da uno slancio affettivo, un sentimento paterno”.

Frattini sottolinea come in Afghanistan servono elezioni credibili, e quindi con una reale partecipazione del popolo afghano. Quanto alla situazione nel Paese, il ministro ha aggiunto che “è noto che i nemici della democrazia cercheranno di colpire maggiormente durante il periodo di preparazione del voto. Tuttavia, continueremo a lavorare in Afghanistan per la sicurezza anche dell’ Italia e di Calderoli”.

Ma le affermazioni del leader della Lega e di Calderoli mettono in difficoltà il governo. Sia perché per la prima volta mostrano possibilità di spaccature sulle missioni militari all’ estero, sia perchè scoprono il fianco all’ opposizione: il Partito democratico invoca sicurezza per i militari e l’ Italia dei valori chiede di ridiscutere in Parlamento il senso della missione.