Bocciato il Lodo Alfano. Dopo la sentenza della Consulta attacco di Berlusconi ai giudici e a Napolitano

 Il giorno dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta, il premier Berlusconi torna ad attaccare giudici e Quirinale. “Il Capo dello Stato è di sinistra, la Corte Costituzionale è un organo politico. Nonostante questo io vado avanti con grinta. Ora si vedrà di che pasta sono fatto”.

Il premier in una intervista al Gr quasi urla: “Il Presidente della Repubblica è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel Paese, una maggioranza di sinistra, ed ha le radici totali della sua storia nella sinistra. Credo che anche l’ ultimo atto di nomina di un magistrato della Corte dimostri da che parte sta”.

Berlusconi conferma che “il governo va avanti tranquillamente, serenamente, se possibile con più grinta di prima, perchè si sente assolutamente necessario, indispensabile, alla democrazia, alla libertà, al benessere di questo Paese. Abbiamo governato senza questo Lodo per cinque anni, dal 2001 al 2006. Continueremo a governare senza questo Lodo”.

Il Lodo Alfano. L’ Avvocatura di Stato alla Consulta: “La soluzione è quella secondo la quale si producono i danni a somma minore”

 Se il “Lodo Alfano” sarà bocciato Silvio Berlusconi ne sarebbe gravemente, anzi irreparabilmente danneggiato. La ripresa dei processi a suo carico potrebbe esporrlo fino al punto da indurlo alle dimissioni. Nella memoria difensiva che l’ Avvocatura generale dello Stato, a nome della Presidenza del Consiglio, ha depositato in cancelleria della Corte Costituzionale in vista dell’ udienza del 6 ottobre, le 21 pagine sono solo in parte dedicate alla dottrina e al diritto.

Rilevante è il dato politico. Addirittura più che nelle memorie che gli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo hanno presentato a nome di Berlusconi in qualità di imputato nei tre processi ora sospesi per effetto del lodo (irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi Mediaset, corruzione dell’ avvocato Mills e istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all’ estero durante la scorsa legislatura).
L’ Avvocatura di Stato alla Consulta: “Il Lodo Alfano è una legge legittima e dovuta, perchè coordina due interessi: quello personale e quello generale”

Certo, le dimissioni sono un pericolo estremo – scrive l’ avvocato dello Stato Glauco Nori nel documento datato 3 settembre e depositato alla Consulta – ma se anche non si arriva a tanto “si può creare una forte corrente di opinione contraria, che rende quantomeno precarie le condizioni personali di serenità che secondo la Costituzione debbono essere assicurate all’ interessato ed in mancanza delle quali resta pregiudicato l’ interesse generale sottostante”.

Il lodo Alfano è invece una legge non solo legittima ma addirittura dovuta, perchè in grado di coordinare due interessi: quello personale dell’ imputato a difendersi in giudizio; e quello generale, oltre che personale, all’ esercizio efficiente delle funzioni pubbliche svolte da Silvio Berusconi.

Legittimità costituzionale del cosiddetto lodo Alfano. L’ indagine ha un valore soltanto giuridico e non politico

 “Quando un giudice chiede alla Corte costituzionale di verificare la legittimità costituzionale di una norma, è previsto l’ intervento della Presidenza del Consiglio dei ministri, rappresentata dall’ Avvocatura dello Stato. L’ intervento, come la Corte costituzionale ha ribadito più di una volta, ha una funzione ausiliaria nei confronti della Corte, alla quale sono sottoposte le ragioni per le quali la norma impugnata va ritenuta costituzionalmente legittima”. Lo afferma in un’ intervista all’ agenzia di stampa Adnkronos l’ Avvocato Generale dello Stato, Oscar Fiumara.

“Il dubbio sulla legittimità costituzionale del cosiddetto lodo Alfano – sottolinea – è stato fondato sulla violazione dell’ art.3 della Costituzione, vale a dire sul principio di uguaglianza”. In particolare, precisa, “l’ indagine ha un valore soltanto giuridico e non politico. Il giudizio richiede la verifica della ragionevolezza di una disciplina diversificata rispetto a soggetti che si trovano in condizioni che il giudice, che ha sollevato la questione, ritiene identiche o analoghe. È necessario, pertanto, individuare la ratio della norma, vale a dire il fine che il legislatore si è proposto, in modo da essere in grado di valutarne la ragionevolezza”.

“La scelta del fine, per tutte le norme – sottolinea Fiumara – è fondata su di una valutazione politica, rimessa al Parlamento. Una volta che la norma è entrata in vigore, la ricerca della ratio è la prima operazione che va fatta per una sua corretta interpretazione. L’ indagine, pertanto, ha un valore soltanto giuridico e non politico poichè la fase politica si esaurisce davanti alle Camere”.

Vittorio Feltri attacca ancora Fini

 Nuovo attacco del direttore del Giornale al presidente della Camera. In un lungo editoriale, prima traccia un lungo excursus sulle vicende politiche recenti che hanno visto protagonista Fini e poi minaccia la pubblicazione un “dossier a luci rosse”.

Secondo Feltri il presidente della Camera “ha l’ esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso di tenere un piede nella maggioranza e uno nell’ opposizione. Deve risolversi subito”.

“E si ricordi che bocciato un lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi”.

“Perché – aggiunge il direttore del quotidiano – oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme. Inoltre, valuti Fini che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile. Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione”.

“Nella magistratura italiana ci sono grumi eversivi”, dice il premier. Fischi ma anche applausi

 “Nella magistratura italiana ci sono grumi eversivi. E, anche per questo, io non lascerò la politica fino a che non ci sarà la separazione delle carriera tra pm e giudici”. Il presidente del Consiglio Berlusconi riapre la polemica sulla giustizia intervenendo all’ assemblea di Confesercenti e puntando il dito contro le “toghe rosse”.

Le parole del premier sono state accompagnate da parecchi fischi, ma anche da applausi. “Pensate – ha aggiunto – che qualcuno dice a me fatti processare ma io sono il campione degli imputati. La Guardia di Finanza – ricorda – ha compiuto 587 visite alle mie aziende, e ho affrontato 2567 udienze in cui mi sono dovuto difendere, 9 in una sola settimana. Quando mi hanno detto di governare il Paese io ho posto la condizione che questa magistratura, che prima delle scadenze elettorali è intervenuta sempre, non potesse perseguirmi: non devo subire le aggressioni delle toghe rosse” rincara Berlusconi, suscitando nuovi fischi da una parte della platea.

Ma il premier non demorde e sfida i contestatori: “Domani i giornali diranno che mi avete fischiato, ma siete pochi, siete percentualmente irrilevanti. Io ho le spalle larghe, non ho paura di essere contestato, perché mi rafforzo nell’ idea di voler lavorare per il bene del Paese”. La replica di Berlusconi è immediata: “Siete in 4 o 5 a fischiare, siete percentualmente irrilevanti”.

I primi fischi, all’ inizio piuttosto isolati, sono partiti all’ indirizzo del premier dalla platea quando Berlusconi ha parlato di Alitalia. “Volevano vendere Alitalia ad Air France”, stava dicendo, quando dalla platea (ed in particolare dalla galleria dell’ auditorium) è partito qualche fischio, ma anche alcuni applausi. Il Cavaliere ha prontamente reagito sfidando i delegati contestatori: “Contestate pure, perché ho voglia…”, ha detto con un gesto della mano come per dire di essere pronto al confronto.

Per il 2009, le proposte alternative del Governo Ombra del PD

 Otto mesi di governo e una sequenza di errori da matita blu e rossa da far paura. È il bilancio dei ministri del governo ombra sul 2008 del governo Berlusconi. Dalla social card, dal Lodo Alfano fino alla riforma scolastica, ai tagli alle forze di polizia e alla difesa dei beni culturali la lista è lunga e nelle ultime settimane si è arrivati all’aumento del prelievo dalle tasche dei cittadini che passa per l’abolizione degli sgravi del 55% sulle ristrutturazioni.

Matteo Colaninno (Sviluppo economico)
Il decreto salva crisi è sbagliato. Non è la social card che rimette in moto l’economia. Berlusconi è come il venditore di almanacchi di Leopardi che diceva ‘il prossimo anno sarà migliore’. Vanno aiutate le famiglie, i precari, i giovani in cerca di lavoro estendendo a loro gli ammortizzatori sociali per coniugare flessibilità e sicurezza.

Veltroni a RepubblicaTV interviene su alleanze, scuola e economia

 Dalla scuola all’economia, dalla fine dell’alleanza con Di Pietro alla manifestazione del 25 ottobre. Walter Veltroni al forum di Repubblica tv parla a tutto campo e affronta i temi caldi che attraversano tutta l’attualità politica.

Di Pietro. Secondo il leader del PD la rottura tra il Partito Democratico e Italia dei Valori è stata causata da Antonio Di Pietro.”Domenica ho detto una cosa che avevo già detto una ventina di volte – ha spiegato Veltroni – un giornalista mi ha fatto notare che però era domenica ed ha avuto risalto perché il lunedì i giornali non sanno che fare. La cosa che mi colpisce è l’idea che sia stata presentata come una rottura del Pd nei confronti dell’Idv. Questo è quanto di più clamoroso e acrobatico”. “Di Pietro – ha proseguito – da mesi ha un atteggiamento di attacco permanente nei nostri confronti. Spero che ritorni ad avere le posizioni che aveva quando ha sottoscritto il programma con noi. Da lì si può partire, dalle posizioni espresse prima del voto”.

Sinistra in piazza contro il governo. Di Pietro: raccolte 250mila firme, via lodo Alfano

Le piazze e i leader restano nettamente separati e distanti. Ma il bersaglio è uno solo: il governo di Silvio Berlusconi. Le sinistre e Antonio Di Pietro scendono in piazza a Roma nelle stesso giorno unite nella raccolta di firme per il referendum contro il lodo Alfano, promosso dall’Idv, e dall’obiettivo di smantellare gli atti dell’esecutivo, dalla riforma Gelmini, all’economia. Ma anche per rivendicare l’opposizione dura all’esecutivo, contrapposta a quella “gentile” del Pd, che scenderà in piazza il 25 ottobre.

Per la sinistra radicale, che sfila da piazza della Repubblica alla Bocca della Verità, la manifestazione ha il valore della rinascita dopo il terremoto elettorale e le guerre intestine dentro Rifondazione. «Oggi è la fine del ritiro», annuncia il segretario Prc Paolo Ferrero. Molto più baldanzoso appare Di Pietro che torna a piazza Navona con 12 gazebo per la raccolta delle firme e l’orgoglio della «piazza che nessuno riesce a zittire».

Via a campagna contro il lodo Alfano. In una piazza Navona gremita da migliaia di persone Di Pietro ha dato il via alla raccolta delle firme contro il lodo Alfano. In un giorno sono state raccolte 250.000 firme per il referendum che dovrebbe «cancellare l’impunità di Silvio Berlusconi». La kermesse dell’Idv ribattezzata “Prima giornata nazionale della legalità” farà da apripista ad una serie di iniziative sparse per l’Italia. «Non lasciarti sfuggire di mano la tua libertà. Hai il dovere di fermare la dittatura del Berlusconi IV», è l’invito rivolti ai partecipanti dall’Idv. Spazio alla politica, ma anche all’intrattenimento con musica (con Simone Cristicchi) e alla satira (sul palco Andrea Rivera).

Ghedini (PdL): In caso di bocciatura del Lodo Alfano avremmo una democrazia dimezzata

“Sicuramente la Corte Costituzionale riterra’ corretto il Lodo Alfano”. Lo ha affermato al quotidiano online Affaritaliani.it il deputato del Pdl ed avvocato del presidente Berlusconi, Niccolo’ Ghedini. “Perche’ la Consulta si e’ gia’ pronunciata e il Parlamento ha in maniera assolutamente impeccabile copiato le indicazioni che sono contenute in quella sentenza della Corte. Difficilmente la Consulta potrebbe smentire se stessa. Se invece la Corte Costituzionale bocciasse il Lodo, bisognerebbe prendere atto che il presidente del Consiglio, anziche’ occuparsi del Paese, dovrebbe occuparsi dei processi. Sarebbe questa l’indicazione che uscirebbe; avremmo un premier, tranquillo di essere assolto, perche’ lo sarebbe, ma che dovrebbe passare le sue giornate con gli avvocati e con i giudici per terminare questi processi.

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