L’ Unione Europea reagisce fermamente alle sempre più brutale repressioni con cui la teocrazia iraniana cerca di respingere, proprio nel trentennale della democrazia islamica khomeinista, la protesta popolare contro i brogli elettorali che confermano il fondamentalista Ahmadinejad alla presidenza.
Ma è una condanna al momento espressa per comunicato, stilato dalla presidenza ceca di turno, su pressioni francesi, tedesche ed inglesi, e proprio mentre a Teheran vengono convocati gli ambasciatori dei 27, non si sa ancora se per rispedirli in patria. Cosa che non si può escludere, visto che era stata una colomba come Ali Larijani, il presidente del parlamento già volto di mediazione con l’ Occidente, a chiedere di rivedere le relazioni con Londra, Parigi e Berlino.
Una giornata calda, quella di ieri, per le principali diplomazie, apertasi con un forte attacco alla Gran Bretagna. La tv iraniana, che è sotto diretto controllo della Guida Suprema Ali Khamenei, ha sostenuto di aver notato che nel Paese sono entrati numerosi terroristi mujaheddin – organizzazione che fino a poco tempo fa era sulla black list di Bruxelles, ed è ancora in quella americana – dalla Gran Bretagna.
E il ministro degli Esteri persiano Manoushehr Mottaki aveva accusato Londra di «complotto per sovvertire le elezioni», secondo la linea tracciata da Khamenei, che s’ era ben guardato dal confliggere direttamente con Washington e, usando la taqqya cara agli sciiti, ovvero la dissimulazione, aveva puntato il dito contro la sola Gran Bretagna.