Memento, Bossi! Legge 482 / 1999: “La lingua ufficiale della Repubblica è l’ italiano”

 Bossi ignora che le minoranze linguistiche sono già garantite dall’ articolo 6 della Costituzione e dalla legge quadro 482 / 1999. Nessuna tutela è possibile per i meri dialetti: l’ italiano è la lingua ufficiale della Repubblica.

Anche Umberto Bossi nell’ assumere le funzioni di ministro ha giurato nelle mani di Napolitano: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’ interesse esclusivo della Nazione”.

Era l’ 8 maggio 2008. Il ministro oggi soffre forse di amnesia galoppante? Le minoranze linguistiche sono tutelate dall’ articolo 6 della Costituzione e dalla legge quadro 15 / 12 / 1999 n. 482. Bossi, per favore, prima di parlare, studia…..e chiedi consigli all’ avvocato Roberto Maroni, che, come responsabile dell’ Interno, conosce benissimo i problemi delle tante minoranze linguistiche.

Un articolo fondamentale della Costituzione, il 6, impegna solennemente la Repubblica a tutelare con apposite norme le minoranze linguistiche. La norme specifiche sono contenute nella legge quadro 15 dicembre 1999 n. 482 emanata in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche.

Referendum a rischio quorum: gli ultimi appelli alla partecipazione

 “Andiamo tutti a votare per picconare il porcellum, la peggior legge elettorale della storia repubblicana”, si affannano a gridare Antonio Segni e Giovanni Guzzetta. I promotori si sono perfino appellati al presidente Napolitano, perché garantisca la visibilità del referendum come ha fatto con successo per la lista Pannella alle europee.

La moral suasion del presidente Rai Garimberti sui direttori di tg, gr e reti è stata forse tardiva, se a cinque giorni dal voto di domenica a cui in teoria sono chiamati 47,5 milioni di elettori, un italiano su due ignorava che si tratta di un referendum e un numero altissimo non ne conosceva i contenuti. E va bene che in 30 località ci sono i ballottaggi, ma l’ estate è scoppiata. E riuscire a portare alle urne il 50 per cento dei votanti e raggiungere il fatidico quorum appare un’ ardua impresa.

I quesiti
Sono tre, su schede di colore diverso. La legge attuale, proporzionale, prevede un premio di maggioranza da attribuire (su base nazionale alla Camera, regionale al Senato) o alla singola lista vincente o alla coalizione di liste. Il primi due quesiti propongono di eliminare la seconda possibilità. Chiedono infatti di cancellare il collegamento fra liste alla Camera (scheda viola) e al Senato (scheda beige chiaro) e il premio alla coalizione. Il terzo (scheda verde) chiede invece di abrogare le candidature plurime, cioè la possibilità, per la stessa persona, di candidarsi in più circoscrizioni.

Cosa cambia
Se passasse il sì alle prime due domande, il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla singola lista vincente. E verrebbero innalzate le soglie di sbarramento, al 4% alla Camera, all’ 8% al Senato. Il sì alla terza domanda cancellerebbe invece i ripescaggi, che permettono all’ eletto in più circoscrizioni di decidere il destino degli altri, stabilendo dove ritirarsi. La porcata resterebbe però intatta: le liste rimarrebbero bloccate e scelte dall’ alto.

Bossi da Pontida: o riforme o lotta di liberazione

 Sì al dialogo, ma se non vengono le riforme sarà lotta di liberazione nazionale. Umberto Bossi dal palco di Pontida, dove oggi si è tenuta la tradizionale festa della Lega Nord di fronte a oltre 50.000 simpatizzanti provenienti da tutte le nazioni della Padania, ha scandito quale sia l’imperativo: il cambiamento. La strada scelta è quella pacifica del confronto serio e leale anche con l’opposizione. Ma niente scherzi, come ha avuto modo di sottolineare anche Roberto Calderoli: “Non vogliamo che succeda mai più che una legge votata dal Parlamento, come quella sulla devolution, venga poi affossata con un referendum”. Stessa determinazione anche da parte di Roberto Maroni, che ha ribadito di non voler indietreggiare di un millimetro: “tolleranza zero è il nostro obiettivo – dice – e lì arriveremo. Ve lo posso garantire”. Il ministro dell’Interno ha poi illustrato i contenuti del suo provvedimento, respingendo al mittente le accuse di xenofobia e razzismo:

Bossi (Lega): Il primo passo sarà il federalismo fiscale

 “Il federalismo o lo facciamo noi o lo faranno i cittadini”. Lo dice il ministro per le Riforme Umberto Bossi dopo aver giurato al Quirinale. A proposito della delega ricevuta, Bossi spiega: “Per attuare la nostra riforma federalista, dovremo cambiare la Costituzione lavorando sulla base di tanti piccoli ‘pezzettini’ affinché non basti un referendum per far cadere tutto
Assieme”. Il primo passo, prosegue in neoministro per le riforme, sara’ il federalismo fiscale, che sara’ esaminato dal Consiglio dei ministri appena sara’ pronto il testo che sta preparando lui stesso, partendo dal testo del Consiglio regionale della Lombardia che prevede di lasciare alle regioni una quota di Iva e di Irpef per portare avanti i programmi sul territorio.

Umberto Bossi oggetto di polemica politica

 Roma – E’ già scontro all’interno del centrodestra tra Pdl e Lega, anche se ora Berlusconi nega esista un caso Bossi. “Se il PdL vincerà le elezioni non avrà problemi da Bossi che d’altra parte non intralciò mai l’azione del precedente esecutivo Berlusconi, come invece fece l’Udc”. Lo ha detto Silvio Berlusconi in un’intervista su Rai News 24. “Non si è mai verificato nei 5 anni del nostro governo – ha detto Berlusconi – che ci fosse un solo punto in cui la Lega ha contrastato l’esecutivo. I contrasti sono venuti dall’Udc”.

Il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie Gianfranco Rotondi, uno degli alleati più stretti del leader del PdL, però puntualizza: “Quelle di Bossi sono battute, si capisce, e, appunto per questo, non vanno strumentalizzate dalla sinistra. Una forza di governo, però, deve pesare le parole e noi vogliamo che Berlusconi torni al governo con una Lega protagonista della ripresa italiana”.

I candidati della Lega giurano a Pontida. Bossi: abbatteremo il cantralismo romano

 Si è conclusa da poche ore la cerimonia che a Pontida ha visto giurare i candidati della Lega Nord alla prossime elezioni politiche. “Sferreremo un colpo mortale al centralismo canaglia romano”, ha detto Umberto Bossi durante il suo intervento. “Siamo stanchi di essere derisi, derubati, schiacciati dal centralismo di Roma. Attaccheremo”, ha incalzato il leader del movimento fra gli applausi. “Noi rappresentanti dei popoli padani giuriamo di difendere i nostri popoli dal centralismo romano, che come tutti i centralismi è un centralismo canaglia”, ha ripetuto Bossi. “Lo facciamo non solo per vincere un’elezione. Gli uomini della Lega si sono messi insieme per la libertà, non solo per vincere un’elezione”. Poco prima del discorso del Capo, i rappresentanti dei popoli padani erano intervenuti, dal Sud Tirolo alla Lombardia, dal Piemonte al Veneto, con dei brevi interventi in dialetto: “E’ stato emozionante sentire parlare nelle varie lingue dei popoli padani – ha detto poi il segretario -, vuol dire che c’è qualcosa di forte e di profondo. Le coscienze sopite ora si sono svegliate e mai più si addormenteranno”.

Bossi: “Le grandi coalizioni sono la fine dei partiti. Accordi solo per le riforme”

 “Le grandi coalizioni sono la fine dei partiti. Un conto possono essere gli accordi accordi da trovare con le altre forze politiche per arrivare alle riforme, ma la sinistra non vuole il cambiamento. Loro, sono dei conservatori”. Così Umberto Bossi – rilasciando alcune dichiarazioni a margine del matrimonio del tesoriere della Lega Nord, Maurizio Balocchi, di cui è stato testimone di nozze – è intervenuto in merito alla proposta lanciata (e poi ritirata) da Berlusconi di larghe intese nel caso in cui le elezioni dovessero concludersi con un “pareggio”. Il segretario federale del Carroccio, ha commentato anche altre questioni dell’attualità politica, come la proposta delle “liste pulite”, ossia della proposta di non candidare più persone condannate o inquisite.