Il presidente Usa tende nuovamente la mano a Cuba. Ma precisa: “Deve impegnarsi sui diritti umani, libertà e democrazia”

 Barack Obama ha rilanciato da Città del Messico i segnali di apertura nei confronti di Cuba, esprimendo l’ auspicio che Cuba a sua volta “sappia rispondere alla buona fede dei nostri sforzi per arrivare ad una nuova fase delle relazioni tra i due Paesi. Cinquant’ anni di gelo non si risolvono dalla sera alla mattina – ha detto Obama nella conferenza stampa tenuta con il presidente del Messico, Felipe Calderon -. Noi abbiamo preso iniziative importanti. Ma si possono ottenere risultati solo se anche Cuba fa dei passi e si dimostra pronta a rispondere alla buona fede dei nostri sforzi”.

Il governo cubano secondo Obama deve manifestare la volontà di fare passi che vanno al di là di questi ultimi 50 anni. Obama ha chiesto a Cuba di impegnarsi per quanto riguarda i diritti umani, la libertà di stampa, la libertà di opinione, la libertà di movimento. “Spero che i segnali che abbiamo mandato siano chiari: vogliamo essere aperti nei confronti di Cuba e impegnarci per una nuova fase dei rapporti” ha concluso.

Il presidente Usa d’ altronde ha già allentato la morsa nei confronti dell’ isola caraibica: infatti ha ordinato la revoca delle restrizioni ai viaggi e alle rimesse per il milione e mezzo di cubano – americani con parenti a Cuba; e ha spiegato che si tratta di un’ iniziativa di buona volontà perché migliorino non solo le relazioni cubano – statunitensi, ma si mettano in moto la creatività e l’ energia del popolo cubano. Ma il presidente Usa è per ora ancora contrario a levare l’ embargo.

Estero. La svolta americana sulle tecniche di interrogatorio della Cia. Il presidente Usa: “riflessione non vendetta”

 Il presidente americano concede l’ immunità agli agenti che hanno usato maniere forti con i detenuti. L’ era Bush è finita, il capitolo degli abusi e delle torture negli interrogatori va superato con la riflessione e non con la vendetta. Il presidente Usa, Barack Obama, ha annunciato così la svolta americana sui metodi di detenzione e sulle tecniche di interrogatorio impiegati dalla Cia. Un cambiamento rivelato con un comunicato in cui il presidente ha fatto sapere di non aver intenzione di perseguire gli agenti della Cia implicati e accompagnato da quattro documenti in cui, nero su bianco, si descrivono le durissime tecniche avallate dall’ Amministrazione Bush.

Detenuti tenuti svegli per undici giorni di seguito; sbattuti contro le pareti con uno speciale collare al collo e poi rinchiusi in un container ermetico al buio insieme a insetti; detenuti lasciati completamente nudi e al freddo per giorni, senza cibo, oppure ammanettati per periodi prolungati; simulazioni di annegamento, il famigerato waterboarding. Non solo, i memo rivelano anche il quadro legale entro il quale agire senza problemi nella base di Guantanamo e nelle altre carceri Usa.

Le tecniche furono usate contro 14 detenuti che secondo gli Usa avevano un valore particolare, dopo gli attacchi dell’ 11 settembre: tra gli altri, l’ uomo considerato il cervellò dell’ 11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed, che si era inizialmente rifiutato di rispondere agli interrogatori; e l’ amministrazione Bush si convinse che proprio gli interrogatori rafforzati usati successivamente contribuirono ad evitare ulteriori attentati, come lo schianto di un aereo dirottato contro una torre di Los Angeles. “Coloro che hanno fatto il loro dovere in buona fede – ha spiegato Obama – basandosi sui consigli legali del Dipartimento di Giustizia non saranno perseguiti”.

Estero. Obama milionario. Non per la sua carica di presidente Usa, ma per i ricavi prodotti dai libri che scrive

 Svelato il reddito del presidente degli Stati Uniti. Obama punta tutto sull’ educazione. Lui e la moglie Michelle, infatti, l’ anno scorso hanno speso per l’ istruzione delle figlie oltre 47mila dollari. E sono anche di più i soldi versati nei fondi di risparmio di Sasha e Malia. Gli Obama possono dare il meglio alle loro piccole soprattutto grazie ai ricavi prodotti con i libri scritti dal presidente.

Se non fosse, appunto, il presidente americano, Barack potrebbe vivere bene con i diritti dei suoi libri, che costituiscono il grosso degli oltre due milioni e mezzo di dollari che gli Obama hanno guadagnato nel 2008. Ma se non fosse presidente i due volumi che illustrano la sua visione dell’ America e la sua strada verso il sogno americano non sarebbero dei best – seller.

I sogni di mio padre e Il coraggio della speranza sono stati in classifica rispettivamente per 67 settimane. Le vendite alimentate prima dalla corsa alla Casa Bianca, poi dalla trionfale elezione dello scorso novembre. Barack e Michelle hanno dichiarato al fisco per l’ anno scorso 2,65 milioni di dollari; hanno pagato 855mila dollari di tasse federali e quasi 70mila di imposte statali, mentre 172mila dollari sono andati in beneficenza a 37 organizzazioni.

Berlusconi spiega il suo diniego all’ election day: “La Lega avrebbe fatto cadere il governo”

 “Quelle sull’ election day sono polemiche fuori luogo. Mi dispiace che sia stata considerata una debolezza del presidente del Consiglio e del Popolo della Libertà, ma abbiamo ceduto alla richiesta di un partito della maggioranza e se non avessimo accettato avrebbe fatto cadere il governo”. È quanto ha detto ai giornalisti il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, mentre era in corso l’ inaugurazione di una scuola a Poggio Picenze.

In un momento in cui c’ è da gestire il sisma in Abruzzo, la presidenza del G8 e la crisi economica sarebbe stato da irresponsabili far cadere il governo. Così il presidente del Consiglio ha parlato della scelta della maggioranza di non fare l’ election day. Il premier ha spiegato che il Pdl è favorevole all’ approdo al bipartitismo. “Ma – ha sottolineato – avremmo avuto, a seguito di una situazione per noi favorevole, il risultato di far cadere la maggioranza di governo. Dunque anche qui abbiamo dovuto rinunciare a quello che per noi era un fatto positivo”.

Referendum. Il Pdl dice no all’ election day

 Berlusconi converge sulla posizione della Lega: niente accorpamento tra la consultazione sulla legge elettorale e le elezioni europee e amministrative. Il referendum sulla legge elettorale non si svolgerà insieme a amministrative e europee, ma il Pdl sonderà il Pd sulle date del 14 o 21 giugno. È l’ accordo raggiunto a Palazzo Grazioli tra i vertici del Pdl e della Lega.

Lasciando la riunione, i capigruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, hanno spiegato che la maggioranza “chiederà una consultazione alle opposizioni per verificare se l’ ipotesi migliore per svolgere il referendum sia il 14 o il 21 di giugno. Se si vuole risparmiare, il 21 è l’ ipotesi più percorribile”.

Sulla “soluzione 21 giugno” c’ era stato un primo disco verde dal leghista Angelo Alessandri: “Abbiamo valutato con il segretario – dice ad Affaritaliani.it – diverse ipotesi e quella del 21 giugno ci sembra quella più congeniale, una buona soluzione per evitare di mandare la gente a votare tre volte di fila. Poi c’ è da guardare al discorso dei costi e ci ragioniamo”.

Apertura dai lumbard che Maurizio Gasparri aveva valorizzato subito: “È un chiaro segnale di distensione – dice il presidente dei senatori Pdl – che potrebbe presto sciogliere questo nodo ed avviare con la necessaria chiarezza e tranquillità la campagna elettorale”.

Ad ogni modo, Anna Finocchiaro ricordava che “non esiste un problema di incostituzionalità. Fa sinceramente sorridere che oggi la Lega, che non sempre ha avuto tanta sensibilità, si scopra così attenta alla nostra Costituzione e la tiri in ballo per dire no all’ election day”.

Norme Tecniche di Costruzione: chiesta la cancellazione della proroga

 Dal 2003 ad oggi sono stati emanati tre testi normativi diversi con standard di sicurezza differenziati. Il terremoto in Abruzzo ha riportato l’ attenzione sulla normativa in materia di progettazione antisismica, facendo riemergere tutti i problemi di redazione delle norme e i ritardi nell’ applicazione.

Lo scorso 8 aprile la Commissione Ambiente della Camera ha approvato una Risoluzione (proposta il 1° aprile dai deputati Dussin della Lega Nord e Realacci del PD) che impegna il Governo ad anticipare l’ entrata in vigore delle NTC di cui al DM 14 gennaio 2008, abrogando la proroga al 30 giugno 2010 fissata dalla Legge n. 14 del 27 febbraio 2009, di conversione del DL n. 207 del 30 dicembre 2008 Milleproroghe. Il ritiro della proroga potrebbe essere inserito tra le misure per la semplificazione dell’ attività edilizia previste dal Piano Casa.

La storia infinita delle proroghe
Il riordino della normativa in Italia inizia nel 2003 con l’ Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 che – pochi mesi dopo il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia – fornisce i primi elementi in materia di classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. Si tratta di una disciplina transitoria in vista di un riordino organico della materia, necessario a colmare un vuoto normativo che si trascina ormai da molti anni. L’ ordinanza riclassifica le zone a rischio sismico, dopo quasi vent’ anni dalla precedente classificazione, anche in considerazione degli eventi calamitosi accaduti in diverse regioni italiane.

“100 progetti per 100 province”. Un piano di Silvio Berlusconi per la ricostruzione dell’ Abruzzo

 Dividere in 100 i progetti della ricostruzione e affidarne la responsabilità a ciascuna delle province italiane. È questo il piano che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intende attuare per la ricostruzione delle zone abruzzesi colpite dal sisma. E sulle new town precisa: non si tratta di una alternativa alla ricostruzione, ma di belle città da costruire in più in zone verdi.

Gli Enti locali saranno protagonisti della ricostruzione con l’iniziativa 100 progetti per 100 province. Con l’ affidamento della ricostruzione alle province, queste potrebbero responsabilizzarsi agendo comunque sotto il coordinamento della Protezione Civile. Saranno privilegiati i progetti di facile e immediata realizzazione, con pesanti ripercussioni di immagine per le imprese che non saranno in grado di rispettare i tempi stabiliti.

Per la ricostruzione si potrebbe intervenire con una tecnica antisismica giapponese, che dovrà essere accompagnata da una successiva edificazione razionale. Il Presidente Berlusconi torna così sull’ argomento new town, precisando che non sono ghetti alternativi alla ricostruzione, ma case in più situate in spazi verdi, realizzate con l’ intervento pubblico, ma soprattutto con quello di privati e banche.

Idea che il Presidente del Consiglio difende contro le critiche di noti architetti. Tra questi Fuksas, che boccia le New Town in quanto a suo avviso appartenenti a un’ idea urbanistica americana degli anni ’30. Secondo l’ architetto romano una città è altro rispetto a giardinetti o laghi, che non possono supplire alle tipiche relazioni di un nucleo urbano.

Gravissimi i danni del terremoto in Abruzzo: solidarietà per la ricostruzione

 Drammatici i bilanci sui danni al patrimonio edilizio causati dal terremoto in Abruzzo che ha toccato punte fino a 5,8 gradi della scala Richter. I crolli hanno gravemente colpito il patrimonio artistico dell’ Aquila, per il quale è stata attivata una task force dal Ministero dell’ Interno. Iniziative analoghe sono state prese per le infrastrutture stradali e le comunicazioni. Riaperto il confronto sulle norme tecniche.

Nonostante la mancanza di una classificazione ufficiale, è ipotizzabile che i danni materiali subito dalle zone colpite ammontino a 10 miliardi di euro, Interamente da ricostruire il centro storico del capoluogo abruzzese visto che sono andati distrutti circa i due terzi delle abitazioni, tra cui molti edifici storici. Cinquanta squadre sono già al lavoro per la mappatura del territorio. Dopo aver individuato le aree rosse, accessibili solo ai Vigili del Fuoco, inizierà il censimento dell’ agibilità.

Sono circa 80 mila gli edifici da monitorare, costruiti tra il 1945 e il 1971. Una valutazione esaustiva richiede però che terminino le scosse e che siano rintracciati i proprietari degli immobili per le autorizzazioni. Necessario anche il recupero dei dati catastali, i cui archivi elettronici e cartacei risultano inagibili. Iniziativa analoga per i beni artistici, il cui restauro sarà probabilmente affidato ad equipe statunitensi.

Una casa a prova di scossa. Tutte le regole da seguire: in caso di crollo l’ assicurazione non paga mai

 Di fronte al terremoto sono molti oggi a chiedersi se la propria casa sia a prova di sisma oppure sia una possibile fonte di pericolo. Vediamo quali sono gli elementi da considerare e le possibili soluzioni, con l’ aiuto di esperti: il professor Gian Michele Calvi, presidente della Fondazione Eucentre di Pavia e componente della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, e il professor Vincenzo Petrini, docente di scienza delle costruzioni al Politecnico di Milano. Con fonti bancarie e assicurative, invece, affrontiamo il tema dei danni e dei mutui.

1)Come è fatta una casa resistente al terremoto?
Le accortezze nascono già durante la progettazione: una casa a pianta quadrata sarà meno a rischio di una a forma di serpente. Più una struttura è rigida (come in muratura portante) più sarà importante collegare bene tra di loro gli elementi come fossero parti di una scatola cosicché, in caso di sisma, tutto si muova all’ unisono. Più le strutture sono flessibili (come con l’ acciaio) più bisogna prestare attenzione agli elementi non portanti, affinché assorbano in armonia le sollecitazioni.

AnnoZero. L’ indignazione di Fini per una trasmissione televisiva che ha definito semplicemente indecente

 Il presidente della Camera Gianfranco Fini critica duramente l’ ultima puntata di Anno Zero di Santoro dedicata al sisma in Abruzzo. “L’ unica cosa stonata in questa tragedia – ha detto Fini, visitando la tendopoli di Villa Sant’ Angelo – è stata una trasmissione televisiva, voi sapete quale, semplicemente indecente. Non si può speculare sulla tragedia solamente per l’ indice di ascolto”.

A chi gli chiedeva come si potesse rispondere al problema del servizio pubblico, il presidente della Camera ha sottolineato: “Non spetta a me dirlo, io esprimo l’ indignazione profonda di tutti coloro che l’ hanno visto. Me l’ hanno detto tutti”, ha concluso Fini dopo aver anche ascoltato le storie dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime.