Vittorio Feltri attacca ancora Fini

 Nuovo attacco del direttore del Giornale al presidente della Camera. In un lungo editoriale, prima traccia un lungo excursus sulle vicende politiche recenti che hanno visto protagonista Fini e poi minaccia la pubblicazione un “dossier a luci rosse”.

Secondo Feltri il presidente della Camera “ha l’ esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso di tenere un piede nella maggioranza e uno nell’ opposizione. Deve risolversi subito”.

“E si ricordi che bocciato un lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi”.

“Perché – aggiunge il direttore del quotidiano – oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme. Inoltre, valuti Fini che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile. Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione”.

Estero. Barack Obama: “Via alla riforma sanitaria. Costa meno delle guerre di Bush”

 Il presidente degli Stati Uniti ha lanciato un appassionato appello, con un discorso a sessioni congiunte della Camera dei Rappresentanti e del Senato, perché i congressisti approvino subito una riforma che trasformerà in maniera sostanziale il sistema sanitario statunitense e il mercato delle assicurazioni.

“Siamo l’ unica democrazia al mondo che non garantisce la copertura medica universale ai suoi cittadini” ha detto Obama nel suo intervento, e se non si agisce subito sulla riforma sanitaria, molti americani potrebbero pagare con la vita.

La riforma della sanità pubblica americana proposta dalla Casa Bianca costa meno di quanto abbiamo speso per le guerre in Iraq e in Afghanistan ha poi indicato al Congresso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quantificando i costi della riforma in circa 900 miliardi di dollari in 10 anni.

Ha poi ricordato che anche gli sgravi fiscali offerti ai più ricchi dal suo predecessore George W. Bush e approvati dal Congresso all’ inizio della legislatura in questione sono costati molto di più. Sulla riforma proposta, Obama ha detto che “molti dei costi prospettati verranno pagati con denaro già speso, ma speso male, nel sistema previdenziale attuale. Il piano non aumenterà il nostro deficit”.

La riforma costerà 900 miliardi di dollari nell’ arco dei prossimi dieci anni. Obama ha chiarito che il piano non aumenterà di un solo dollaro il deficit pubblico. “Il motivo per cui ho trovato un debito da mille miliardi di dollari entrando alla Casa Bianca è che troppe delle iniziative prese nell’ ultimo decennio non avevano copertura finanziaria e io non farò lo stesso errore per il sistema sanitario”.

L’ Associazione nazionale magistrati contro Silvio Berlusconi

 Durissima la reazione dei magistrati attraverso Anm e Csm alle accuse rivolte da Silvio Berlsuconi a Porta a Porta (“I pm di Milano hanno insabbiato le indagini su Unipol”). Prima è l’ Associazione nazionale magistrati a farsi sentire: “Una grave interferenza su procedimenti in corso, che costituisce l’ ennesima manifestazione dell’ intolleranza dell’ onorevole Berlusconi nei confronti dell’ indipendente svolgimento delle indagini e di una giurisdizione autonoma dai voleri della politica”.

La lotta alla mafia “non può tollerare infondate operazioni di delegittimazione dei magistrati e delle forze dell’ ordine, esposti in prima linea nell’ azione di contrasto alla criminalità mafiosa”. L’ Associazione nazionale magistrati (Anm) esprime perciò indignazione per le dichiarazioni inaccettabili del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulle procure di Milano e Palermo.

“Ancora una volta l’ onorevole Berlusconi – lamenta in un documento la giunta del sindacato delle toghe – definisce folli i magistrati che hanno come unica responsabilità quella di esercitare le loro funzioni al servizio del Paese, senza condizionamenti”.

Il presidente della Camera attaccato e preso in giro. Ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea

 Da qualche tempo lo attaccano con epiteti taglienti, ora hanno iniziato a prenderlo in giro. Ed ora Gianfranco Fini ha deciso di reagire. Con una linea stringata dal titolo della prima pagina del Secolo d’ Italia di sabato: “E se la vera destra fosse questa qui?”. Nel sommario: “Chiamano Fini traditore, ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea“.

A prima vista sembra uno slogan da prima pagina, e invece ben sette pagine sono dedicate al tentativo di dimostrare che la cultura di destra e i momenti migliori dell’ Msi sono stati segnati dall’ eresia, dall’ anticonformismo, dalla lotta alle due chiese, Dc – Pci, e non certo dal tradizionalismo e dal clericalismo. Alla fine chiedendosi se “a tradire la destra non siano proprio quelli che chiamano Fini traditore”. Con allusione neanche tanto velata ai Veneziani, ai Gasparri, ai tanti che si sono ribellati alla deriva “progressista” di Fini.

Ed ecco invece il contro – messaggio: Gianfranco è più di destra dei suoi detrattori. Non sarà facile, così come complicato è l’ altro obiettivo che ha in mente Fini: riconquistare Alleanza nazionale. Lui non lo ammetterà mai in pubblico, ma da quando An non c’ è più e da quando i suoi ex colonnelli si sono presi la loro autonomia, il presidente della Camera fatica ad essere riconosciuto da Berlusconi come l’ interlocutore che parla a nome di tutta l’ area ex missina. Tanto che Fini e Berlusconi hanno discusso anche di questo in un colloquio riservato che si è svolto poco prima delle vacanze estive.

Ma il presidente della Camera sa che non basta una chiacchierata con il premier per riconquistare il ruolo che aveva, quando trascorreva ore e ore – per tanti anni – nei vertici di Palazzo Grazioli assieme a Bossi, a Pierferdinando Casini e al Cavaliere. E proprio per questo, assieme alle continue esternazioni sui grandi temi politici, Fini ha messo in cantiere un’ altra operazione: trasformare la Fondazione Alleanza nazionale nella cassaforte della sua galassia.

Berlusconi auspica che si interrompa qualsiasi campagna denigratoria su basi false e calunniose contro chiunque

 Neppure dopo lo sfogo sul caso Boffo Silvio Berlusconi smette di attaccare i giornali. È in atto “una campagna eversiva feroce” che punta alle dimissioni del governo e del presidente del Consiglio, ha denunciato il premier nel corso di un’ intervista a Maurizio Belpietro su Canale 5.

Il presidente del Consiglio ha auspicato che si interrompa qualsiasi campagna che attacca chiunque su basi false e calunniose. “Per quanto mi riguarda, oltre alla feroce campagna per chiedere di fatto le mie dimissioni contro la volontà del popolo mi vedo attribuire quotidianamente delle cose che non ho mai detto e neppure pensato. L’ ho detto e lo ripeto con forza: con questa informazione, povera Italia”.

Berlusconi è intervenuto anche sulle proteste seguite alle sue azioni giudiziarie contro La Repubblica e L’ Unità. Ha criticato senza mezzi termini chi denuncia l’ assenza di libertà di stampa definendola una barzelletta di una minoranza comunista e cattocomunista. Minoranza che detiene la proprietà del 90% dei giornali.

“Loro intendono la libertà di stampa come libertà di mistificare, di insultare e di calunniare e quindi sono stato costretto a rivolgermi alla magistratura per difendere il principio importante della libertà di stampa. Se c’ è un pericolo, è quello degli attacchi alla riservatezza delle persone”.

Interpellato sulle candidature alle regionali del 2010 Berlusconi ha fatto il punto delle trattative con la Lega: “Devo ancora fare una riunione con gli esponenti del Pdl per mettere a posto la strategia. Cominceremo a discuterne”, ha detto e ha sottolineato di essere in contatto con Bossi praticamente ogni giorno. Ma quanto alle candidature, il premier dice che è prematuro parlarne, almeno prima della fine di settembre, perchè il Popolo della libertà deve ancora definire una strategia e decidere i nomi.

Cernobbio. Meeting dell’ economia Ambrosetti. Denuncia del Presidente di Assoedilizia

 Partecipando al meeting Ambrosetti dell’ economia, che si tiene a Cernobbio, il presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici, denuncia le iniquità e la antieconomicità della fiscalità immobiliare. La fiscalità immobiliare distorta rovina i bilanci delle piccole imprese e degli investitori del risparmio negli immobili.

“Non è accettabile che lo Stato italiano, di fronte alle legittime richieste dei
proprietari immobiliari rappresentate da Assoedilizia che ha, nel corso degli ultimi mesi, denunciato le iniquità della fiscalità del settore, continui a fare orecchi da mercante.

Questo atteggiamento dello Stato, improntato alla massima del chi ha avuto ha avuto , non va affatto bene. A noi, lo Stato mercante non piace. A noi piace lo Stato dispensatore di giustizia e di equità, responsabile delle sorti dei propri amministrati, non il furbetto.

Ebbene, come si fa a tollerare che si debbano pagare le imposte sul reddito anche quando questo non c’ è più ? O che lo Stato presuma un reddito sulla base di un parametro fissato arbitrariamente dallo stesso, con riferimento ad un valore immobiliare stabilito peraltro unilateralmente e di fatto insindacabilmente sempre dallo Stato stesso?

Alludiamo da un lato all’ obbligo fiscale del proprietario dell’ immobile di pagare l’ Irpef sui canoni di locazione commerciale anche se il conduttore è insolvente; senza che sia previsto alcun meccanismo di credito fiscale. La Corte Costituzionale ha lanciato un monito in proposito, ma né il legislatore, né le interpretazioni ministeriali lo hanno recepito.

D’ altro lato pensiamo alla verifica di congruità dei canoni della locazione, sulla base del 10 % del valore catastale capitalizzato: verifica che apre la strada agli accertamenti. Ebbene, i canoni, per via della crisi economica, diminuiscono: ma i valori catastali, spinti al rialzo dai Comuni alla disperata ricerca di incrementi del gettito ICI, continuano ad aumentare. E la congruità è sempre più lontana.

Bruxelles. Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, replica alla richiesta di Berlusconi

 Il Presidente del Consiglio, come si ricorderà, aveva richiesto nei giorni scorsi le dimissioni di tutti i funzionari coinvolti nel caso Berlusconi – Ue riportato martedì 1° settembre. Immediata la replica di Josè Manuel Barroso, che ha difeso oggi a Bruxelles il suo servizio stampa e tutti i suoi portavoce, affermando che hanno tutta la sua fiducia e il suo sostegno nel loro lavoro quotidiano di informare i cittadini, ciò che costituisce “non solo un diritto ma un dovere” per l’ esecutivo comunitario.

Durante la presentazione del programma politico per il suo secondo mandato destinato all’ europarlamento che voterà la sua conferma nelle prossime settimane, Barroso ha sottolineato la peculiarità del metodo comunitario, e delle istituzioni sovranazionali che lo incarnano, l’europarlamento e la Commissione europea.

Riferendosi alle polemiche di Berlusconi contro le esternazioni dei commissari e portavoce Ue, il capo dell’ esecutivo comunitario ha quindi osservato: “Ci sono persone che a volte non comprendono l’ originalità della Commissione, che ha non solo il diritto, ma il dovere di dare informazioni a tutti i cittadini. È ciò che fa ogni giorno con il servizio dei portavoce, di cui non c’ è nessun altro organismo amministrativo a livello internazionale che si metta ogni giorno al servizio dei cittadini. Il servizio dei portavoce, perciò, ha tutta la mia fiducia e tutto il mio sostegno. Io sono intransigente nella difesa delle prerogative delle istituzioni europee e in particolare della Commissione che deve comunicare su una base di lealtà verso gli Stati membri”.

Le Frecce tricolori hanno solcato il cielo di Tripoli, dopo il braccio di ferro. Berlusconi: “Frecce con tricolore o non voleranno”

 A poche ore dall’ esibizione delle Frecce Tricolori in Libia, per il 40° anniversario della Rivoluzione Verde, quella che doveva essere una dimostrazione di amicizia tra Tripoli e Roma si trasforma in un braccio di ferro. “Non ci alzeremo in volo se i nostri aerei non potranno spendere i colori della nostra bandiera”, ha spiegato il tenente colonnello Massimo Tammaro, capo della pattuglia acrobatica dell’ Aeronautica militare.

Le autorità libiche avevano chiesto che le Frecce tricolori non rilasciassero alcuna scia, dopo aver inutilmente sollecitato l’ utilizzo di un fumo verde in omaggio alla rivoluzione di Muammar Gheddafi. Tripoli, ha aggiunto l’ ambasciatore italiano in Libia, Francesco Trupiano, “ritiene che oggi sia la propria Festa nazionale e vorrebbe avere solo il proprio colore, ma la bandiera della pattuglia acrobatica è quella. I punti sono chiarissimi e i nostri piloti sono pronti al decollo”.

Da Roma è arrivato l’ appoggio del governo ai militari italiani: “Frecce con tricolore o non voleranno”, ha avvertito il premier, Silvio Berlusconi. “Le modalità dell’ esibizione della pattuglia italiana – ha affermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, spiegando di aver parlato con l’ ambasciatore libico a Roma, Hafed Gaddur – sono le stesse costantemente rispettate in tutti i Paesi del mondo dove le Frecce Tricolori si sono esibite. Non può peraltro esserci omaggio migliore per la ritrovata amicizia con la Libia della esibizione della nostra pattuglia che ha, nei fumi tricolore, la sua bandiera e il suo messaggio di pace e concordia“.