Da qualche tempo lo attaccano con epiteti taglienti, ora hanno iniziato a prenderlo in giro. Ed ora Gianfranco Fini ha deciso di reagire. Con una linea stringata dal titolo della prima pagina del Secolo d’ Italia di sabato: “E se la vera destra fosse questa qui?”. Nel sommario: “Chiamano Fini traditore, ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea“.
A prima vista sembra uno slogan da prima pagina, e invece ben sette pagine sono dedicate al tentativo di dimostrare che la cultura di destra e i momenti migliori dell’ Msi sono stati segnati dall’ eresia, dall’ anticonformismo, dalla lotta alle due chiese, Dc – Pci, e non certo dal tradizionalismo e dal clericalismo. Alla fine chiedendosi se “a tradire la destra non siano proprio quelli che chiamano Fini traditore”. Con allusione neanche tanto velata ai Veneziani, ai Gasparri, ai tanti che si sono ribellati alla deriva “progressista” di Fini.
Ed ecco invece il contro – messaggio: Gianfranco è più di destra dei suoi detrattori. Non sarà facile, così come complicato è l’ altro obiettivo che ha in mente Fini: riconquistare Alleanza nazionale. Lui non lo ammetterà mai in pubblico, ma da quando An non c’ è più e da quando i suoi ex colonnelli si sono presi la loro autonomia, il presidente della Camera fatica ad essere riconosciuto da Berlusconi come l’ interlocutore che parla a nome di tutta l’ area ex missina. Tanto che Fini e Berlusconi hanno discusso anche di questo in un colloquio riservato che si è svolto poco prima delle vacanze estive.
Ma il presidente della Camera sa che non basta una chiacchierata con il premier per riconquistare il ruolo che aveva, quando trascorreva ore e ore – per tanti anni – nei vertici di Palazzo Grazioli assieme a Bossi, a Pierferdinando Casini e al Cavaliere. E proprio per questo, assieme alle continue esternazioni sui grandi temi politici, Fini ha messo in cantiere un’ altra operazione: trasformare la Fondazione Alleanza nazionale nella cassaforte della sua galassia.