Immigrati. La Russa: “Sono d’accordo con Fini sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza”

 Il ministro della Difesa Ignazio La Russa concorda con il presidente della Camera Gianfranco Fini che, dal palco della festa del Pdl, ha proposto la riforma della legge sulla cittadinanza. “Sono assolutamente d’ accordo con Fini sul fatto che il tema debba essere affrontato nelle sedi di partito, ha detto La Russa a margine della manifestazione del Popolo della libertà a Milano, sono in più assolutamente d’ accordo con Fini sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza”.

“Penso, ha aggiunto, alla generazione Balotelli, ai ragazzi e ai bambini che hanno già compiuto un ciclo scolastico, e che hanno diritto, se amano l’ Italia, di essere italiani”. Fini aveva espresso l’ auspicio che si potesse acquisire la cittadinanza italiana non solo in base alla burocrazia, ma anche considerando l’ amore per il nostro Paese e dimostrando di conoscere la lingua e la storia italiana.

Attentato in Afghanistan. Il cordoglio di Giorgio Napolitano: “Un augurio ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia”

 Il mondo politico si unisce nel cordoglio per le vittime dell’ attentato talebano a Kabul. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha indirizzato ai familiari dei caduti “l’ espressione del mio più sincero e accorato cordoglio, un augurio ai feriti e ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia in questa difficile missione internazionale per la pace e la stabilità l’ espressione della nostra riconoscenza e vicinanza”.

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso il profondo cordoglio suo e del Governo ed ha sottolineato che il governo è vicino alle famiglie delle vittime, condivide il loro dolore in questo tragico momento ed esprime la sua solidarietà a tutta la missione italiana in Afghanistan impegnata a sostegno della democrazia e della libertà in questo sfortunato Paese.

Renato Schifani, presidente del Senato, ha affermato che il sacrificio di questi eroi costituisce un ulteriore doloroso contributo che i nostri militari, con grande coraggio e professionalità, continuano a dare per difendere la democrazia, la pace e la sicurezza internazionale. L’ Italia si inchina davanti a questi nostri ragazzi e si stringe commossa intorno alle loro famiglie.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha affermato: Le forze armate hanno pagato un ulteriore tributo di sangue a difesa della democrazia in Afghanistan. La Camera si stringe intorno alle famiglie delle vittime e a tutte le forze armate.

Il presidente della Camera non ha nulla da temere

 Gianfranco Fini aveva già intuito che prima o poi Il Giornale si sarebbe occupato di lui, perché una parte del fascicolo a luci rosse di cui ha parlato adesso Vittorio Feltri era già stato pubblicato nel giugno scorso. In quel momento direttore era Mario Giordano e si decise di replicare così alle rivelazioni di Patrizia D’ Addario su Silvio Berlusconi.

“Le escort di D’ Alema”, titolava in prima pagina, ma poi non si faceva alcun cenno all’ ex ministro degli Esteri. Si dava invece conto di un’ inchiesta che nel 1999 aveva consentito di scoprire festini organizzati da alcuni suoi amici e collaboratori con ragazze reclutate da Rita Farnitano, una signora che in cambio sperava di ottenere appalti e incarichi per la sua società di consulenza.

Nei loro verbali – pubblicati dal quotidiano – era chiaramente spiegato che a introdurre nel mondo della politica e dell’ imprenditoria la signora era stato Francesco Cosimi Proietti, che all’ epoca era il segretario di Fini, ma soprattutto uno dei fedelissimi.

Dallo sgomento alla rabbia feroce. E allora il presidente della Camera ha scelto di reagire con una denuncia penale contro Feltri perché io non ho mai avuto frequentazioni di questo tipo o incontri che possano imbarazzarmi e dunque non ho paura che questo fascicolo sia acquisito e reso pubblico.

Il Presidente della Camera querela Vittorio Feltri

 Il Pdl discuta sulle idee di Gianfranco Fini. Giulio Tremonti invita al dialogo ed alla pace nella maggioranza proprio nel giorno in cui Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera e legale del presidente della Camera, annuncia che Gianfranco Fini ha presentato querela contro il direttore de “Il Giornale”, Vittorio Feltri, in relazione all’ articolo “Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento. Ultima chiamata per Fini: o cambia rotta o lascia il Pdl”.

“Su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, globalizzazione, catalogo dei valori e dei principi, dentro il Pdl si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi convince. Questo non vuol dire cambiare, ma capire il programma elettorale”. Il ministro dell’ Economia intervistato dal Corriere della Sera non ha dubbi sul fatto che il Pdl deve discutere sulle idee di Gianfranco Fini e sulla necessità di una tregua. Non lo chiedo io, lo chiede l’ interesse del Paese”.

Giulio Tremonti sottolinea che contro Berlusconi c’ è stata una campagna orchestrata come un’ ordalia pregiudiziaria, tra l’ altro senza che alla base vi sia alcun elemento giudiziario. Domande e sentenze. L’ appello al tribunale dell’ opinione pubblica. Il farsi dei giornali giudici. In questo contesto Berlusconi ha fatto bene a rispondere perché a un’azione corrisponde una reazione.

Vittorio Feltri attacca ancora Fini

 Nuovo attacco del direttore del Giornale al presidente della Camera. In un lungo editoriale, prima traccia un lungo excursus sulle vicende politiche recenti che hanno visto protagonista Fini e poi minaccia la pubblicazione un “dossier a luci rosse”.

Secondo Feltri il presidente della Camera “ha l’ esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso di tenere un piede nella maggioranza e uno nell’ opposizione. Deve risolversi subito”.

“E si ricordi che bocciato un lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi”.

“Perché – aggiunge il direttore del quotidiano – oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme. Inoltre, valuti Fini che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile. Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione”.

Il presidente della Camera all’ Aquila insieme a Nancy Pelosi: la storia di questa donna è la dimostrazione che una vera integrazione è possibile

 Gianfranco Fini e la Speaker della Camera di Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, hanno visitato ieri mattina alcune zone colpite dal sisma in Abruzzo. Dopo l’ arrivo alla caserma della Guardia di finanza di Coppito dove sono stati ricevuti dal capo della protezione civile Guido Bertolaso, Fini e Pelosi hanno visitato il centro dell’ Aquila.

Poi Fini e Pelosi sono arrivati a piazza Duomo dove sono entrati nella chiesa delle Anime Sante, danneggiata seriamente durante il terremoto. In seguito, hanno partecipato a Villa Sant’ Angelo alla cerimonia di inaugurazione delle scuola materna intitolata a Nino Sospiri.

“Quando le istituzioni lavorano in modo sinergico, i risultati si raggiungono anche in tempi più brevi di quelli previsti”. Ha sottolineato il presidente della Camera durante un breve discorso. Fini ha voluto rendere omaggio alla grande capacità, pazienza e incessante lavoro del sottosegretario Bertolaso e a tutti coloro che con lui hanno lavorato per la ricostruzione.

È gelo tra Fini – Berlusconi: botta e risposta a distanza. Teso il dibattito interno al Pdl

 In attesa dell’ intervento del presidente della Camera alla scuola politica di Gubbio, il coordinatore del partito Ignazio la Russa ammette che “ci sono opinioni del presidente Fini, non espresse adesso per la prima volta, che non sempre sono condivise totalmente dal Pdl: queste questioni politiche meritano un luogo e un’ occasione dove essere dibattute anche all’ interno del partito. Non credo che il presidente della Camera aspiri a fare il capo di un altro partito, altrimenti non sarebbe stato il cofondatore, solo pochi mesi fa, del Popolo della libertà”.

La Russa, intervistato da Maurizio Belpietro, conclude: “Fini è il presidente della Camera, in questa fase non svolge direttamente un ruolo di leader all’ interno del Pdl, ma credo che da lì nascano non dico molti equivoci, ma molte valutazioni divergenti”.

“Alcune delle dichiarazioni di Fini non fanno parte del bagaglio culturale della destra – sostiene il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli – ma lui ha tutto il diritto di farle”.

“Nel partito, aggiunge, il confronto è necessario. Ne uscirà un Pdl più forte. Sono convinto che abbiamo fatto la scelta giusta, non si può assolutamente tornare indietro”. Dello stesso avviso Italo Bocchino, vice capogruppo del partito alla Camera vicino alle posizioni di Fini: “Il Pdl ha pochi mesi di vita – dice – ed è un grande partito rappresentativo di circa il 40% degli italiani. In una realtà così grande ed ancora in fase di costruzione può anche accadere che ci sia bisogno di discutere”.

Il presidente della Camera attaccato e preso in giro. Ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea

 Da qualche tempo lo attaccano con epiteti taglienti, ora hanno iniziato a prenderlo in giro. Ed ora Gianfranco Fini ha deciso di reagire. Con una linea stringata dal titolo della prima pagina del Secolo d’ Italia di sabato: “E se la vera destra fosse questa qui?”. Nel sommario: “Chiamano Fini traditore, ma la sua politica guarda alla tradizione italiana ed europea“.

A prima vista sembra uno slogan da prima pagina, e invece ben sette pagine sono dedicate al tentativo di dimostrare che la cultura di destra e i momenti migliori dell’ Msi sono stati segnati dall’ eresia, dall’ anticonformismo, dalla lotta alle due chiese, Dc – Pci, e non certo dal tradizionalismo e dal clericalismo. Alla fine chiedendosi se “a tradire la destra non siano proprio quelli che chiamano Fini traditore”. Con allusione neanche tanto velata ai Veneziani, ai Gasparri, ai tanti che si sono ribellati alla deriva “progressista” di Fini.

Ed ecco invece il contro – messaggio: Gianfranco è più di destra dei suoi detrattori. Non sarà facile, così come complicato è l’ altro obiettivo che ha in mente Fini: riconquistare Alleanza nazionale. Lui non lo ammetterà mai in pubblico, ma da quando An non c’ è più e da quando i suoi ex colonnelli si sono presi la loro autonomia, il presidente della Camera fatica ad essere riconosciuto da Berlusconi come l’ interlocutore che parla a nome di tutta l’ area ex missina. Tanto che Fini e Berlusconi hanno discusso anche di questo in un colloquio riservato che si è svolto poco prima delle vacanze estive.

Ma il presidente della Camera sa che non basta una chiacchierata con il premier per riconquistare il ruolo che aveva, quando trascorreva ore e ore – per tanti anni – nei vertici di Palazzo Grazioli assieme a Bossi, a Pierferdinando Casini e al Cavaliere. E proprio per questo, assieme alle continue esternazioni sui grandi temi politici, Fini ha messo in cantiere un’ altra operazione: trasformare la Fondazione Alleanza nazionale nella cassaforte della sua galassia.