Intesa bipartisan per Alitalia

 L’epoca dello scontro totale su Alitalia sembra archiviata e il nuovo obiettivo del Governo Prodi e del premier in pectore, Silvio Berlusconi, è quello di trovare una soluzione bipartisan per garantire la continuità aziendale e poter così chiudere il dossier privatizzazione in tempi brevi. E’ questo il primo risultato che hanno messo a segno i due ambasciatori, Gianni ed Enrico Letta, in un incontro a Palazzo Chigi al quale hanno preso parte anche il super consulente del Cavaliere, Bruno Ermolli (che cura la costruzione della cordata italiana), il sottosegretario al Tesoro Massimo Tononi e il direttore generale Vittorio Grilli.

Chiara la richiesta del Pdl al governo uscente: evitare il collasso prima dell’insediamento del nuovo Esecutivo. Trovare la soluzione per far superare ad Alitalia la metà di maggio senza finire in Tribunale non è comunque cosa facile: una linea di credito o un’iniezione di liquidità sono le due strade possibili. Ma certo non sono facili da percorrere. Ragion per cui il governo Prodi avrebbe fissato i propri paletti: scongiurare il commissariamento è possibile, a patto che dal Pdl arrivi una chiara e pubblica assunzione di responsabilità su questo punto.

Appello di Veltroni al Pdl: Sulla scelta del commissario Ue prevalga il dialogo

 “Non è stato un buon avvio”. Così Walter Veltroni aveva esordito in conferenza stampa il giorno dopo le elezioni a proposito dei primi passi del leader del Pdl Silvio Berlusconi in materia di collaborazione e dialogo con quella che sarà la futura opposizione. Un commento, quello di Veltroni, che sembra essere confermato anche dalle mosse che il cavaliere sta intraprendendo anche a livello europeo.

La nomina del commissario europeo che dovrà andare a sostituire Franco Frattini rischia infatti di rappresentare un evitabilissimo terreno di scontro. L’indirizzo preso dalla destra pare sia quello di imporre un nome, a prescindere da un accordo con l’opposizione in questo senso. Cosa che potrebbe rappresentare uno spiacevole precedente. L’atteggiamento di Berlusconi è stato duramente criticato dal segretario del PD.

Baio e Ferrante (Pd): Per Presidenza Senato da Pdl nomi non all’altezza

 Ad appena due giorni dalle elezioni il centrodestra già litiga sugli incarichi di governo e mostra le evidenti divisioni della coalizione”. Lo dichiarano i senatori del Partito democratico Emanuela Baio e Francesco Ferrante.
“Ancor più preoccupante per il futuro del Paese è vedere il dibattito che si sta sviluppando intorno alla nomina del Presidente del Senato.

La sensazione – aggiungono – è che si stiano facendo nomi senza riflettere troppo sulla statura istituzionale e sulla cultura politica necessari a ricoprire un ruolo prestigioso qual è quello della seconda carica dello Stato”.

Consiglio federale dei Verdi il 10 e 11 maggio

 “L’esecutivo nazionale dei Verdi ha deciso di convocare il congresso straordinario, dopo il tracollo elettorale che ha cancellato la Sinistra Arcobaleno in Parlamento. Il 10 e l’11 maggio si riunirà il Consiglio federale del Sole che ride per stabilire il percorso verso il congresso, la data e le modalità di ascolto delle realtà territoriali”. Lo ha reso noto oggi un comunicato stampa dei Verdi, che ha specificato che al Consiglio federale, “il presidente e l’intero esecutivo nazionale si presenteranno dimissionari”.
“E’ stata una sconfitta netta al di là delle previsioni – commentava ieri Alfonso Pecoraro Scanio – il meccanismo dell’astensione da una parte e di una campagna elettorale truffaldina dall’altra in cui sono state oscurate le forze politiche che non fossero Pd e Pdl, hanno contribuito, con una legge elettorale pessima, a questo risultato”.

I Verdi tedeschi, nel ’90, ricordava Pecoraro “non capirono cosa successe con l’unificazione e non riuscirono a entrare in Parlamento ma da fuori del Parlamento hanno saputo ricostruire le ragioni di un rafforzamento che poi e’ avvenuto con le coalizioni successive: dovremmo fare lo stesso”.

“E’ necessario aprire una riflessione all’interno dei Verdi e con gli amici della Sinistra Arcobaleno sulle prospettive future”, spiegava sempre ieri Angelo Bonelli. “Il risultato è talmente negativo che non si può fare finta di nulla”. Per Bonelli “è mancata la capacita’ di comunicare una proposta politica significativa e moderna. Per questo bisogna aprire una riflessione all’interno dei verdi ma, per correttezza, anche con gli amici della Sinistra”.

Prc, l’ora della verità. Fine settimana Cpn, a luglio il congresso

 Cinque ore di discussione: tanto è durata, nella sede nazionale, la segreteria più difficile di Rifondazione comunista, convocata già lunedì sera quando la dimensione del disastro elettorale era ormai evidente. Facce scure e volti tirati di chi non ha dormito. Lo tsunami che ha spazzato via la Sinistra arcobaleno, una tragedia umana oltre che politica, ha conseguenze immediate: la convocazione urgente degli organismi dirigenti (direzione venerdì e comitato politico sabato e domenica), e congresso anticipato a luglio.

Sul tavolo numeri impietosi: 3,2% al Senato; 3,1% alla Camera. Cioè zero senatori e zero deputati: tre milioni di voti spariti nel nulla. Ma non è solo (si fa per dire) questo. E’ che il disastro è omogeneo, da Nord a Sud; non si è salvata, praticamente, nessuna roccaforte rossa, né vecchia né nuova, né piccola, né grande. Anche se, va detto, il voto locale (comuni e province) sta restituendo una fotografia meno drammatica. Una debacle tale da suscitare, a destra e a sinistra, reazioni di stupore e preoccupazione per l’assenza dal parlamento di un forza “estrema”. Goffredo Bettini, braccio destro di Veltroni, sostiene che «il fatto che la sinistra non sia in Parlamento non è positivo per la dialettica democratica. Un pezzo dell’Italia non è rappresentata e questo è un problema» (davvero curioso che lo dica lui); c’è persino chi evoca scenari di nuovo terrorismo. Ma intanto la Lega può vantarsi di essere «il partito nuovo dei lavoratori».

Amministrative, arriva l’onda lunga del Cavaliere

 Roma – Anche sulla capitale, come nel resto d’Italia, l’onda lunga della vittoria di Berlusconi si sta abbattendo sul centrosinistra. Roma, città storicamente amministrata dalla sinistra, ma non certo di sinistra, va al ballottaggio. E ci va con lo stesso candidato punito dagli elettori solo 2 anni fa. Il duello del 27-28 aprile con il candidato del Pdl Gianni Alemanno, si annuncia difficile per le condizioni diverse rispetto a due anni fa, quando l’esponente di An si fermò al 37% nel primo turno. Conteranno quindi anche possibili apparentamenti o comunque i voti di candidati che finiscono fuori dal gioco al primo turno. Storace (al 3,4%) ha annunciato che giovedì, dopo aver convocato l’esecutivo nazionale de La Destra, scioglierà le riserve in merito a un possibile appoggio del suo partito ad Alemanno nel caso di un secondo turno di votazioni. Mentre l’Udc, secondo quanto detto da Casini, potrebbe decidere a chi dare il suo appoggio con «primarie aperte a tutti gli iscritti». Un’idea che piace al candidato sindaco del Pd. «Penso che potranno venire sulla mia candidatura – sostuiene Rutelli -, ho fiducia. È giusta l’idea di fare le primarie, ma lo vedremo con i risultati definitivi».