Fini:”Odioso fare il collegamento tra crimine e stranieri”

 Il presidente di Montecitorio usa parole chiarissime sugli stranieri. “Odioso fare il collegamento tra crimine e stranieri” dice Gianfranco Fini durante la presentazione del Rapporto Cnel (Consiglio nazionale dell’ economia e del lavoro) sull’ integrazione degli immigrati in Italia, nel giorno in cui il Cdm vara il Dl antistupri. Per Fini “l’ interesse dei lavoratori immigrati è comune a quello degli italiani”. Il leader di Montecitorio sottolinea che “appaiono decisive misure come l’ estensione e il potenziamento degli ammortizzatori sociali insieme ai processi di formazione e inserimento al lavoro. Un fattore che potrebbe ostacolare i processi di integrazione e fornire ulteriore alimento all’ intolleranza è l’ allarme sociale che cresce di pari passo con i casi di criminalità che purtroppo riempiono le cronache”.

Decreto sicurezza: sì alle ronde

 Torna l’ ipotesi delle ronde, che sembrava tramontata e si delinea l’ aumento degli organici delle forze dell’ ordine (potrebbero essere 2.000 in più). Con una scelta in questa direzione si rafforzerebbe il pugno di ferro contro gli stupratori, prevedendo l’ ergastolo per chi uccide la vittima dopo la violenza sessuale. Queste le novità della bozza di decreto legge sulla sicurezza che il Governo intende approvare al prossimo Consiglio dei ministri di venerdì. Dopo lo stop, infatti, si è tornati a parlare di ronde nel decreto legge anti-stupri che sarà approvato venerdì prossimo, ma con una nuova formulazione, che evidenzia il ruolo di sindaci e prefetti. Il testo, cui lavora in primis il Viminale, insieme ai ministeri della Giustizia e delle Pari opportunità, è comunque ancora suscettibile di cambiamenti e la messa a punto proseguirà nei prossimi giorni. Per quanto riguarda l’ aumento degli organici delle forze dell’ ordine, questi non sarebbero propriamente nuovi assunti, ma volontari in ferma breve o prefissata che sono risultati idonei nei concorsi degli anni scorsi.

Fini: Un’infamia le leggi razziali. E la Chiesa, come l’Italia, si adeguò

 Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, torna a condannare duramente «l’infamia» delle leggi razziali, ma questa volta lo fa sottolineando anche l’immobilismo della società italiana e della Chiesa cattolica contro la legislazione antiebraica. «L’ideologia fascista non spiega da sola l’infamia delle leggi razziali» spiega Fini in un passaggio del suo intervento alla conferenza organizzata a Montecitorio nel 70esimo anniversario delle leggi antiebraiche e razziste. «C’è da chiedersi – ha aggiunto il numero uno di Montecitorio – perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo – ha sottolineato Fini – da parte della Chiesa cattolica».

«PAGINA BUIA» – «Rievochiamo oggi – ha aggiunto il presidente della Camera – una pagina vergognosa della storia italiana. Quelle leggi hanno rappresentato uno dei momenti più bui nelle vicende de nostro popolo».

Giustizia, Fini: Necessaria una riforma condivisa

Una riforma condivisa, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario, che intervenga anche sull’assetto della magistratura. E’ quanto auspica il presidente della Camera Gianfranco Fini . “E’ necessaria una riforma – dice Fini conversando con i cronisti a Montecitorio – che abbia come obiettivo condiviso ciò che è auspicato da tutte le forze politiche, e cioè l’efficienza del sistema giudiziario. Al di là delle ricorrenti polemiche e strumentalizzazioni, è innegabile che allo stato attuale la durata dei processi preclude la tutela dei diritti dei cittadini e ciò è davvero inaccettabile”. “Credo che in quest’ottica sia doveroso, ferme restando l’indipendenza e l’autonomia, riflettere anche sull’assetto della magistratura, se davvero si vuole – conclude Fini – che sia all’altezza delle proprie funzioni costituzionali”.

La Lega, però, ribadisce le sue priorità. “E’ necessario portare a casa il federalismo”, insiste il ministro delle Riforme Umberto Bossi. Riforma fiscale e quella della giustizia camminano “ognuna con le proprie gambe” ma, precisa, ”il federalismo è già in commissione e per forza va avanti prima”. Quindi chiarisce: “Se si possono fare tutti e due è meglio”, anche se “non so se sono così bravo a fare due cose insieme”.

Federalismo, Fini e D’Alema uniti: Serve una commissione bicamerale

 Ripartire presto con le riforme istituzionali, e dal lavoro già fatto con la bozza Violante, già terreno di confronto nella scorsa legislatura. E approfittare del federalismo fiscale, che aspetta solo di essere attuato, con una commissione bicamerale ad hoc per i decreti attuativi. È l’asse tra Gianfranco Fini e Massimo D’Alema, ideatori e protagonisti del seminario di Asolo organizzato dalle rispettive fondazioni, Farefuturo e Italianieuropei su cui frenano però Lega e Forza Italia. Fuori dal Palazzo, davanti ai giovani di destra e di sinistra che per due giorni hanno pranzato, pensato e lavorato insieme, la ’politica delle ideè chiede alla ’politica litigiosa dei partitì di fare un passo in avanti, di abbandonare i tentennamenti e di procedere spedita verso una condivisione delle riforme istituzionali. A partire da dove si è fermata, cioè dalla bozza che contiene le modifiche alla seconda parte della Costituzione, presentata da Luciano Violante e approvata dalla Commissione affari costituzionali nella scorsa legislatura. E per dare un segnale concreto di questa volontà, maggioranza e opposizione hanno il compito di istituire al più presto una commissione bicamerale che si occupi dei decreti attuativi del federalismo fiscale, proposto dal ministro Calderoli.

Fini: Legislatura sprecata senza dialogo. Convergenze possibili

 MILANO – «Se oggi D’Alema voleva dire: discutiamo su come rendere questa legislatura fruttuosa, questa cosa deve essere condivisa. D’Alema non è uno sprovveduto, ha capito che questa legislatura dura cinque anni». Ed ancora: «Mi auguro che ci sia un riscontro fin dalle prossime settimane. Sarebbe l’ennesima legislatura sprecata se non si desse corso ad un dialogo tra maggioranza e opposizione». Gianfranco Fini non lascia cadere nel vuoto l’appello a cercare ampie convergenze sulle riforme lanciato dall’esponente del Pd durante il convegno dei giovani industriali a Capri. «Non sarebbe male – ha detto Fini, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli alla festa della Libertà di Milano – se in questa legislatura ci si potesse confrontare seriamente su quale assetto dare al sistema italiano».

«CONVERGENZE POSSIBILI» – Il presidente della Camera ha ricordato che «c’è già una struttura federale nei fatti in Italia». Accennando al sistema tedesco, Fini ha ipotizzato che «si potrebbero registrare delle convergenze». Da più parti – ha detto il presidente della Camera – si dice che occorre ridurre il numero dei deputati. L’ammodernamento del Titolo v – aggiunge la terza carica dello Stato – potrebbe essere un altro spunto di dialogo e di convergenza». Per Fini «è giusto confrontarsi sulle regole del gioco: mi auguro che ci sia un confronto anche sul federalismo fiscale. Spero – conclude Fini – che questa assenza di pregiudizio orienti le forze politiche verso il confronto».

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Fini avvisa Berlusconi: La Camera reagirà ai troppi decreti

 Il presidente della Camera dice basta all’abuso di decreti: “Il ricorso ai decreti legge rientra tra le prerogative del governo. Un eventuale abuso di questo strumento – dichiara oggi Gianfranco Fini – non solo determinerebbe valutazioni di tipo politico, ma anche il diritto della Camera di far sentire la propria voce”.

Il numero uno di Montecitorio interviene in Aula dopo le sollecitazioni nei suoi confronti venute dall’opposizione, all’indomani delle dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sulle intenzioni di ricorrere con più frequenza allo strumento della decretazione d’urgenza.

La Russa (AN): Sul voto agli immigrati nessun contrasto fra Fini e PdL

 “Come dirigente di An posso ribadire in modo netto e deciso, non in contrasto con quanto pensa Fini che parla da presidente della Camera, che per il nostro partito la questione del voto agli immigrati non è una priorità”. E’ quanto ha dichiarato il reggente di An e ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo le polemiche sorte alla lettera inviata dal segretario del Pd, Walter Veltroni, al presidente della Camera sollecitandolo ad avviare un dibattito in Parlamento sul tema della concessione del diritto di voto agli immigrati regolari.
“Per An – ha ricordato La Russa – la priorità è la lotta all’immigrazione clandestina, è la necessità di invertire quel tam tam della sinistra che ha fatto passare l’Italia per il Paese di Bengodi, per la terra che accoglie tutti indistintamente. In prospettiva certo parleremo di cittadinanza e di integrazione, perché il partito non è una caserma, ma per adesso non se ne discuterà nemmeno”.

Voto agli immigrati, Berlusconi, Maroni e An “sconfessano” Fini

 Roberto Maroni non ci sta e conferma la contrarietà della Lega alla concessione al diritto di voto agli immigrati. «La Lega è sempre stata nettamente contraria e confermiamo la nostra contrarietà – dice il ministro – Non credo che questa iniziativa vada avanti non è all’ordine del giorno».

Berlusconi “bacchetta Fini”
Ma i malumori scatenati dall’apertura di Fini hanno indotto lo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ad intervenire sul tema. L’ipotesi di concedere il voto agli immigrati, secondo il permier, sarebbe solamente «un parere» di Gianfranco Fini, una posizione personale non presente nel programma della Pdl. La proposta, ha spiegato il capo del Pdl «non è nel nostro programma e io credo che il presidente Fini abbia espresso un suo parere, ma non mi risulta che anche da parte di esponenti importanti di Anci sia all’ordine del giorno del Parlamento un intervento di legge».

Voto agli immigrati: apertura di Fini alla proposta di Veltroni

 Concedere il diritto di voto agli immigrati, a certe condizioni, “non è un’ipotesi sciagurata” né un’idea “criminale”, ma gli stranieri “devono dimostrare di essere in grado di adempiere a certi doveri”.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini risponde così dal palco della festa nazionale del Pd a Firenze, alla questione del riconoscimento del diritto di voto amministrativo agli extracomunitari, sollevata alcuni giorni fa dal segretario democratico Veltroni con una lettera.
“Il diritto di voto amministrativo per alcune categorie di stranieri residenti in modo regolare e da un certo numero di anni in Italia – ha aggiunto Fini – non va visto né come ipotesi sciagurata né come garanzia assoluta di integrazione perché va ricordato che alcuni stranieri hanno già il diritto di voto e sono quelli appartenenti ai 27 paesi dell’Unione Europea compresi quelli che, come Bulgaria e Romania, non hanno dimostrato una reale volontà di integrazione”.