Se ne è parlato al 19° Incontro di Caidate organizzato da Giuseppe Barbiano di Belgiojoso e dalla famiglia, ospiti Ferruccio De Bortoli e Francesco Caio, moderatore Sergio Romano. Circa 450 gli ospiti. È stato detto, a conclusione del 19° Incontro di Caidate organizzato impeccabilmente – come è tradizione – dal conte Giuseppe Barbiano di Belgiojoso e dalla storica famiglia nel Castello che domina l’ Arno lombardo: internet è una rivoluzione.
Ed infatti quanto si è sentito da Ferruccio De Bortoli, giornalista da tempo ai vertici della comunicazione nazionale e da Francesco Caio, uno dei maggiori esperti mondiali delle reti a banda larga coordinati dall’ ambasciatore e notista politico Sergio Romano – che ha ricordato, assieme a Giuseppe Belgiojoso, lo scomparso patriarca della famiglia, Lodovico – ha fatto capire agli oltre 450 esponenti del patriziato e dell’ alta borghesia lombardi, di imprenditori, di uomini di cultura, di politici invitati, quale ruolo abbia la digitalizzazione della comunicazione nel nostro mondo.
Innanzitutto quale peso abbia avuto nella globalizzazione. “Se pensiamo – ha detto Caio – che giusto 40 anni fa gli uomini che misero piede sulla Luna potevano contare su computer che operavano con soli 64 kbyte (potenza che oggi neppure più si trova sul più modesto dei telefonini) e che, da allora, la capacità operativa raddoppia ogni 18 mesi, si capisce come gran parte del Pil di un Paese venga condizionato dalla digitalizzazione della comunicazione – informazione”.
Uno degli esempi più evidenti è costituito dalla comunicazione su carta stampata e dalla comunicazione via web. Nel primo caso, per veicolare una notizia occorrono carta, macchine di stampa, distribuzione (auto, aerei, treni, edicole). Nel secondo caso, soltanto un computer o un telefonino che garantiscono, in più, l’ interattività: si può non solo leggere la notizia in tempo reale ma inviarla, commentarla. La rete digitale sostituisce la rete industriale – commerciale creando sì problemi di occupazione, ma anche opportunità.
Ed anche un rischio, forse il più grave. Che la marea di informazioni causata dalla facilità di produrle porti all’ incapacità di selezionarle, di dare ad esse una logica, e quindi ci possa schiacciare digitalmente in un universo senza senso.