L’ incubo di Berlusconi: la telecamera

 La grossa trappola che teme il il premier, di qui alle elezioni, non consiste nelle rivelazioni osé dei giornali nemici, come li battezza lui, gruppo “Repubblica” in testa. Il vero incubo di Berlusconi, quello che in queste ore ne attizza gli sfoghi semipubblici, ha l’ aspetto a lui molto familiare di una telecamera. Che l’ attende al varco dopo il comizio, la manifestazione pubblica, la passeggiata tra la gente.

E riprende un gruppo di contestatori, magari semplici figuranti, che spuntano fuori come dal nulla, peraltro inquadrati in modo da sembrare folle oceaniche. E la contestazione organizzata fa subito il giro del mondo, creando l’ evento simbolico della dissacrazione, come fu per Bettino Craxi il famoso lancio di monetine in via del Corso, prologo della sua fine politica.

Questo raccontano dalle parti di Berlusconi. Un segnale d’ allarme l’ ha captato lui personalmente domenica, dopo la sconfitta del Milan contro la Roma. Le cronache riferiscono di una lunga sosta negli spogliatoi per catechizzare la squadra. Però circola un’ altra cruda versione. Secondo la quale in realtà Silvio avrebbe lungamente atteso nel garage di San Siro che i tifosi defluissero, per timore che qualcuno degli scalmanati gli urlasse papi, oppure Noemi davanti alla famosa telecamera.

Non certo targata Mediaset, si può giurare. E magari neppure di mamma Rai. Però ci sono altre reti. Sky, ad esempio. Nell’ entourage di Berlusconi si punta l’ indice contro Murdoch. Qualcuno della guardia pretoria arriva ad additare il magnate australiano, l’ ex alleato del Cavaliere diventato rivale acerrimo, addirittura come possibile artefice del trappolone mondiale, appunto.

Berlusconi intervistato dalla Cnn. Denuncia dell’ Idv: il Tg1 e il Tg3 avrebbero modificato delle immagini

 La Rai: “Nessuna immagine taroccata. Il video è stato ripreso lunedì da Tg1 e Tg3, ma nelle immagini si nota una differenza. Nel filmato messo in onda dalla Rai accanto al Cavaliere che parla, appare il logo elettorale del Pdl, con la scritta Berlusconi presidente. Del simbolo non c’ è traccia nell’ intervista originale realizzata dalla tv americana”.

La denuncia è dell’ Idv. “Il Tg1 delle 20 ed il Tg3 delle 19 lunedì hanno mandato in onda un servizio con immagini taroccate dell’ intervista che la Cnn ha fatto al presidente Berlusconi. Compare infatti alla sinistra del premier il simbolo elettorale del Pdl, con la scritta Berlusconi Presidente, che difficilmente si può credere sia stato inserito dal montaggio della rete televisiva americana”, accusa il senatore Francesco Pancho Pardi, capogruppo in commissione di Vigilanza.

“Da indiscrezioni risulterebbe che le immagini mandate in onda dalla Rai, senza alcun vaglio, siano opera di una emittente locale sarda, Videolina, di proprietà di casa Berlusconi. Questo grandioso spot elettorale deve essere chiarito al più presto: mi rivolgo quindi al presidente Zavoli e ai direttori delle testate giornalistiche per avere chiarimenti immediati sull’ accaduto. Mi riservo infine un’ interrogazione urgente al ministro competente”. Viale Mazzini replica tuttavia che si tratta di due interviste diverse: una della Cnn e una all’ emittente locale Videolina, realizzate in momenti diversi. In quella realizzata dalla tv regionale sarda, appare il logo del Pdl.

Per la riforma del Parlamento Berlusconi rilancia il ddl di iniziativa popolare

 “Sto veramente pensando di portare i deputati a 300 e i senatori a 150. Perché un testo di iniziativa popolare? Perché voglio vedere il Parlamento non votare positivamente una legge presentata con il sostegno di milioni di elettori”.

Berlusconi rilancia il ddl di iniziativa popolare per riformare il Parlamento in una intervista a Rtl. Il premier tenta di smorzare i toni usati all’ assemlea di Confindustria e definisce il Parlamento pletorico (e non inutile). Berlusconi è chiaro: “630 deputati sono troppi, a causa di questo regolamento per fare una legge ci vogliono venti mesi. Non si può pretendere di essere uno Stato moderno se andiamo avanti così”.

Poi una battuta sul caso Mills che “sarà ancora una volta un boomerang che rafforzerà la mia parte politica e indebolirà la sinistra e i suoi giudici. L’ obiettivo del Pdl è molto di più del 40 per cento. I sondaggi ci danno al 45 per cento e io al nostro congresso ho indicato come obiettivo il 51 per cento, come risultato da attingere nei prossimi anni per il nostro partito”.

Il premier non perde di vista l’ appuntamento elettorale del 6 – 7 giugno e avverte: “Bisogna mandare in Europa gente non solo capace ma che sia presente, entrando a far parte dell’ Europarlamento. Se gli italiani non disperderanno il loro voto sulle piccole formazioni o sulla sinistra, il nostro gruppo parlamentare avrà la possibilità di essere determinante in Europa. Anche perché dobbiamo dare un drizzone all’ Europa». Il premier ha ribadito che a suo avviso serve un presidente del Consiglio europeo che non duri in carica solo sei mesi.

Riforma del Parlamento. Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi: due opinioni a confronto

 Ancora una volta il presidente della Camera ribadisce il suo punto di vista: “È una questione che non si pone, dice a proposito della possibilità di fare proposte di legge di iniziativa popolare, come annunciato dal premier, e sostiene che la strada indicata da Berlusconi, anche nel caso di argomenti da lui citati (come la riduzione del numero dei parlamentari), non produce da sé il risultato auspicato.

“Una proposta di legge di iniziativa popolare – spiega infatti Fini – non sostituisce il Parlamento. È una delle modalità previste dai costituenti per l’ avvio dell’ iter legislativo. Chi può dare il via a una legge? I cittadini, i parlamentari o il governo. Ma è sempre il Parlamento che decide”.

E poco dopo anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, interviene sulla questione: “Ci sono sono tante altre riforme da fare, con un Parlamento più snello si potrebbe procedere a passo più veloce. Il governo in un anno ha già riformato la scuola, ha tagliato migliaia di leggi inutili, ridotto sprechi e lentezze burocratiche, ha avviato un’ autentica rivoluzione nella pubblica amministrazione”.

Nuovi ddl per regolare il processo. L’ Idv: un altro Lodo Alfano

 Il giorno dopo la sentenza Mills, e lo sfogone del premier, il Pdl riparte di slancio dalle leggi che regolano i giudici e i tribunali. Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, si precipita alla Camera per depositare gli emendamenti del governo al ddl sulle intercettazioni. Il governo di colpo ha fretta. Caliendo arriva convinto che il ddl si voterà la settimana prossima e sa che il risultato è scontato, visto che sarà un voto di fiducia.

Gli emendamenti non apportano grandi sorprese: si ammorbidiscono i vincoli e le sanzioni per i giornalisti e si alleggerisce la formulazione degli indizi di colpevolezza che serviranno per autorizzare un’ intercettazione. L’ unica novità è un sistema di salvaguardia per le conversazioni degli 007. I magistrati dovranno prima chiedere il permesso al presidente del Consiglio. Il Pd grida all’ ennesimo scandalo. Con sorpresa del sottosegretario Caliendo, però, la questione slitterà di un mese o addirittura due.

Nel pieno della riunione, la presidente Giulia Bongiorno viene informata dallo staff di Fini che la Conferenza dei capigruppo ha appena deciso di chiudere la Camera per la campagna elettorale. Insomma, nessuna accelerazione. Anzi. E c’ è persino chi pensa a uno sgambetto dei leghisti. Ma Roberto Cota, il capogruppo, precisa: “Nessun dissidio. Il rinvio è solo tecnico. L’ accordo tra noi è saldo”.

Caso Mills, Berlusconi non andrà a riferire in Parlamento

 Berlusconi ha deciso di non andare in Parlamento per i giudici del caso Mills. E l’ opposizione, anziché pretendere il dibattito in aula, respira di sollievo. Il vento è già girato. La nuova polemica investe la Rai, le nomine, le lottizzazioni… Di giustizia si tornerà a parlare, certo, ma dopo le Europee. In questo momento converrebbe solo a Di Pietro (ecco perché il Pd cambia volentieri registro) e alla Lega (guarda caso, da Bossi zero solidarietà al premier).

Franceschini, che sulle prime era balzato in groppa alla sentenza milanese, ora si pone alla testa delle posizioni più realiste e manda un messaggio limpido al premier: stia alla larga dal Parlamento. “Dall’ inizio della legislatura”, argomenta il segretario democratico, “Berlusconi non ha mai trovato un minuto per parlare in Aula dei problemi degli italiani. Adesso intende venire per autoassolversi e per sollevare un polverone politico”.

La reazione dell’ Anm, solitamente vibrata, stavolta suona rituale: “Inaccettabile invettiva di Berlusconi, gravi i toni denigratori, solidarietà e vicinanza ai colleghi Gandus, Caccialanza e Dorigo”. Invece quanta fatica, narrano al Plebiscito, stoppare Berlusconi. L’ idea della piazzata alle Camere era tutta sua, e non perché gli fossero saltati i nervi. Al contrario.

Il caso Mills: è ancora polemica. Pd e Idv contro Berlusconi

 La bufera sul “caso Mills” continua a imperversare. Il centrodestra compatto difende Berlusconi e il portavoce, Paolo Bonaiuti, parla di “attacco politico a orologeria” che arriva a due settimane dalle elezioni.

L’ opposizione sottolinea che sono stati rispettati i termini per il deposito delle motivazioni della sentenza e, con toni diversi, attacca il premier. Sembra allontanarsi invece l’ ipotesi, annunciata già ieri mattina dallo stesso Berlusconi, di riferire sulla vicenda dinanzi alle Camere. La questione non è stata affrontata dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio e nessuna richiesta di comunicazioni del governo è stata avanzata formalmente.

Fonti parlamentari del Pdl riferiscono che la cosa potrebbe slittare per non prestare ulteriormente il fianco alle polemiche dell’ opposizione. La tesi delle opposizioni: “Il presidente del Consiglio vuole intervenire in Aula alla Camera sul caso Mills per autoassolversi”. La possibilità di un intervento di Berlusconi in Parlamento non piace al segretario del Pd. Franceschini dice che “Berlusconi non ha trovato due minuti di tempo per venire in aula a parlare dei problemi degli italiani, ma vuole venirci per autoassolversi e sollevare un polverone politico”.

Stati Generali delle costruzioni. Berlusconi: “Risorse Cipe disponibili subito per aprire i cantieri rapidamente”

 Agli “Stati generali delle costruzioni” a Roma Paolo Buzzetti ha presentato le richieste. “Abbiamo visto – dice il presidente dell’ Ance – impegni e stanziamenti sicuramente importanti, il piano delle infrastrutture, un miliardo per la riqualificazione delle scuole, un miliardo per le piccole opere degli enti locali. Condividiamo, ma questi impegni sono ancora sulla carta, annunci, programmi di là da venire. Ora bisogna passare ai fatti concreti. Ci sono 250mila persone che corrono il rischio di perdere il lavoro”.

Al Governo Buzzetti ha puntualizzato un elenco in 12 punti: dall’ estensione della Cassa integrazione al piano di housing sociale a una vera qualificazione delle imprese. “Siamo stanchi di fare i prefetti e gli esattori fiscali per controllare i nostri fornitori” ha detto e ha chiesto che siano le Prefetture a controllare i subappaltatori.

Silvio Berlusconi è andato anche oltre aprendo, ad esempio, alle richieste di imprese ed enti locali sul patto di stabilità. “Stiamo studiando – ha spiegato – la possibilità che i Comuni più bravi a risparmiare possano poi investire in infrastrutture”. In pratica un allentamento dei vincoli che andrebbe a sbloccare proprio quelle piccole opere subito cantierabili tanto care alle Pmi dell’ Ance e agli stessi sindaci sul territorio.

Il premier ha anche rivelato che è allo studio un piano per le carceri da 1,5 miliardi, “un miliardo per nuove strutture e 500 milioni per la manutenzione”. Per le grandi infrastrutture egli ha dato priorità al terzo Valico (Da fare subito per Genova), ma ha anche ricordato proprio il piano per le piccole opere, i fondi per l’ housing sociale e per l’ edilizia scolastica.

Immigrazione, l’ Italia chiede il vertice Ue

 Con la caduta delle frontiere interne all’ Europa, l’ immigrazione è divenuta un tema di interesse comune, ma le istituzioni europee hanno fatto meno del dovuto per fronteggiare l’ emergenza. Dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, arriva una linea che riecheggia nelle parole con le quali il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, accusa di sostanziale immobilismo l’ Onu e le sue Agenzie.

“Come è già avvenuto nel passato per l’ ex Jugoslavia, per il Ruanda, adesso per il Darfur il comportamento dell’ ONU – dice infatti Cicchitto – è molto discutibile. Non parliamo dell’ Unhcr che finora operativamente ha fatto assai poco e che invece ha parlato molto. Il governo italiano non deve aver complessi di inferiorità e deve mettere queste strutture internazionali di fronte alle loro responsabilità”.

Frattini preferisce ricordare che gli immigrati clandestini che arrivano a Lampedusa, non si fermano a Lampedusa: l’ 80 per cento migra verso nord, verso altri Paesi europei e dunque auspicare che nel prossimo futuro, vi sia finalmente un’ azione decisa da parte delle istituzioni europee.