“I principi fondamentali della Costituzione sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli”. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, risponde indirettamente alla volontà formulata da Silvio Berlusconi di cambiare la Costituzione senza il bisogno dell’opposizione. “Per quanto si discuta” su quanto è possibile o opportuno modificare e che cosa no, ribadisce Napolitano al Quirinale dove ha ricevuto i rappresentanti del Fondo ambientale italiano, le fondamenta della Carta non possono comunque essere toccate.
“Anche oggi il Capo dello Stato, con parole sagge e equilibrate, ha rimesso ordine in un dibattito che, non certamente per causa nostra, si era sviluppato attraverso strappi e dichiarazioni fuori luogo”. Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, commenta le parole di Napolitano e ricorda agli interlocutori della maggioranza che “I principi fondamentali della nostra Carta costituzionale sono immodificabili e per noi rimangono sempre validi e attuali”.
E’ bene che la maggioranza lo tenga a mente anche quando paventa la possibilità di andare avanti senza cercare di consultare tutto le forze chiamate a rappresentare il popolo italiano in Parlamento. “La Costituzione è inclusiva – ricorda Gustavo Zagrebelsky, costituzionalista e presidente emerito della Corte costituzionale in un’intervista a Repubblica – Non è scritta da chi vince contro gli sconfitti. La Costituzione non si occupa di chi sia il vincitore. Scrive principi per tutti, garantisce i diritti di tutti”.
Una lunga lettera pubblicata in prima pagina dal primo quotidiano italiano per rivendicare al partito la capacità di “uscire più forte e più credibile da questo passaggio critico” a patto di “rifuggire dalla tentazione di chiuderci a difesa dell’indifendibile e se sapremo invece nutrire il coraggio di scommettere in modo ancora più deciso sull’innovazione”. E su questo Veltroni indica tre dimensioni di innovazione: la prima è politica ed è la “vocazione maggioritaria. Che non è vacua ricerca della solitudine o presunzione di autosufficienza, ma ambizione di cambiare in profondità i rapporti di forza politici nella società italiana”. Da costruire con alleanze programmatiche chiare pena “ammucchiate eterogenee” o scarsa presa sull’elettorato.
Paradossi della politica italiana. Dopo la lettera al Corriere della Sera del segretario del PD, Walter Veltroni, che rivendica l’intenzione del PD di evitare l’autoindulgenza; è Silvio Berlusconi da quell’Abruzzo in cui il candidato Pdl alla presidenza della regione Gianni Chiodi si è distinto per il voto di scambio promosso via web, ad attaccarci affermando: “La questione morale? E’ innegabile che ci sia, c’è assolutamente nel Pd “. Immediata la dura replica del vicesegretario del PD, Dario Franceschini: “Berlusconi che parla di questione morale al Pd? E’ l’ultimo uomo al mondo che può permettersi di farlo. Provi a ripetere la stessa frase davanti allo specchio e vedrà che non ci riuscirà neppure lui per la vergogna”. Mentre Giuseppe Fioroni, coordinatore dell’area Organizzazione del Pd, rispolvera il detto popolare del bue che dà del cornuto all’asino: “Sono soddisfatto che il presidente del Consiglio si accorga che l’etica riguarda anche la politica. Anche in questo caso, però, lo fa con due pesi e due misure. Per sé stesso e per i suoi amici – aggiunge Fioroni – si invocano i complotti, le cospirazioni, le aggressioni e si fanno leggi ad personam. Per gli altri, c’è subito una condanna senza se e senza ma. Noi siamo abituati a rispettare i magistrati e ad aspettare gli esiti prima di ogni commento e di ogni avventato giudizio – e conclude – sarebbe troppo facile liquidare il tutto con il bue che dice cornuto all’asino, ma almeno il premier abbia il senso del limite e della decenza”. Sulla stessa linea Anna Finocchiaro. La capogruppo in Senato invita il premier a “un’esame di coscienza”. Chiude la questione Paolo Gentiloni, responsabile della Comunicazione PD: “Se c’è un tema di cui proprio Berlusconi non dovrebbe azzardarsi a parlare è la questione morale. Con le sue dichiarazioni, con i suoi comportamenti, con i suoi perenni attacchi alla magistratura in questi 15 anni ha dato al Paese un esempio etico e morale tutt’altro che nobile. Da simili cattivi maestri il Pd non può e non deve accettare nessuna lezione”.
Una famiglia su due si sente gravemente minacciata dalla crisi economica. È quanto emerge dal rapporto annuale del Censis, pubblicato questa mattina e diretto dal sociologo Giuseppe De Rita.
Walter Veltroni invita ad uscire allo scoperto coloro che vorrebbero un cambiamento al vertice del Pd. Ma Massimo D’Alema, l’ultimo presidente dei Ds, da più parti indicato come il mandante delle pressioni per il rinnovo della segreteria e delle critiche alla linea politica del segretario, si chiama fuori: non sono io a volere che Walter se ne vada. «Veltroni non si rivolge a me – sottolinea convinto D’Alema ai microfoni di Radiodue – perchè ci conosciamo da anni e lui sa che io sono una persona a volte spigolosa ma diretta e quindi se io ritenessi che lui deve lasciare la carica, lo direi prima di tutto a lui. Se non l’ho detto, non lo penso».