Il PD reagisce agli attacchi di Berlusconi all’opposizione

di isayblog4 19 views0

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Il dialogo no! Chissà se Silvio Berlusconi ha mai pensato ad un riadattamento della popolare canzone di Renato Zero. Certo è che per l’exploit di ieri sulla questione giustizia, sarebbe difficile trovare un titolo più appropriato. “Fin quando sarò al governo non mi siederò mai ad un tavolo con questi individui” ha tuonato il premier, riferendosi all’opposizione, durante la presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa.

Definendo il Partito Democratico come un covo di “Marxisti leninisti”, ha targato il suo governo come il “Paradiso, che promette all’Italia il cambiamento necessario”. Un cambiamento che partirà dalla riforma della giustizia, da fare contro tutto e tutti. Anche calpestando la Costituzione, perché no? È lo stesso cavaliere a chiarire le sue intenzioni: “Cambieremo la Costituzione con i soli voti della maggioranza” e ancora “si può cambiare dando poi l’ultima parola ai cittadini, perché questa è la democrazia”. In effetti questa idea di democrazia è perfettamente in linea con l’idea di opposizione, vista come un annoso problema di cui liberarsi alla svelta. Ed è parente stretto del suo personale concetto di parlamento, quale mero ratificatore delle decisioni dell’esecutivo.

Le parole di Berlusconi creano imbarazzo fra i suoi, tanto che il ministro della Ignazio La Russa vede costretto ad addolcire i toni: “mai dire mai”commenta riferendosi alla possibilità di dialogo tra gli schieramenti. Come per dire, sappiamo tutti com’è Silvio, oggi dice così, domani magari smentisce. Persino Gasparri è perplesso e apre uno spiraglio: “Ho letto le dichiarazioni di Berlusconi e posso solo dire che vedremo in Parlamento”. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini riconferma la sua posizione: serve una riforma condivisa da tutte le forze politiche frutto del confronto con gli operatori del settore. Una prospettiva vagamente diversa da quella del premier.

Durante la conferenza nessuno è esente dai necessari rimproveri del Presidente del Consiglio. A cominciare dalla “scandalosa televisione pubblica, dove il dileggio del premier è all’ordine del giorno”. Anche se, è ovvio, il cavaliere ribadisce di non essersi mai interessato ai vertici della vigilanza Rai, né tantomeno a Villari. Neanche l’Italia è esente dalle critiche del leader Pdl, che la vede “provinciale” e “non più caput mundi”. Berlusconi trova anche il tempo per ricordare a Pier Ferdinando Casini che “Le porte sono spalancate, ma dentro al Pdl”. Peccato che Casini si sia affrettato a rispondere con un sonoro due di picche. “Non ci passa neanche per l’anticamera del cervello!”.

Dura la reazione del vicesegretario del Partito Democratico alle parole di Berlusconi: “Berlusconi è l’unico capo di un governo di un paese democratico che non accetta, nemmeno psicologicamente, l’idea che esista l’opposizione e passa le giornate a insultarla. È l’unico caso di capo di governo al mondo che dentro una crisi economica così forte, che preoccupa le famiglie e le imprese non cerca un rapporto costruttivo con l’opposizione. Facendo così fa male all’Italia e agli italiani”.

Esprime preoccupazione anche Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia nel governo ombra del PD: “Sottoscriviamo le parole del presidente Fini. Sono le parole di un esponente politico che ha a cuore le istituzioni e che vuole davvero il dialogo. Tutto il contrario dei preoccupanti annunci di Berlusconi, il quale afferma di volere andare avanti sulla riforma senza confrontarsi con l’opposizione e con i diretti responsabili del funzionamento della giustizia, evocando una sorta di plebiscito. Una riforma fatta così oltretutto non risolverà i problemi dei cittadini”.

Più ironico il commento dalla presidente del gruppo PD al Senato, Anna Finocchiaro, che nella giornata di ieri ha affermato: “Per fortuna che il Pdl voleva fare riforme condivise per la giustizia italiana! Le parole di Berlusconi, i suoi toni, le sue offese all’opposizione confermano quale sia la reale volontà che alberga nella maggioranza. Alla faccia delle equilibrate parole che erano state usate dai presidenti delle Camere!”. “La verità – prosegue la Finocchiaro – è che il presidente del consiglio vuole stravolgere la Costituzione, deformando gli equilibri istituzionali già resi così deboli da un presidenzialismo di fatto e vuole separare le carriere dei magistrati”. La senatrice è tornata sul punto anche oggi, ribadendo come le parole di Berlusconi rappresentino “uno strappo alla dialettica politica e parlamentare che con fatica si stava tenendo viva su questioni fondamentali come la giustizia e il federalismo”. Prosegue: “Noi ci eravamo posti in maniera costruttiva affrontando questioni di merito, presentando proposte, certo mettendo paletti, ma dimostrando disponibilità al confronto. La sede del confronto è il Parlamento e lì noi ci siamo spesi con proposte e iniziative serie”. Anna Finocchiaro ha concluso dicendo: “Noi continueremo a mantenere un atteggiamento responsabile ma è evidente che le parole del premier non potranno non avere conseguenze sui nostri comportamenti parlamentari”.

Chiude il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, che intervenendo dal summit dei premi Nobel a Parigi, afferma: “Il comportamento del Presidente del consiglio è del tutto irresponsabile. L’Italia sta entrando nella più drammatica crisi sociale che la nostra generazione ricordi e il Presidente del consiglio cerca costantemente di alimentare una situazione di scontro e di creare condizioni di divisione nel Paese”. Il numero uno del PD ha concluso: “Berlusconi riceverà la risposta che merita, nel Parlamento e nel Paese”.

Eppure, con molta probabilità, anche questa volta hanno capito tutti male. Nel pomeriggio di oggi, infatti, a meno di ventiquattro ore dalle precedenti dichiarazioni, Silvio Berlusconi ha drasticamente corretto il tiro: “Se in Parlamento ci fosse la possibilità di non pongo ostacolo a quest, anzi se riescono a collaborare in Parlamento per rendere più facile la via delle riforme va benissimo, la collaborazione è accettata”. Avverte però: “Nessuno cerchi di coinvolgermi dopo avermi insultato!”. Certo, il presidente ha una sua etica: si può cambiare idea da un giorno all’altro, ma non si può rivolgere ancora la parola ad “alcuni protagonisti del PD come Franceschini”. Insomma, l’opposizione avrà l’istituzione, ma non l’uomo…almeno fino alla prossima smentita!

www.partitodemocratico.it

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