Casini: riserve sulla politica del nuovo segretario del Pd

di isayblog4 23 views0

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Pier Ferdinando Casini può essere considerato un osservatore imparziale visto che occupa quel segmento elettorale che divide il Pdl e il Pd. Egli nutre più di una riserva sulla politica del nuovo segretario del Pd, Dario Franceschini. E ne spiega i motivi. Casini è convinto che quelli del Pd pensino che, se si arrivasse alla rivolta sociale, Berlusconi sarebbe spazzato via, ma si sbagliano, dice, perché un’ ondata del genere spazzerebbe via l’ intera classe politica e Casini, D’ Alema, Franceschini sono parte della classe politica come, se non più, di Berlusconi. A parte il battage mediatico, sembra che il “rimedio” Franceschini serva a poco. L’ ultimo sondaggio arrivato lunedì sulla scrivania di Berlusconi è impietoso. Si tratta di quei sondaggi che hanno centrato le previsioni nelle due ultime elezioni politiche e quest’ ultimo assegna al Pdl quasi il doppio dei voti del Pd: il partito del Cavaliere è al 42% (il premier ha un indice di gradimento del 64%), quello di Franceschini è al 22%.

Se il Pdl aumentasse di un punto e il Pd ne perdesse ancora mezzo, quest’ ultimo, per usare il gergo automobilistico, verrebbe “doppiato”. Il dato interessante, quindi, è che l’ operazione Franceschini, malgrado l’ appeal televisivo tutto da verificare che gli assegna qualcuno, non ha bloccato l’ esodo. Anzi. Nel giro di una settimana il neosegretario ha perso un punto. E in tutte le direzioni: il Pdl insieme alla Lega (10%) e all’ Mpa (1%) raggiunge il 53%; l’ Udc tocca il 5,9%; Di Pietro si posiziona sul 7,5%; la sinistra massimalista nel suo insieme raggiunge l’ 8,7% (4,5% Rifondazione – Diliberto e il resto sinistra democratica, verdi e gli altri soggetti dell’ arcipelago). Quindi, i voti del Pd prendono le strade dell’ astensione, della sinistra massimalista, di Di Pietro, dell’ Udc e financo della Lega (sembra strano ma emerge dalla ricerca che è nelle mani del Cavaliere).

Berlusconi non commenta e preferisce occuparsi della disputa tra An e Lega sulle candidature per le amministrative. Si limita però ad osservare: “La verità è che il Pd rischia di esplodere”. Aggiungendo che l’ unico punto di riferimento per un’ opinione pubblica confusa dall’ impatto con la crisi resta il governo; mentre sull’ altro versante c’ è il Pd, senza una rotta precisa. Fabrizio Cicchitto, uno dei consiglieri, fa previsioni: “Esploderanno dopo la catastrofe elettorale delle europee. La realtà è che la fusione tra ex dc ed ex pci non funziona. In più il democristiano Franceschini, per recuperare voti a sinistra, ha cominciato a fare l’ estremista. E finirà per perdere di qua e di là. Senza contare che Casini non si alleerà mai con il Pd, altrimenti perderebbe metà del suo elettorato”.

In realtà, la leadership di Franceschini si basa su un paradosso: un giovane e una politica vecchia. Il segretario del Pd, infatti, per riparare agli errori è stato costretto a puntare sulle vecchie identità delle forze che si sono unite nel partito, archiviando all’ improvviso quello che restava del nuovo che Veltroni aveva messo in campo al suo esordio. Per riprendere i voti attratti da Di Pietro ha giurato sulla Costituzione e ha definito Berlusconi un pericolo per la democrazia. Per bloccare quelli che andavano a sinistra ha lanciato l’ idea dell’ assegno di disoccupazione. E per arginare il movimento di consensi verso l’ Udc ha legato il possibile risparmio, derivante dalla sua proposta sull’ abbinamento tra le elezioni europee e il referendum elettorale, al bilancio delle forze dell’ ordine. Franceschini si sta muovendo pericolosamente in ogni direzione, rischiando solo di peggiorare le cose. In momenti di crisi la gente si fida di persone con esperienza, che danno stabilità.

Secondo lo stato maggior del premier, queste carenze saranno superate grazie al supporto dei media. E il portavoce Bonaiuti bofonchia: “Una volta i quotidiani italiani. quando venivano ipotizzate spese sociali, lodavano la prudenza di Prodi. Adesso, invece, vanno tutti dietro a Franceschini e al suo assegno di disoccupazione. L’ unico che ha posto qualche dubbio è stato Ricolfi…Probabilmente il solito establishment per colpire il premier sta puntando su Franceschini, tanto vero che Di Pietro è scomparso da giornali e Tv. Ma è un altro tentativo che finirà male come i precedenti”.

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