Napolitano: Fuori dall’Europa chi minaccia di bloccarla

di isayblog4 15 views0

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862.415 irlandesi paralizzano l’Unione Europea. In Irlanda il “No” alla ratifica del Trattato Ue ha vinto con il 53,4% dei voti, contro il 46,6 del “Sì” e un’affluenza di poco superiore al 50%. Un numero di votanti inferiori alla popolazione di Torino che ora mette l’Europa di fronte all’incubo di una nuova crisi istituzionale. La doppia bocciatura di Francia e Olanda alla Carta costituzionale aveva spinto l’Unione a redigere il Trattato di Lisbona. Appena sei mesi dopo rischia di tramontare la riforma di cui l’Unione aveva bisogno, nonostante siano stati già 18 i paesi che l’hanno ratificato. Sulla bocciatura irlandese, si è pronunciato il presidente della Commissione Europea.

José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea è convinto: “Dobbiamo continuare il processo delle ratifiche per sapere esattamente alla fine quali sono le posizioni di tutti i partner”. Anche se ha ammesso che il risultato irlandese ha lo stesso peso della bocciatura francese della bozza costituzionale nel 2005. Il suo predecessore, l’ex premier italiano Romano Prodi è convinto: “L’Unione europea deve andare avanti nella sua integrazione politica, nonostante il no arrivato dall’Irlanda. Sono molto addolorato per l’esito del referendum irlandese, anche perchè viene da un popolo che più di ogni altro ha goduto i vantaggi della sua appartenenza all’Unione Europea e ha avuto tassi di sviluppo elevatissimi e aiuti economici che non hanno confronto in situazioni analoghe”.
Per Prodi “i popoli che decidono in modo autonomo e democratico di rifiutare i trattati sottoscritti dai loro governi ne traggono coerentemente le conseguenze. L’Europa non può più procedere a singhiozzo bloccata dai veti di coloro che non si sentono più appartenenti a questa grande impresa”.

Nonostante la preoccupazione sia riscontrabile in tutti i paesi europei in Italia, dove sia la maggioranza che l’opposizione sono sostenitori del Trattato, la Lega non trova di meglio che esultare. A risultati non ancora deinitivi il Ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli era raggiante: “Un grazie agli irlandesi per il loro voto”.
Tronfio Roberto Castelli, autore dell’imbarazzante dichiarazione che riportiamo: “Fino a quando i burocrati europei continueranno a scrivere testi ispirati dagli illuminati e non dalle necessità dei popoli europei, ci sarà sempre un popolo in Europa che dirà di no. Stavolta è stato il popolo della celtica e verde Irlanda”.

Per il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano va rivisto il meccanismo delle decisioni approvate all’unanimità: “Per ben sei anni, i governi di tutti gli Stati attualmente membri dell’Unione si sono confrontati e hanno condotto negoziati su un nuovo Trattato: quello costituzionale, di cui non si completò il processo di ratifica, e poi quello di Lisbona. Entrambi i Trattati furono sottoscritti dai Capi di governo di tutti gli Stati membri.
Non si può ora neppure immaginare di ripartire da zero. Né si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell’1% della popolazione dell’Unione possa arrestare l’indispensabile, ed oramai non più procrastinabile, processo di riforma. L’iter delle ratifiche dovrà andare avanti fino a raggiungere in tempi brevi la soglia dei 4 quinti, perché il Consiglio europeo possa subito dopo – secondo l’art. 48 del nuovo Trattato – prendere le sue decisioni.
Se non si supera la regola dell’unanimità per la ratifica dei trattati, l’Unione europea è condannata alla paralisi e alla dissoluzione. Le forze politiche e i governi di tradizione europeista hanno la responsabilità storica – nei confronti delle future generazioni – di impegnarsi a scongiurare un simile rischio, a preservare il patrimonio di cinquant’anni di inestimabili conquiste. E’ l’ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi – nonostante impegni solennemente sottoscritti – minaccia di bloccarla”.

Veltroni: il voto è un segnale d’allarme, Italia vada avanti.“Il voto irlandese sul trattato di Lisbona è un serissimo segnale di allarme: l’Europa ha bisogno di regole e accordi capaci di assicurare forza alle istituzioni e garantire ai cittadini dell’Unione un quadro sicuro di riferimento. Davanti alla preoccupazione per l’esito del referendum irlandese, nel nostro paese la procedura di ratifica deve continuare, visto che la maggioranza degli Stati e dei cittadini hanno già approvato il trattato. Spetta al Governo irlandese e al Consiglio europeo che si riunirà la prossima settimana indicare quale soluzione dare al problema. È evidente l’assoluta inadeguatezza degli strumenti di ratifica delle modifiche ai Trattati; il criterio dell’unanimità, rischia di portare alla paralisi. Il Trattato di Lisbona ha il merito di preparare la strada a un netto miglioramento della capacità di funzionare dell’Unione, di permettere meccanismi di maggiore trasparenza e democraticità, di allargare o consolidare le competenze dell’Unione proprio su quelle materie che sono al centro delle preoccupazioni dei cittadini europei”.

“Ma il voto irlandese è preoccupante anche perché rivela quanto sia in crisi non tanto l’idea di integrazione europea in quanto tale, quanto l’immagine di un’Europa che si percepisce spesso come distante degli interessi dei cittadini. L’Europa, oggi dominata dalle forze del centro destra, dimostra ogni giorno di non sapere rispondere a queste inquietudini. Occorrono buone politiche di promozione dell’Europa sociale e democratica, della sicurezza, della gestione di problemi quali l’immigrazione e la tratta degli esseri umani, dell’ambiente e dell’occupazione, che abbiano un segno di progresso. In Italia è importante che la destra chiarisca le proprie ambiguità: il governo ha portato davanti alle Camere le norme di ratifica del trattato di Lisbona, ma una parte della maggioranza sembra marciare in tutt’altra direzione. A chi dobbiamo credere, al presidente del Consiglio, che fa trapelare la propria preoccupazione per il voto irlandese, o alle affermazioni di giubilo del ministro Calderoli, che ha già anche annunciato l’intenzione di promuovere un referendum anche in Italia? Il nostro paese ha bisogno di una Europa solida, democratica, solidale. Il trattato di Lisbona serve a questo”.

Fassino: “Andiamo avanti con le ratifiche”. Per Piero Fassino il no irlandese è “figlio delle tante inquietudini che corrono sotto la pelle delle società europee. Un istinto difensivo di chi pensa che alle sfide della globalizzazione si possa rispondere chiudendosi in se stessi. Un voto tanto più paradossale perché l’Irlanda è uno dei paesi europei che ha tratto più benefici dall’essere parte dell’Unione Europea”.
Il minsitro degli Esteri del Governo sottolinea come “non si deve in ogni caso interrompere il corso delle ratifiche degli altri paesi, perché più che mai adesso è importante rendere manifesta la volontà di proseguire l’opera di costruzione di un’Europa unita”.

“Ed è importante – ha ribadito Fassino – che in Italia si rispetti il calendario di ratifica previsto per le prossime settimane in Parlamento, accompagnando alla ratifica una seria riflessione su come dare al processo di integrazione europea una più forte e riconosciuta legittimazione democratica”.
L’Irlanda resta un’eccezione per cui “un Trattato ratificato da 26 paesi su 27 renderà anche più agevole individuare come dargli legittimità giuridica e come dare soluzione al caso irlandese”.

“In ogni caso – ha concluso Fassino – anche questo voto conferma, come già accadde due anni fa con i referendum francese e olandese, la necessità di costruire l’integrazione europea con forme, modalità e obiettivi capaci di raccogliere il consenso delle opinioni pubbliche. Le intese e gli accordi tra governi, anche quando giusti, non sono sufficienti se non sono riconosciuti e condivisi dai cittadini”.

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