Anche un cielo manzoniano – non garantito in questa stagione – ha contribuito alla riuscita del trentesimo anniversario del MIP, la business school del Politecnico di Milano. Location (gergo degli addetti ai lavori) la terrazza della moderna sede dell’ istituto alla Bovisa, proprio di fronte agli ex gasometri: emblemi, entrambi, di una Milano che fu e di quella di oggi. Invitati, i rappresentanti delle principali imprese e organizzazioni pubbliche cui l’ attività del MIP stesso si rivolge e i membri della corefaculty. Notati, tra le molte personalità, Achille Colombo Clerici, Gianni Verga, Francesco Brioschi, Francesco Benvenuti, Fabrizio Rindi, Stefano Preda.
“È un appuntamento importante per noi – ha detto il Presidente del Mip Umberto Bertelè che con il Rettore del Politecnico Giulio Ballio e il Direttore Ginaluca Spina ha fatto gli onori di casa – un’ occasione di soddisfazione per tutta la strada percorsa a partire dal primo Master in Ingegneria della Produzione nel lontano 1979, che ci ha portato a formare oltre 15 mila manager; un’ occasione di riflessione sulle sfide che ci attendono nel futuro e in particolare sulla crescente competizione su scala mondiale cui dobbiamo predisporci”.
Il Mip, nato 30 anni orsono come Consorzio fra il Politecnico di Milano e alcune fra le principali imprese e istituzioni operanti nel nostro paese, ha come missione l’ Innovazione nella Gestione delle Imprese e della Pubblica Amministrazione; come riferimento, nell’ ambito del Politecnico, il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, da cui trae la componente principale della sua faculty e con cui forma la School of Management; tra i suoi obiettivi fondamentali, sfruttando le sinergie fra la componente accademica e le imprese e istituzioni partecipanti, la promozione di attività di alto profilo nell’ ambito della formazione post – laurea e / o post – esperienza e il monitoraggio continuo dei fabbisogni di competenze.
Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha convocato le associazioni degli studenti per un confronto sulla riforma della scuola e dopo alcuni incontri ha fatto il punto con una nota. “Ho chiesto ai ragazzi se la scuola e l’università così come sono li soddisfino. Un’università ed una scuola che non preparano al lavoro e che non consentono loro di farsi un futuro. Non è vero che in Italia si spenda poco per l’istruzione, anzi siamo tra i primi d’Europa. Il problema è che si spende male. L’università italiana produca meno laureati del Cile, abbiamo ci siano 94 università, più 320 sedi distaccate nei posti più disparati, ci siano 37 corsi di laurea con 1 solo studente, 327 facoltà non superino i 15 iscritti, negli ultimi 7 anni siano stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi siano stati 26mila e nel 99,3% dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro, ci siano 5 università importanti con buchi di bilancio enormi (e sono i luoghi dove si protesta maggiormente) che avrebbero portato, se fossero state aziende, al licenziamento in tronco di chi le ha gestite per tanti anni.