Il Pd verso il Congresso: polemiche, critiche, divergenze di opinioni

 L’ attacco a Pierluigi Bersani, uomo di “apparato”, la polemica con Massimo D’ Alema che è l’ opposto del “progetto del Pd” e la preferenza a Dario Franceschini perché “simpatico” non potevano passare inosservati. L’ intervista a Debora Serracchiani apparsa su Repubblica scatena la prima vera polemica prcongressuale tra i sostenitori del segretario in carica e quelli dell’ ex ministro.

L’ outsider del Pd, diventata famosa per un intervento di pancia pronunciato durante una riunione dei circoli democratici lo scorso marzo, si schiera con Franceschini, polemizza con l’ ex ministro degli Esteri e divide in due il partito, secondo lo schema vecchio – nuovo già usato dal segretario la scorsa settimana.

Parole che immediatamente provocano la reazione del fronte opposto: “Serve un confronto serio – chiede Vasco Errani, schierato con Bersani – Chi conosce Bersani sa che certe rappresentazioni non sono vere: se pensiamo all’ apparato nell’ accezione contenuta nell’ intervista odierna della Serracchiani allora dico che Bersani è una cosa del tutto diversa”.

La Serracchiani viene criticata anche per aver spiegato di preferire Franceschini perché “più simpatico“. Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma ha ironizzato: “Anche Totò e Tina Pica erano simpatici, sarebbero stati un ticket straordinario”. E Barbara Pollastrini aggiunge: “Potrei rispondere “sapete perché preferisco Bersani? perchè sa cantare…”. Ma per favore, non scherziamo! Cerchiamo di rispettarci di più e di saperci ascoltare”.

Tavola rotonda. Formigoni con D’ Alema sulla sussidiarietà quale possibilità di un nuovo modello di governo

 L’ attualità del principio di sussidiarietà come cardine dell’ azione di governo e la necessità di un nuovo modello di governo ispirato alla fiducia e alla responsabilità. Questi i temi al centro del confronto che si è svolto ieri all’ Università Bicocca di Milano fra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e l’onorevole Massimo D’ Alema, presidente della Fondazione Italianieuropei.

Impossibilitato a partecipare alla tavola rotonda – organizzata nell’ ambito della 20ma edizione della Johns Hopkins International Philantropy Fellows Conference, dedicata al tema Beyond the welfare state, towards subsidiarity – il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, ha fatto pervenire un proprio messaggio. Per Formigoni la sussidiarietà è un’innovazione straordinaria sul piano dell’ amministrazione che in Lombardia ha portato a positivi cambiamenti che oggi, data anche la particolare situazione storica, sono ancora più necessari.

“Quindi – ha aggiunto – tutto ciò pone domande su un nuovo modello di Stato e di società, ci si interroga su quali terreni la sussidiarietà deve conquistare e su quali passi avanti deve ancora fare. Questo nuovo modo di fare politica, dopo secoli di affermazione del primato dello Stato, è quello che riporta concretamente la persona al centro dell’ azione”.

Secondo Formigoni è dunque quanto mai urgente fare un passo avanti in questa direzione perché “non abbiamo bisogno di più Stato, ma di uno Stato che controlli e che sia garante del rispetto delle regole per il suo stesso corretto funzionamento”. Da qui l’ estrema attualità di un nuovo modello di governo che sia in grado di affrontare la complessità del quadro globale.

“In questo senso – ha spiegato Formigoni – sussidiarietà non significa escludere dovunque e comunque lo Stato, ma cambiare la natura dell’ azione dello Stato e quella dei rapporti fra lo stesso Stato e i cittadini e fra Stato e altre istituzioni”.

“Libertà di coscienza sul testamento biologico”. Incontro Franceschini – Veronesi

 Il segretario del Pd, Dario Franceschini, ha incontrato ieri mattina il senatore Umberto Veronesi. Un colloquio chiarificatore dopo la lettera inviata dall’ oncologo e parlamentare democratico in cui si criticava la linea assunta dal Pd sul testamento biologico. “Sono venuto ad incontrare Veronesi – ha spiegato Franceschini – perché il rispetto di questo straordinario scienziato e studioso, le cui qualità sono riconosciute a livello internazionale, richiedeva che ci chiarissimo dopo che i titoli dei giornali di oggi parlavano di una spaccatura che non esiste”.
“Veronesi – ha riferito il segretario del Pd – ha parlato in modo franco e diretto e si è detto stupito della lettura che ha dato qualche giornale del contenuto della lettera, come se fosse contrario alla libertà di coscienza su temi come questo. Veronesi invece ha ribadito il convincimento dell’ assoluta libertà di scelta dei parlamentari in materia di testamento biologico. Questa è esattamente la linea del Pd in cui c’ è una posizione prevalente e nello stesso tempo si rispetta chi non la pensa allo stesso modo. Non si può imporre un regime da caserma né, soprattutto su temi così, si può obbedire a ordini di scuderia: l’ unica possibilità è obbedire alla propria coscienza”.

Dario Franceschini: nuovo segretario del Pd

 Un’ elezione meno problematica di quanto si pensasse. Ma ora comincia la fase più difficile. Il discorso con cui Dario Franceschini si è candidato ha coinvolto molti, ma altrettanti si chiedono se il nuovo segretario riuscirà nell’ impresa di rimettere in piedi un partito in forte crisi. Franceschini però si è posto un obiettivo: dare una sterzata al progetto del Pd veltroniano. Su quanta discontinuità ci stia tra Franceschini e Veltroni si è aperto il dibattito all’ assemblea. E se Enrico Letta parla di discontinuità assoluta, i veltroniani, invece, si dicono rassicurati di aver letto nelle parole di Franceschini tutta l’ ispirazione del Lingotto.
Certo, su alcuni punti (i temi etici, l’ unità sindacale, la collocazione europea), Franceschini ha fatto passi avanti rispetto a Veltroni. Il segnale di discontinuità più evidente comunque è nella struttura del partito a cui Franceschini inizierà a lavorare subito. Un partito solido, radicato. Di certo, non liquido. Da ieri sera Franceschini ha iniziato a lavorare ai nuovi organismi dirigenti visto che coordinamento e governo ombra sono stati azzerati.

Caos nel Pd: le dimissioni di Veltroni

 L’ esito delle elezioni sarde provoca un terremoto nel Pd: il segretario Walter Veltroni comunica al coordinamento del partito la decisione di lasciare l’ incarico. Tutto avviene al termine della riunione dell’ organismo convocato al mattino dal segretario, proprio mentre dal centro destra arrivano i primi entusiastici saluti alla vittoria di Ugo Cappellacci. Spiegando la sua decisione irrevocabile di dimettersi da segretario del Partito democratico, Veltroni si è assunto la responsabilità dei suoi errori e anche della sconfitta in Sardegna, ma ha spiegato di non voler rimanere per non togliere al Pd la possibilità di continuare a esistere. Poi dice: “Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto”. Veltroni ha spiegato, infatti, che se il partito è da tempo dilaniato da divisioni e fibrillazioni interne è perché le critiche si concentrano sulla linea politica da lui scelta e sulla sua persona, dunque se “per molti sono un problema – ha detto Veltroni – io sono pronto ad andarmene per il bene del partito”.

D’Alema: Via Walter? Non lo chiedo io

 Walter Veltroni invita ad uscire allo scoperto coloro che vorrebbero un cambiamento al vertice del Pd. Ma Massimo D’Alema, l’ultimo presidente dei Ds, da più parti indicato come il mandante delle pressioni per il rinnovo della segreteria e delle critiche alla linea politica del segretario, si chiama fuori: non sono io a volere che Walter se ne vada. «Veltroni non si rivolge a me – sottolinea convinto D’Alema ai microfoni di Radiodue – perchè ci conosciamo da anni e lui sa che io sono una persona a volte spigolosa ma diretta e quindi se io ritenessi che lui deve lasciare la carica, lo direi prima di tutto a lui. Se non l’ho detto, non lo penso».

«AFFRONTARE I PROBLEMI» – D’Alema è convinto che nel centrosinistra ci siano dei problemi ma non pensa che sia venuto il momento di una resa dei conti. Piuttosto, ha detto, «penso che è ora di affrontare i problemi seri, non esorcizzandoli dando la colpa a oscuri complotti che è una risposta semplicistica».