Il messaggio di Giorgio Napolitano arriva proprio mentre va in scena lo scontro tra Roma e Bruxelles sull’ambiente. «Nonostante la crisi finanziaria che sta colpendo i Paesi piu avanzati – afferma il presidente della Repubblica nel messaggio che, in occasione della Giornata delle Nazioni Unite contro la povertà – occorre egualmente indirizzare le relazioni economiche e commerciali internazionali e i modelli di crescita in maniera da consentire a tutti i Paesi un effettivo progresso secondo linee compatibili con la doverosa salvaguardia delle risorse naturali e del patrimonio ambientale del pianeta».
DIMAS – Intanto è tensione tra il governo italiano e la Commissione di Bruxelles, dopo che il commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, ha dichiarato che i dati italiani sui costi che il ‘Pacchetto clima-energia’ avrebbe sul sistema industriale nazionale (-1,14% del Pil) «non hanno nulla a che vedere con il Pacchetto Ue». Il commissario, rispondendo alla domanda di un giornalista nel corso di una conferenza stampa sulla deforestazione, aggiunge: «L’Italia è uno dei Paesi che ne uscirà meglio. Non capisco perché veda le cose così pessimisticamente, considerando che ha le competenze necessarie per l’innovazione e grandi possibilità in materia di energie rinnovabili».
“E’ possibile, anche se non sicuro, che si trovi il modo per giungere a un nuovo pronunciamento popolare in Irlanda, tale da salvare il completamento del processo di ratifica del Trattato di Lisbona”. lo ha detto il Presidente della Repubblica , Giorgio Napolitano, intervenendo in videoconferenza alla sessione del workshop Ambrosetti dedicata all’Europa. “Non possiamo tuttavia negare – ha continuato il Capo dello Stato – il danno di immagine già provocato dal no – sia pure di un piccolo paese – con il quale si è bloccata e posta in forse l’attuazione di importanti e innovative scelte istituzionali da tempo considerate necessarie e pazientemente concordate. Il danno reale è certamente quello del ritardo che ne è derivato: insieme con il rischio di una perdita di credibilità dell’Unione, della sua capacità di decidere, di cambiare se stessa, di consolidare e sviluppare nel futuro il suo ruolo.