Estero. Sempre tensione in Iran, ieri una nuova manifestazione

 Non si placa la tensione in Iran all’ indomani della grande manifestazione anti Ahmadinejad e dei disordini che hanno causato almeno sette morti. Nel tentativo di riportare la calma, il potente Consiglio dei Guardiani, il più importante organo legislativo iraniano e massima autorità sulle questioni elettorali, ha fatto sapere di essere pronto a un parziale riconteggio dei voti delle elezioni presidenziali di venerdì scorso, ma non a ripetere la consultazione, duramente contestata dal candidato riformista Mir Hossein Moussavi.

Si riconteranno però solo le urne con le schede contestate, come ha spiegato un portavoce. Ed è possibile che ci sia qualche cambiamento nei calcoli dopo il riconteggio. Ma la promessa non placa i rifomisti, che avrebbero voluto la ripetizione delle contestate elezioni.

E adesso si temono nuovi scontri e violenze nelle manifestazioni attese per oggi. I sostenitori del presidente Ahmadinejad si sono dati appuntamento per una marcia di sostegno al presidente rieletto in piazza Vali Asr, esattamente dove l’ opposizione ha organizzato, due ore più tardi, una nuova marcia di protesta per la sconfitta di Moussavi.

Il regime ha esortato a un’ ampia partecipazione alle manifestazioni pro Ahmandinejad, ma dal quartier generale di Moussavi arriva invece la frenata: proprio mentre il regime annunciava che non sarà permesso alla stampa straniera di seguire lo svolgimento di manifestazioni non autorizzate, un portavoce di Moussavi ha invitato i sostenitori a disertare la manifestazione odierna per proteggere le proprie vite.

Economia. Wall Street, il piano di Obama

 La riforma più ambiziosa dai tempi della Grande Depressione. Così è stato definito dagli esperti il progetto di riordino del sistema di regolamentazione e controllo del settore finanziario che il presidente Barack Obama annuncia mercoledì, con l’ obiettivo di evitare il ripetersi di una crisi come quella in atto.

Vigilanza sui livelli di liquidità e capitali delle banche e regolamentazione di tutti i grandi operatori, fondi speculativi compresi, sono i pilastri della riforma che prevede un riallineamento dei poteri tra le diverse agenzie governative che dettano le regole di condotta per banche, istituti di credito, società di gestione del risparmio ma anche alle attività di carte di credito, prestiti, mutui e fondi d’ investimento.

Il progetto è destinato ad avviare un grande dibattito in seno al Congresso diviso tra favorevoli e chi considera i provvedimenti della Casa Bianca troppo deboli o troppo intrusivi per un sistema di libero mercato come quello americano.

“Da un punto di vista macroeconomico la riforma ci appare appropriata”, spiega Tim Ryan, numero uno della Securities Industry and Financial Markets Association, tra le principali associazioni del settore. Obiettivo dell’ amministrazione è colmare le lacune emerse nell’ attuale sistema finanziario, quattro elementi di debolezza che hanno contribuito a scatenare il terremoto di Wall Street.

Estero. Elezioni in Iran, Ahmadinejad rieletto

 L’ ex candidato moderato alle presidenziali in Iran, Mir Hossein Mussavi, è sceso per la prima volta tra i suoi sostenitori ieri pomeriggio nelle strade di Teheran, ma per invitarli alla calma. Lo scrive il suo sito, Qalam News, dopo che il ministero dell’ Interno ha vietato un raduno di seguaci dello stesso Mussavi e dell’ ex candidato riformista, Mehdi Karrubi.

“Poiché non c’ è stato tempo sufficiente per avvisare la gente del rinvio, Mussavi e Karrubi saranno tra i manifestanti per invitarli alla calma”, si legge sul sito del leader dell’ opposizione. La decisione è stata presa dopo che la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, ricevendo Mussavi, ha appunto invitato alla calma.

L’ ex candidato moderato, ha aggiunto Khamenei, può proseguire la sua contestazione del risultato delle elezioni, da cui è uscito rieletto Mahmud Ahmadinejad, ma attraverso le vie legali. Gli incidenti di questi ultimi giorni nelle strade di Teheran, ha aggiunto la Guida, sono provocazioni dei nemici che agiscono da dietro le quinte. L’ ayatollah ha comunque ordinato un’ inchiesta sull’ accusa di brogli avanzata dall’ opposizione

Estero. Elezioni in Iran, vince Ahmadinejad Mousavi: “Brogli, non ci arrendiamo”

 Mahmoud Ahmadinejad è ormai certo di essere riconfermato alla presidenza della Repubblica islamica d’ Iran. Secondo gli ultimi dati parziali annunciati dalla commissione elettorale, con la quasi totalità dei distretti amministrativi scrutinati, il presidente uscente ha ottenuto il il 63,3% dei voti.

Il principale rivale di Ahmadinejad, Mir Hossein Mousavi, ha ottenuto il 34,07% dei voti: Mousavi ha denunciato brogli ed ha condannato violazioni nel voto. Gli altri due candidati, il riformatore Mehdi Karoubi e il conservatore Mohsen Rezai, avrebbero ottenuto meno del 2 per cento ciascuno.

Il presidente della commissione elettorale, Kamran Daneshjoo, ha annunciato che i risultati riguardano 346 su 366 distretti. Sul suo sito internet Mousavi ha scritto che non si arrenderà a queste manipolazioni e ha messo in guardia di fronte al comportamento di alcuni funzionari, durante le elezioni, che sta scuotendo i pilastri del sistema politico del paese.

Il leader moderato ha chiesto alle autorità di Teheran di mettere immediatamente fine a queste violazioni, affermando che la gente non rispetterà coloro che arrivano al potere tramite la frode. “Non mi arrenderò a questa farsa pericolosa”, ha commentato, protestando vigorosamente contro queste numerose ed evidenti irregolarità.

Estero. Gli uiguri sospettati di terrorismo saranno trasferiti nell’ arcipelago della Micronesia

 Diciassette detenuti di Guantanamo saranno trasferiti sulle spiagge di Palau. I primi a essere liberati, i 17 cinesi musulmani della etnia degli uiguri, finiranno infatti nel paradisiaco arcipelago della Micronesia, nove isole abitate su 250, 750 kilometri a Est delle Filippine. Gli Stati Uniti faranno un prestito di lungo termine da 200 milioni di dollari per aiutare lo sviluppo della minuscola nazione, che conta 20 mila abitanti: in pratica, 10 mila dollari a residente.

È un grande giorno per Palau e un grande giorno per i diritti umani, ha detto Stuart Beck, avvocato di New York sposato a una palauana, Tulik, con cui ha quattro figli, e ambasciatore di Palau presso l’ Onu dal 2004 (a un dollaro all’ anno). Dagli Anni 70 Beck rappresenta gli interessi dell’ arcipelago, diventato indipendente nel 1994 da protettorato Usa che era.

“La trattativa per i cinesi si è svolta a livelli di capi di Stato – ha raccontato -. Obama ha chiamato il collega Toribiong, che si è detto onorato e orgoglioso di compiere un gesto umanitario. Ora alcuni incaricati di Palau andranno a Cuba per capire che qualità e capacità lavorative abbiano i 17, e per organizzare il loro inserimento. Vanno in un paradiso dell’ accoglienza: dal primo vascello inglese che vi capitò nel 1783, quelle isolette hanno sempre accolto bene i rifugiati. Palau è amica di tutti“.

Amica soprattutto dell’ America. E adesso sarà forse presa più sul serio, mentre quando fu inserita da Bush nella coalizione dei volontari per la guerra in Iraq veniva citata come Stato – barzelletta. Non ha forze armate, per l’ accordo firmato all’ atto dell’ indipendenza quando c’ era Clinton, ma i suoi cittadini possono arruolarsi nell’ esercito americano, e lo hanno sempre fatto.

Obama nel campo di Buchenwald per ricordare le vittime del nazismo

 La prima visita di un presidente americano al campo di sterminio di Buchenwald, in Germania. È questo uno dei momenti più simbolici e toccanti del viaggio di Barack Obama in Medio Oriente e in Europa. L’ inquilino della Casa Bianca ha visitato il lager in cui furono uccise oltre 56 mila persone, accompagnato dalla cancelliera Angela Merkel, dal premio Nobel Eli Wiesel, un superstite di Buchenwald e da Bertrand Hertz, un altro superstite. I quattro hanno deposto una rosa bianca sul monumento che ricorda “tutte le vittime” del campo di sterminio. Obama ha chinato lievemente la testa, in raccoglimento, prima di allontanarsi dal memoriale.

“Non dimenticherò mai cosa ho visto oggi qui a Buchenwald – ha detto il presidente americano nel discorso pronunciato dopo aver visitato il lager – Questo posto è una risposta a chi nega l’ Olocausto. Il passare del tempo non ha diminuito l’ orrore di questi luoghi”. aggiungendo che l’ indignazione per quanto è avvenuto non è diminuita.

“Mi inchino davanti a tutte le vittime” del nazismo, ha detto la Merkel, al termine della sua visita a Buchenwald. In una intervista alla Nbc andata in onda prima della sua visita al campo di concentramento, Obama ha affermato che anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad dovrebbe visitare Buchenwald. “Non ho pazienza con chi nega la storia. E la storia dell’ Olocausto non ha nulla di ipotetico”, ha detto Obama del leader di Teheran, che di nuovo questa settimana ha definito il genocidio di sei milioni di ebrei sotto il nazismo il grande inganno.

Nel corso di una conferenza stampa a Dresda con la Merkel, tenutasi prima della visita a Buchenwald, il presidente americano aveva comunque spiegato che gli Stati Uniti sono pronti ad avviare un dialogo serio con l’ Iran, che dovrà essere portato avanti in collegamento con il 5+1, il gruppo di mediatori formato dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ Onu più la Germania. “Dobbiamo evitare una corsa agli armamenti in Medio Oriente”, ha sottolineato Obama.

Dopo lo straordinario discorso de Il Cairo, Obama è tornato a parlare durante i colloqui con il cancelliere Angela Merkel, di Medio Oriente, spiegando che è adesso il momento di agire per arrivare a una soluzione definitiva basata sui due Stati, quello israeliano e quello palestinese, e si è detto fiducioso che già quest’ anno si potranno fare seri progressi.

Il presidente americano ha sottolineato che con il suo discorso al Cairo gli Usa hanno creato l’ atmosfera e lo spazio per far ripartire i negoziati. In particolare, ha osservato, i palestinesi devono risolvere le loro questioni interne, altrimenti Israele potrebbe avere problemi a negoziare. Obama si è detto molto favorevole alle pressioni politiche sul governo Netanyahu, perché fermi l’ espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, ma ha aggiunto che i Paesi arabi devono compiere scelte difficili per venire incontro a Israele e che le concessioni fatte dal presidente dell’ Anp, Abu Mazen, sono importanti ma non sono abbastanza.

“Sono fiducioso che, se ci applichiamo, essendo partiti presto possiamo ottenere qualche serio progresso quest’ anno”, ha spiegato il presidente americano.

Il discorso di Obama al Cairo: “Porto il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese”. E la platea esplode “Obama we love you”

 Sono onorato di essere qui al Cairo, in questa città senza tempo, e di essere ospite di due importantissime istituzioni. Da oltre mille anni Al -Azhar rappresenta il faro della cultura islamica e da oltre un secolo l’ Università del Cairo è la culla del progresso dell’ Egitto. Insieme, queste due istituzioni rappresentano il connubio di tradizione e progresso.

Sono grato di questa ospitalità e dell’ accoglienza che il popolo egiziano mi ha riservato. Sono altresì orgoglioso di portare con me in questo viaggio le buone intenzioni del popolo americano, e di portarvi il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese: assalaamu alaykum.

Ci incontriamo qui in un periodo di forte tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani in tutto il mondo, tensione che ha le sue radici nelle forze storiche che prescindono da qualsiasi corrente dibattito politico. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche di guerre di religione e di conflitti.

In tempi più recenti, questa tensione è stata alimentata dal colonialismo, che ha negato diritti e opportunità a molti musulmani, e da una Guerra Fredda nella quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come Paesi che agivano per procura, senza tener conto delle loro legittime aspirazioni.

Oltretutto, i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l’ Occidente ostile nei confronti delle tradizioni dell’ Islam.

Violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni in una minoranza, esigua ma forte, di musulmani. Gli attentati dell’ 11 settembre 2001 e gli sforzi continui di questi estremisti volti a perpetrare atti di violenza contro civili inermi ha di conseguenza indotto alcune persone nel mio Paese a considerare l’ Islam come inevitabilmente ostile non soltanto nei confronti dell’ America e dei Paesi occidentali in genere, ma anche dei diritti umani. Tutto ciò ha comportato maggiori paure, maggiori diffidenze.

Fino a quando i nostri rapporti saranno definiti dalle nostre differenze, daremo maggior potere a coloro che perseguono l’ odio invece della pace, coloro che si adoperano per lo scontro invece che per la collaborazione che potrebbe aiutare tutti i nostri popoli a ottenere giustizia e a raggiungere il benessere. Adesso occorre porre fine a questo circolo vizioso di sospetti e discordia.

Io sono qui oggi per cercare di dare il via a un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; l’ inizio di un rapporto che si basi sull’ interesse reciproco e sul mutuo rispetto; un rapporto che si basi su una verità precisa, ovvero che America e Islam non si escludono a vicenda, non devono necessariamente essere in competizione tra loro. Al contrario, America e Islam si sovrappongono, condividono medesimi principi e ideali, il senso di giustizia e di progresso, la tolleranza e la dignità dell’ uomo.

Sono ora cosciente che questo cambiamento non potrà avvenire nell’ arco di una sola notte. Nessun discorso o proclama potrà mai sradicare completamente una diffidenza pluriennale. Né io sarò in grado, nel tempo che ho a disposizione, di porre rimedio e dare soluzione a tutte le complesse questioni che ci hanno condotti a questo punto. Sono però convinto che per poter andare avanti dobbiamo dire apertamente ciò che abbiamo nel cuore, e che troppo spesso viene detto soltanto a porte chiuse.

Estero. Obama all’ Università de Il Cairo: “Stop a sospetti e odio. Superare anni di tensioni e combattere stereotipi”

 Il presidente Barack Obama ha proposto al Cairo un nuovo inizio nei rapporti tra Stati Uniti e musulmani nel mondo basato sul rispetto reciproco e sull’ interesse reciproco. In un discorso all’ Università del Cairo il presidente americano ha detto che il ciclo di sospetto e di discordia tra Stati Uniti e mondo musulmano deve terminare.

“La libertà di religione è centrale per la possibilità dei popoli di vivere insieme. Dobbiamo sempre esaminare i modi in cui possiamo proteggerla”, ha detto Obama. E sulle relazioni tra Israele e Palestinesi: “Sei milioni di ebrei sono stati uccisi dal Terzo Reich. Negare questo fatto è assurdo e odioso. Minacciare Israele di distruzione è profondamente errato”.

“Il popolo palestinese sta vivendo una situazione intollerabile. L’ America non volterà le spalle alle legittime aspirazioni palestinesi alla dignità, opportunità ed uno Stato proprio”. Il presidente Barack Obama ha poi detto di considerare tra i doveri della sua carica quello di “combattere contro gli stereotipi negativi sull’ Islam, ovunque appaiano. Una partnership tra l’ America e l’ Islam deve essere basata su ciò che l’ Islam è, non su quello che non è”.

Barack Obama ha però detto che i palestinesi devono por fine alla violenza contro Israele e Israele deve mettere fine a nuovi insediamenti. E ha poi affermato che l’ Islam è parte dell’ America, ma anche che i legami degli Stati Uniti con Israele sono inattaccabili.