È gelo tra Fini – Berlusconi: botta e risposta a distanza. Teso il dibattito interno al Pdl

 In attesa dell’ intervento del presidente della Camera alla scuola politica di Gubbio, il coordinatore del partito Ignazio la Russa ammette che “ci sono opinioni del presidente Fini, non espresse adesso per la prima volta, che non sempre sono condivise totalmente dal Pdl: queste questioni politiche meritano un luogo e un’ occasione dove essere dibattute anche all’ interno del partito. Non credo che il presidente della Camera aspiri a fare il capo di un altro partito, altrimenti non sarebbe stato il cofondatore, solo pochi mesi fa, del Popolo della libertà”.

La Russa, intervistato da Maurizio Belpietro, conclude: “Fini è il presidente della Camera, in questa fase non svolge direttamente un ruolo di leader all’ interno del Pdl, ma credo che da lì nascano non dico molti equivoci, ma molte valutazioni divergenti”.

“Alcune delle dichiarazioni di Fini non fanno parte del bagaglio culturale della destra – sostiene il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli – ma lui ha tutto il diritto di farle”.

“Nel partito, aggiunge, il confronto è necessario. Ne uscirà un Pdl più forte. Sono convinto che abbiamo fatto la scelta giusta, non si può assolutamente tornare indietro”. Dello stesso avviso Italo Bocchino, vice capogruppo del partito alla Camera vicino alle posizioni di Fini: “Il Pdl ha pochi mesi di vita – dice – ed è un grande partito rappresentativo di circa il 40% degli italiani. In una realtà così grande ed ancora in fase di costruzione può anche accadere che ci sia bisogno di discutere”.

Evento. Decima giornata della cultura ebraica

 Domenica 6 settembre 2009 (il 17 Elul 5769 del calendario ebraico) si è svolta, per la decima volta, la Giornata Europea della Cultura Ebraica, manifestazione che, quest’ anno, ha avuto come tema centrale quello delle feste e delle tradizioni ebraiche, evento che, nel nostro paese è stato promosso dall’ Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con l’ Alto Patronato dei Ministeri per i Beni e le Attività Culturali, dell’ Istruzione dell’ Università e della Ricerca e delle Politiche Europee.

Come nella tradizione, ogni paese sceglie una città capofila, e in Italia, quest’ anno, su 59 località coinvolte, la scelta è caduta sulla cittadina di Trani (per secoli, la realtà pugliese è stata punto di riferimento di tutte le comunità ebraiche del Sud Italia, fino all’ editto di espulsione datato 1541, emanato dal Re spagnolo Fernando), decisione che è stata definita dal medesimo Presidente dell’ Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Cattegna una coraggiosa avventura in una regione dove non ci sono comunità ebraiche e la presenza di correligionari e limitata, ma che assiste oggi a un interessante risveglio di vita ebraica e di interesse verso l’ ebraismo e la cultura ebraica.

Nel capoluogo lombardo la giornata, invece, si è aperta, presso la sinagoga di Via della Guastalla, con il saluto delle autorità (erano presenti rappresentanti della Regione, del Comune e della Provincia) ed è continuata con interventi di rabbini e personalità di spicco della cultura ebraica che, partendo dalla centralità del tema di quest’ anno, hanno intrattenuto il numeroso pubblico accorso con citazioni bibliche e spiegazioni collegate alla vita quotidiana e storica.

Fra i contributi delle autorità presenti un ruolo di primo piano è stato svolto dal Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri, il quale, nel suo intervento, dopo avere elogiato il dialogo vivo e stretto che lega la comunità ebraica milanese con il Comune di Milano e con il Sindaco Moratti ha fatto una panoramica delle iniziative comuni che sono state intraprese nei mesi.

Lutto nel mondo della tv. È morto Mike Bongiorno. Il cordoglio di quanti l’ hanno conosciuto, amato, apprezzato

 “È morto un grande amico, un protagonista della storia della tv italiana. Mi dispiace molto, anche perchè aveva un grande sogno, di diventare senatore della Repubblica italiana”. È il commento alla morte di Mike Bongiorno del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sentito dai giornalisti mentre visitava gli stand del Salone del tessile.

La prima reazione di Silvio Berlusconi alla scomparsa di Mike Bongiorno è però di incredulità. “L’ ho sentito una settimana fa al telefono – ha sottolineato – e gli avevo detto che negli spot l’ avevo visto in forma spettacolare. Mamma mia, non mi capacito… Era in gran forma. Una morte così si spiega solo con un ictus o un infarto. Mi spiace tantissimo…”.

Secondo Maurizio Costanzo Mike Bongiorno era l’ essenza della televisione italiana. “Inaugurò la tv italiana, era l’ essenza della televisione italiana, su questo non c’ è dubbio, ha detto Costanzo. Mi colpiva la sua professionalità, la sua capacità di costruire i suoi errori e le sue gaffes. Gliel’ ho detto pure in faccia e non mi ha smentito”.

“Personalmente lo rimpiango come professionista e come amico. Per quel che può servire a consolare, non a tutti capita di andarsene e rimanere nella storia della tv e del costume. E pensare che forse era a un passo dal realizzare il suo ultimo sogno, diventare senatore a vita”. Così Emilio Fede ricorda all’ Adnkronos Mike Bongiorno. “Lo ricorderei come il più intelligente e furbo gaffista che ha fatto della gaffe motivo di popolarità”.

Dino Boffo, direttore di Avvenire, ha dato le dimissioni. Pubblichiamo la lettera integrale

 Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L’ attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ ha oggi e non l’ avrà domani.

Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perchè ad un quotidiano, Avvenire, che ha fatto dell’ autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l’ atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall’ onorevole Berlusconi, dovrà spiegare, dicevo, perchè a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento.

E domando: se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il pro e contro di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l’ estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l’ irragionevolezza e l’ autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico.

Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l’ onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin dall’ inizio si era trattato d’ altro. Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio.

E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall’ attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico lunedì sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l’ aggredito era proprio il direttore del Giornale, e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza.

E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c’ entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io, ancora, che c’ entro? Perchè devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all’ombra di questa mia piccola vicenda?

Le Frecce tricolori hanno solcato il cielo di Tripoli, dopo il braccio di ferro. Berlusconi: “Frecce con tricolore o non voleranno”

 A poche ore dall’ esibizione delle Frecce Tricolori in Libia, per il 40° anniversario della Rivoluzione Verde, quella che doveva essere una dimostrazione di amicizia tra Tripoli e Roma si trasforma in un braccio di ferro. “Non ci alzeremo in volo se i nostri aerei non potranno spendere i colori della nostra bandiera”, ha spiegato il tenente colonnello Massimo Tammaro, capo della pattuglia acrobatica dell’ Aeronautica militare.

Le autorità libiche avevano chiesto che le Frecce tricolori non rilasciassero alcuna scia, dopo aver inutilmente sollecitato l’ utilizzo di un fumo verde in omaggio alla rivoluzione di Muammar Gheddafi. Tripoli, ha aggiunto l’ ambasciatore italiano in Libia, Francesco Trupiano, “ritiene che oggi sia la propria Festa nazionale e vorrebbe avere solo il proprio colore, ma la bandiera della pattuglia acrobatica è quella. I punti sono chiarissimi e i nostri piloti sono pronti al decollo”.

Da Roma è arrivato l’ appoggio del governo ai militari italiani: “Frecce con tricolore o non voleranno”, ha avvertito il premier, Silvio Berlusconi. “Le modalità dell’ esibizione della pattuglia italiana – ha affermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, spiegando di aver parlato con l’ ambasciatore libico a Roma, Hafed Gaddur – sono le stesse costantemente rispettate in tutti i Paesi del mondo dove le Frecce Tricolori si sono esibite. Non può peraltro esserci omaggio migliore per la ritrovata amicizia con la Libia della esibizione della nostra pattuglia che ha, nei fumi tricolore, la sua bandiera e il suo messaggio di pace e concordia“.

Influenza A. Fabrizio Oleari, Direttore generale prevenzione e sanità del ministero della Salute: “Entro ottobre 48 milioni di vaccini”

 “Entro la fine di ottobre noi riteniamo che sia possibile la conclusione della fase di sviluppo dei vaccini e contemporaneamente la produzione del vaccino corrispondente”. Lo afferma intervenendo alla trasmissione “Radio Anch’ io” Fabrizio Oleari, Direttore generale prevenzione e sanità del ministero della Salute, sottolineando che entro il mese di ottobre saranno disponibili 48 milioni di dosi.

La situazione è sotto il pieno controllo delle autorità sanitarie: è stata la conclusione del primo vertice sull’ influenza A / H1N1 tenuto presso la presidenza del Consiglio. Nello stesso incontro, al quale hanno partecipato il sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e il viceministro Ferruccio Fazio, il governo ha assicurato che l’ anno scolastico inizierà regolarmente e che sarà valutata di volta in volta la presenza di manifestazioni influenzali nelle scuole al fine dell’ adozione di eventuali provvedimenti mirati di contenimento. È stata confermata inoltre la validità del lavoro finora svolto dall’ Unità di crisi coordinata da Fazio e che tornerà a riunirsi oggi.

Nell’ incontro, al quale parteciperanno tutte le Regioni e i ministeri interessati, si farà il punto sulla campagna di vaccinazione e sul piano di comunicazione. La scuola è un altro tema sul tavolo dell’ Unità di crisi, ma quanto deciso questa sera dal vertice presso Palazzo Chigi risponde al dibattito acceso dalla proposta, lanciata ieri dalla Federazione medici pediatri (Fimp), di chiudere le scuole per limitare la diffusione dell’ influenza A.

Immigrazione, scontro Berlusconi – Ue

“Non è vero che la Ue abbia richiamato l’ Italia sul tema dell’ immigrazione: si strumentalizzano espressioni di portavoce”. Dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, minacciando di bloccare il

La nuova enciclica. La Chiesa non ha soluzioni tecniche…

 “La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende “minimamente d’ intromettersi nella politica degli Stati”. A ben vedere, è questa la chiave di volta dell’ interpretazione dell’ Enciclica “Caritas in veritate”, è questa l’ affermazione che tutta la concatena ed alla luce della quale l’ intero documento deve essere letto.

Benedetto XVI riprende con forza – con queste parole poste nella stessa Introduzione (Caritas in veritate, 9) – quanto già Giovanni Paolo II aveva scritto sia nella Centesimus annus (La Chiesa non ha modelli da proporre, 43) che, testualmente, nella Sollecitudo rei socialis (La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire, 41), aggiungendo anzi, sempre in quest’ ultima, ancor più esplicitamente: La Chiesa non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenze per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell’ uomo sia debitamente rispettata e promossa e a lei stessa sia lasciato lo spazio necessario per esercitare il suo ministero nel mondo (ivi).

Certo – dopo il crollo, che il Papa sottolinea, dei sistemi economici e politici dei Paesi comunisti dell’ Europa orientale (Caritas in veritate, 23) – è rimasto il mercato (e l’ economia libera: Centesimus annus, 34).

“La società non deve proteggersi dal mercato, come se lo sviluppo di quest’ ultimo comportasse ipso facto la morte dei rapporti autenticamente umani” (Caritas in veritate, 36), scrive Benedetto XVI, proseguendo peraltro, subito: “È certamente vero che il mercato può essere orientato in modo negativo, non perché questa sia la sua natura, ma perché una certa ideologia lo può indirizzare in tal senso” (ivi).