Economia. Confindustria: “La ripresa è partita”. Per l’ Istat disoccupazione in rialzo

di isayblog4 21 views0

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La fascia più colpita della crisi è quella under 30. Oltre 500.000 occupati in meno rispetto a un anno fa e un mercato del lavoro che «continua a deteriorarsi»: i dati diffusi dall’ Istat sulle forze di lavoro nel terzo trimestre 2009 fotografano un Paese in cui è più difficile trovare impiego e nel quale cominciano a perdere il posto non solo i precari ma anche coloro che hanno un impiego «standard» ovvero un contratto da dipendente a tempo pieno e indeterminato.

Nel terzo trimestre le forze di lavoro sono diminuite di 222.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2008 (-0,9%) e di 50.000 rispetto a un anno prima. Il calo dell’ occupazione è dovuto soprattutto a quella dipendente (-330.000 posti) rispetto a quella indipendente (-178.000 posti). Tra i dipendenti hanno perso il lavoro soprattutto quelli a termine (-220.000 unità pari a un calo del 9,1%) ma anche una parte di coloro che hanno un impiego «standard» (-110.000 unità pari a un calo dello 0,7%). La riduzione dell’ occupazione ha riguardato soprattutto gli uomini (350.000 posti in meno con un -2,5%) ma anche le donne con 157.000 posti in meno e un -1,7%.

Gli occupati sono diminuiti soprattutto nel Nord (dove si concentra oltre la metà dei posti persi) con 274.000 posti in meno (-2,3% tendenziale) ma è il Sud che subisce il calo percentuale peggiore (196.000 occupati in meno con un -3%). Il Centro tiene con 38.000 occupati in meno rispetto al secondo trimestre 2008 e un -0,8%.

L’ Istat segnala che la tendenza negativa per l’ occupazione prosegue a ottobre. Gli occupati nel mese (dato non destagionalizzato) erano 23.002.000 con un calo del 2,5% rispetto allo stesso mese del 2008. La stima è rivista al ribasso rispetto a quella data due settimane fa dall’ Istituto (23.220.000 occupati con un calo dell’ 1,7%). Secondo il dato grezzo rispetto a ottobre 2008 i posti persi sono 598.000.

Anche se la crisi ancora morde la ripresa è avviata, non deraglierà commenta il direttore del Centro Studi Confindustria. Secondo Luca Paolazzi questa crisi “non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo. La ripresa sarà lenta, non un rimbalzo che riporti tutto a com’ era prima. Non sarà abbastanza rapida da sciogliere i nodi economici e sociali ingarbugliati da una violenta recessione da 80 anni in qua: alta e duratura disoccupazione, profondi rimescolamenti degli assetti produttivi, enormi debiti pubblici”. Paolazzi spiega che occorre guardare ai paesi emergenti: è lì lo sviluppo, è quello uno dei motori di crescita del Pil mondiale. L’ altra gamba della crescita è l’ innovazione tecnologica. Ampliamento degli sbocchi commerciali e progresso tecnico scientifico sono la fonte dell’ aumento della ricchezza delle nazioni.

Sulla strada della ripresa, che non sarà affatto rapida, ci sono almeno 5 ostacoli: “il primo – ha detto Paolazzi – è il credito scarso e selettivo. Poi l’ aumento della disoccupazione che frena i consumi. Al terzo posto il mancato aggiustamento del mercato immobiliare europeo. Poi le difficoltà per l’ export e, infine, il risanamento dei conti pubblici“.

Una ripresa difficile “perchè la crisi ha effetti ritardati. L’ export italiano cresce meno da un lato perchè macchinari e prodotti di qualità ci mettono di più a riprendere, dall’ altro perchè il 55 – 60% delle nostre esportazioni è sull’ Europa, che non è un mercato dinamico”. Ma, conclude il centro studi, torneranno ad aumentare sia i consumi che gli investimenti e rimarrà contenuta l’ inflazione.

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