Veltroni: O il governo cambia o non ci sarà più il dialogo

di isayblog4 20 views0

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“O il governo cambia o non ci sarà più il dialogo. Il governo è nato da un mese e la sequenza di strappi ripetuti è inaccettabile”.

È un ultimatum quello lanciato da Veltroni al governo durante un incontro su ruolo e obiettivi del Governo ombra alla fondazione Fare futuro. Veltroni ha elencato almeno sei provvedimenti che non vanno: “Prima la norma salva Rete 4, stoppata in Parlamento, poi l’introduzione del reato d’immigrazione clandestina, l’assenza di proposte su Alitalia, il disegno di legge sulle intercettazioni presentato senza discutere né con le opposizioni né con i magistrati, poi la proposta di inviare 2.500 militari nelle strade e infine l’inserimento del Lodo Schifani nel decreto sicurezza. E ancora più grave gli atteggiamenti di un ministro contro l’Europa (il riferimento è a Calderoli, ndr) che definisce il Trattato di Lisbona un documento da pompe funebri. Noi siamo di fronte ad una sequenza di fatti che finisce per conformarsi come una linea politica da parte del governo”.

“Non si può attribuire alla responsabilità dell’opposizione questa serie di misure, che rischiano di pregiudicare il dialogo, si deve decidere che clima avere. Gli stappi strappano anche il dialogo, non è una zona dove trovare riparo dalle tensioni. Questa sarà una settimana decisiva e deciderà quale sarà il segno di questa legislatura: se sarà improntata al dialogo oppure no. Venerdì all’assemblea del PD tireremo le conclusioni – ha spiegato Veltroni – ma il dialogo per farlo bisogna essere in due e se si confermerà questo atteggiamento da parte del governo, venerdì tireremo le fila di questo e non si potrà dire che sarà stata l’opposizione a impedire il dialogo. Si può benissimo fare opposizione, anche in assenza di dialogo, senza comunque arrivare alla demonizzazione dell’avversario”.

Di fronte alle domande di Massimo Franco del Corriere della Sera e Stefano Folli del Sole 24 ore il segretario del Partito Democratico lo ha ribadito più volte: “Deve diventare istituzionale il clima civile nei rapporti tra maggioranza e opposizione che stiamo provando a instaurare. In Italia si passa dalla demonizzazione all’inciucio, ma di questo spirito sono eticamente convinto: le regole vanno scritte insieme non può esserci un atteggiamento unidirezionale. La cosa peggiore per chi vince le elezioni è pensare di avere in mano il paese, ma le lune di miele in politica si interrompono bruscamente”. Veltroni cita la parabola di Sarkozy: “Un anno fa sembrava invincibile, poi le amministrative lo hanno ridimensionato e oggi l’opinione pubblica la pensa diversamente. La politica è veloce”.

C’è un fatto gravissimo per Veltroni ed è l’atteggiamento che si sta tenendo di fronte ai risultati del referendum sull’Europa in Irlanda. Che si è rivolto al Governo: “Decidete che ruolo ha l’Italia. Ieri c’era l’intervista di un ministro che parlava di trattato da stracciare, roba da pompe funebri. In passato per molto meno dall’opposizione facevano un gran discutere. Secondo me questo è un tema identitario. Questa persona può essere ministro? Che segnale è venti giorni dopo l’inizio della vicenda di governo?”.

Veltroni cita anche la riproposizione del Lodo Schifani per l’impunità delle massime cariche dello Stato: “Sono stupito dalla protervia con cui alcune cose vengono introdotte surrettiziamente. Inserire la normetta nel decreto, con un emendamento, non va bene. Preferisco un confronto parlamentare alto”.

Questo è l’atteggiamento che, secondo il segretario del Pd, sta tenendo il governo in questo primo mese e che gli fa dire: «Di fronte ai problemi del paese pensavo che sarebbe stato giusto avere un clima di dialogo, ma se non ce ne sono le condizioni, ne trarremo le conseguenze».

Vorrei che Prodi restasse presidente del PD
«A me piacerebbe che Romano Prodi restasse presidente del Pd, perchè per me è legato all’idea stessa del Pd, con me è la persona che ha creduto di più in questo progetto” così Walter Veltroni rilancia la richiesta a Romano Prodi di tornare sui suoi passi e ritirare le dimissioni da presidente del partito: “Ma rispetterò la sua decisione, quale che sia”.

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