Gianfranco Fini: “No alle politiche razziste. Gli immigrati sono persone. Il Pdl si smarchi, no ai colpi leghisti”.

 Fini sceglie la festa del Pd di Genova per il rientro sulla scena politica dopo la pausa estiva: è un Fini che decide di spogliarsi dei panni del presidente della Camera e invita il Pdl, di cui è co – fondatore, a non fotocopiare le politiche della Lega.

L’ affondo nei confronti del Carroccio è sull’ immigrazione, ma a ben guardare l’ intervento del presidente della Camera è tutto teso a ridimensionare il ruolo della Lega, perchè su temi delicati il Pdl non può limitarsi a copiare le camicie verdi. Il tema dell’ immigrazione, afferma infatti Fini, non va affrontato né con un approccio segnato dall’ emotività, né guidato solo dalla pur necessaria volontà di garantire la sicurezza dei cittadini, perché questo rappresenterebbe un approccio parziale, miope e sbagliato.

“È positivo – dice il presidente della Camera – che la Lega abbia smentito la Padania, dicendo che il Concordato non c’ entra nulla: e ci mancherebbe”. Eppure, l’ attacco al Carroccio va avanti. La Lega Nord, sostiene Fini, “non può affrontare il problema dell’ immigrazione guardando nello specchietto retrovisore, ho l’ impressione che a volte accada questo”.

“Ripugna la coscienza – aggiunge poi il presidente della Camera – non considerare che chi arriva in Italia, regolare o no, è prima di tutto una persona. Se si parte dal presupposto che è una persona alcune politiche non dovevano essere inserite in un provvedimento legislativo”, ha aggiunto Fini, ribadendo che serve una linea fermissima contro le politiche discriminatorie e vagamente razziste.

Soprattutto, per Fini la Chiesa lancia messaggi di carattere universale anche sul tema dell’ immigrazione e la stessa conferenza episcopale si rifà a prese di posizione ufficiali che sono valide per tutti i cristiani nel mondo. Non si può piegare alla propaganda quotidiana, al livello di un comizietto di periferia il messaggio che viene da quella sede.

Il Tricolore, simbolo dell’ Italia unitaria, oggetto di polemiche. La Lega vuole bandiere e inni regionali

 L’ articolo 12 della Costituzione, immutato e indiscusso dal 1948, recita: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso”. Ma alla Lega non basta più, vuole le bandiere regionali e anche gli inni. Bisognerebbe aggiungere, secondo la proposta di legge del capogruppo al Senato Federico Bricolo, le parole: “Ciascuna regione ha come simboli la bandiera e l’ inno”. I vessilli regionali sarebbero così equiparati al tricolore. Mentre gli inni lombardo, toscano o campano, supererebbero per rango l’ inno di Mameli, che non è citato dalla Costituzione e cui pure la Lega ha sempre preferito il “Va pensiero” di Giuseppe Verdi.

Questa iniziativa del Carroccio, che risale al luglio 2008, ma che oggi è stata segnalata dall’ ufficio stampa della Lega al Senato, solleva le aspre polemiche non solo dell’ opposizione, ma anche di alcuni esponenti della maggioranza. Nonostante il tentativo di Bricolo di stopparle sul nascere: “Non è una proposta di legge che va contro qualcosa o qualcuno – sottolinea – ma chiede il riconoscimento delle bandiere e degli inni regionali per valorizzare simboli identitari che sono ricchezza per tutti”.

Il progetto di legge, spiegano i senatori della Lega, è coerente con la riforma federalista. Per di più, non si tratta di una proposta nordista, ma riguarderebbe tutte le Regioni. “Voglio ricordare ai tanti sepolcri imbiancati che credono che la realtà nazionale debba essere un museo – aggiunge il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia – che invece la gente e le culture si modificano”. Ma il messaggio del Carroccio viene capito solo dal movimento autonomista siciliano di Raffaele Lombardo. Il capogruppo alla Camera Carmelo Lo Monte dice che l’ Mpa è d’ accordo con quella che non esita a definire “una felice intuizione”.