Legambiente parte civile nel processo all’ Eternit s.p.a. a Torino

di isayblog4 14 views0

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Legambiente: “Fermare la strage silenziosa. Urgente completare le bonifiche dei territori”. 2mila morti all’ anno a causa dell’ amianto e il numero è destinato a crescere

Lo svizzero Schmidheiny e il barone belga De Cartier De Marchienne, dirigenti della società Eternit S.p.A., gestore degli stabilimenti di Cavagnolo (To), Casale Monferrato, (Al), Bagnoli (Na) e Rubiera (Re) sono accusati di essere responsabili della morte e della malattia di migliaia di persone per omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e disastro colposo.

Il processo, iniziato ad aprile 2009 e rinviato a giudizio nel luglio dello stesso anno, è ripartito al Palazzo di Giustizia di Torino: migliaia le persone e i soggetti costituiti parte civile al processo tra cui Legambiente, da sempre a fianco della popolazione di Casale Monferrato e degli altri siti colpiti dall’ amianto.

“Sono almeno 2mila all’ anno le morti causate dall’ esposizione all’ amianto nel nostro Paese, di queste oltre 9mila decessi dal 1993 al 2004 solo per mesotelioma pleurico, e i numeri purtroppo sono ancora destinati a crescere per via del periodo di latenza della malattia – spiega Vanda Bonardo, presidente Legambiente Piemonte –. Le persone colpite dalla malattia e i familiari delle vittime hanno diritto ad essere risarcite e Legambiente auspica che venga fatta giustizia in questa vicenda con una sentenza esemplare che arrivi il prima possibile. Ma per fermare questa vera e propria strage è indispensabile e urgente bonificare tutti i siti interessati dalla presenza di amianto“.

L’ Italia, secondo produttore europeo di amianto fino al 1992, ha prodotto e commercializzato la fibra killer per anni in tutto il Paese e oggi il territorio contaminato da bonificare occupa una superficie molto estesa. Solo per i siti nazionali da bonificare si parla di circa 75mila ettari, una superficie grande quasi quanto la provincia di Lodi, che coinvolge Casale Monferrato e altri comuni della provincia di Alessandria, Balangero (To), Emarese (Ao), Broni (Pv) in Lombardia, Bagnoli a Napoli, Bari, e Siracusa. Senza contare gli innumerevoli micrositi, costituiti da tettoie, canne fumarie, tamponature di edifici e serbatoi d’ acqua sparsi per tutto il territorio nazionale che richiedono un’ opera di risanamento e messa in sicurezza che riguarda anche gli enti locali.

“Il quadro generale sul risanamento delle aree più inquinate è chiaro – dichiara il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza –. Le bonifiche vanno a rilento nonostante l’urgenza sanitaria e la necessità di intervenire per isolare le principali fonti della fibra killer. Nonostante alcune eccezioni, come quelle di Casale Monferrato e Bagnoli, le attività di risanamento negli altri siti nazionali sono estremamente in ritardo, a causa dell’ inefficiente gestione da parte del Ministero dell’ ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione e autorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica e alla mancanza di fondi. Per questo sono necessarie maggiori risorse economiche, reperibili attraverso la creazione di un Fondo nazionale sul modello del Superfund statunitense per le bonifiche dei cosiddetti siti orfani. Infine è importante che il Governo si impegni a promuovere una campagna di informazione ai cittadini sui rischi derivanti dall’ esposizione all’ amianto e per completare le analisi epidemiologiche nei siti più interessati all’ esposizione all’ amianto“.

L’ Ufficio stampa
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Milena Dominici
Capo ufficio stampa
Legambiente Onlus
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