Manovra: ipotesi dismissioni caseme e uffici P.A.

di isayblog4 24 views0

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Allo studio ipotesi per reperire nuove risorse per la manovra: dalle caserme alla razionalizzazione degli uffici della pubblica amministrazione.
Da fonti della maggioranza si apprende che potrebbe essere trasferita alla Fintecna una quota degli immobili in cambio di liquidità immediata. Il patrimonio dello Stato, compresi i beni degli enti locali, si aggira intorno ai 500 miliardi di euro, di cui sarebbe “potenzialmente disponibile” il 40%. Si tratterebbe di un’ultima chance da tentare. L’operazione più grossa potrebbe riguardare le caserme (un migliaio, di cui 400 già trasferite al Demanio), aree edificabili con un elevato valore di mercato, tutta la partita degli uffici pubblici e forse anche gli immobili degli enti locali nell’ambito del federalismo.

Il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto: “La Costituzione è chiara o un ministro lascia di sua volontà o il premier può solo assistere impotente: mica può far cadere il governo per liberarsi di Tremonti. Può solo aspettare che le Camere correggano la manovra. E lo faranno: con la scure, non con il bisturi”. Spiega poi di non aver parlato con Berlusconi del ministro dell’Economia: “Non l’ho fatto e non lo farò. Se lo facessi e lui mi chiedesse di fermarmi, dovrei rispondere con una sola parola: obbedisco. E invece io voglio continuare a dire che così non va; che questa manovra è un male, non un’opportunità. È un momento brutto, ma o si cambia o tra qualche anno l’Italia non ci sarà più. Servono scelte coraggiose e impopolari sul versante economico e Tremonti non è più in grado di tenere il timone”.
Il ministro Roberto Calderoli sulle pensioni: ”Non c’è alcuna apertura, le pensioni stanno bene come stanno”. E sugli enti locali così spiega: ”Su enti locali c’è un interesse comune. Per andare incontro alle esigenze degli enti locali, nella discussione sulla manovra anticrisi, qualunque proposta migliorativa sarà portata avanti. Richiede attenzione sia dalla maggioranza che dall’opposizione l’andare nell’interesse del territorio e degli enti locali, che erogano i servizi essenziali ai cittadini”.
Roberto Calderoli ha così risposto a chi gli chiedeva se in materia di anticipo del Tfr, secondo un’idea già illustrata da Bossi, ci sia stato un confronto approfondito: ”Se ne parlerà a settembre. Prima le cose si preparano e si scrivono poi le si mette sul piatto. Non è una cosa di agosto ma che probabilmente emergerà a settembre, perché c’è la necessità di garantire un potere di acquisto ai cittadini e dare un’iniezione per una ripresa più sostanziale della crisi”.
Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, interpellato sulla manovra, ha chiarito: ”La crisi coinvolge tutto il mondo e anche paesi che sono stati i primi della classe si trovano in seria difficoltà. Un punto centrale nella manovra deve essere la famiglia: se non è al centro della politica generale, la persona e la famiglia grembo naturale della vita, la società non avanza. In Italia lo abbiamo visto in modo particolare perché anche dentro la grande crisi la famiglia si rivela ganglio vitale, cellula fondamentale. Ripeto che in Italia così è sempre stato, grazie a Dio e grazie alla nostra storia, non perdiamo questo punto fermo”.
“Sono impressionanti le cifre sulla evasione – ha poi osservato Bagnasco – Il dovere di tutti è di contribuire attraverso le tasse alla vita pubblica e sociale. La chiesa e i pastori non devono porsi dentro le questioni tecniche, ma rimanere a quel livello di richiamo spirituale ed etico che fa parte della nostra missione, e far appello alla coscienza di ciascuno perché anche questo dovere possa essere assolto da tutti, non senza però rivedere gli stili di vita”.
Continua Bagnasco: “La politica in generale deve ritrovare e coltivare il rapporto con la gente. Nel momento in cui la politica si distacca e si rinchiude dentro le proprie dinamiche e le proprie logiche la gente sente di essere abbandonata dal mondo politico. E quindi questo rapporto di ascolto e di dialogo, e anche di proposizione da parte della gente e innanzi tutto da parte del mondo giovanile, dev’essere ripreso in mano. Bisogna che la gente torni ad avere la sensazione, la percezione che il mondo della politica coltivi sempre di più il senso del bene comune, che è il bene generale, non è il bene particolare, è il bene di tutto il Paese, soprattutto a partire da chi è più debole, da chi è più giovane perché ha la vita davanti, quindi ha più insicurezze, deve costruire il futuro. Se la gente non recepisce che il mondo della politica pensa alla gente e non pensa a degli interessi particolari o personali sarà difficile ritrovare quell’armonia sociale e politica che tutti auspichiamo”.

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