Crisi: Tremonti contesta Draghi

di isayblog4 39 views0

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«Per fortuna c’era il Financial Stability Forum, e figuratevi se non c’era; i ragazzi hanno fatto un grande lavoro…». Giulio Tremonti è convinto che il susseguirsi dei crac e degli scandali finanziari sia figlio del «fallimento dei regolatori» e, nel dirlo, chiama indirettamente in causa il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che del Fsf è presidente. Ora che si sta reimpostando il quadro internazionale, il ministro dell’Economia ritiene «demenziale stare ad ascoltare le lezioni di chi non ha capito nulla o ha capito troppo» su quanto è accaduto. Era un problema sollevato anche dalla Regina Elisabetta in un discorso alla London School of Ecomomics, ricorda con ironia, quando chiese: «Come mai nessuno se ne era accorto?».

Succede tutto poco dopo le otto della sera, quando l’uomo di via XX Settembre arriva in giustificato ritardo alla riunione informale straordinaria dei ministri Ecofin convocata a Parigi dalla presidenza francese. Draghi è già in sala da un pezzo, per la prima volta un numero uno del Fsf (l’organismo di supervisione globale del quale fanno parte governi e autorità di vigilanza) è stato invitato a spiegare le terapie delle turbolenze che hanno messo al tappeto l’economia planetaria. Tremonti si ferma coi giornalisti e lancia il sasso in quello che sino ad allora era stato uno stagno. Più tardi dirà «stavo scherzando», ma la freddezza con cui Draghi prende le distanze dalle sue parole – «il Governatore non commenta queste cose» e «non replico alle battute» – offre la misura della temperatura fra i due. S’inizia con le code della frode Madoff, caso lampante in cui «la massa raccolta coincide con la refurtiva».

E’ qui che Tremonti tira in ballo la Regina Elisabetta e la sua semplice domanda per attaccare «il regno senza regole» e la «finanza ombra». La crisi, spiega, è «nata dal debito e col debito», e non la si può curare aggiungendone altro. Strano sistema, insiste, questo che «salva la banca d’affari Goldman Sachs e fa fallire le fabbriche». Il problema è allora che «manca la fiducia» per cui l’interesse prevalente devono essere «la famiglia e il risparmio, e non la finanza alla Madoff». Come dire che bisogna interrogarsi su come mai si sia data molta importanza alle banche e poca all’economia reale. Per questo Tremonti rifiuta con forza l’appello di chi invita a creare debito per arginare il terremoto finanziario. «E’ come voler curare chi beve troppo whisky offrendogli del cognac – ha affermato -. Invece occorrono altri paradigmi, altro risparmio. E quando dico risparmio, mi riferisco a una categoria etica, parlo di investimenti».

Quanto sta accadendo nel pianeta del denaro, in sintesi, è «un fallimento dei regolatori e quindi tocca ai governi trovare una risposta». I ministri Ecofin sono nel complesso convinti che la superfrode di Madoff non avrà conseguenze per l’Europa. Ciò consente di guardare avanti con un pessimismo immutato verso un 2009 «ancora difficile in cui c’è molto da fare». Alla presenza del direttore generale del Fondo monetario, Draghi ha così spiegato la sua ricetta, con un nuovo sistema di avvertimento preventivo per i crac e le funzioni di supervisione suddivise fra Fmi (responsabile per i rischi «macro») e il Fsf (incaricato di seguire gli aspetti «micro»). «Un discorso ascoltato e apprezzato – ha detto Draghi – Lavoriamo per il G-20 di primavera, sarà un incontro importante». Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, condivide il pensiero e la fiducia nello Stability Forum: «Ha agito molto bene – ha detto – e sin dall’inizio ha svolto un’attività degna di nota».

www.lastampa.it

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