Crisi mutui, Casini (UDC): E’ l’ora della responsabilità nazionale

di isayblog4 20 views0

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L’intervento in Aula alla Camera del leader Udc Pier Ferdinando Casini durante l’informativa urgente del Governo sulla crisi finanziaria in atto.
“Signor Ministro, noi siamo il partito della responsabilità nazionale – così ci definiamo – e oggi è il giorno di dimostrare responsabilità nazionale. Oggi non è il giorno del Governo di unità nazionale, ma è il giorno dello spirito unitario degli italiani e questo giorno deve trovare eco profondo e sincero in questo Parlamento.

Noi siamo all’opposizione del Governo, ma tutti siamo con il Governo solidali nell’affrontare questa crisi, perché tutti siamo solidali con l’Italia e gli italiani. L’opposizione deve fare un atto forte di disponibilità e la maggioranza deve guardarsi da quella sindrome di autosufficienza, che è in questo caso un gravissimo errore.
Poche considerazioni: Bersani, Giorgetti e Cicchitto hanno introdotto valutazioni molto stimolanti.
L’Europa: noi siamo europeisti convinti ma ci rammarichiamo profondamente che l’Europa, in questa circostanza, si sia mossa tardi, male e in ordine sparso. Basta pensare al vertice di Parigi, basta pensare ai provvedimenti assunti dall’Irlanda, biasimati da tutti gli altri Paesi e poi successivamente imitati, in ordine sparso, proprio da tutti gli altri Paesi.
Bene ha fatto il Presidente del Consiglio Berlusconi, bene avete fatto voi a chiedere un fondo di garanzia europea; male, molto male ha fatto l’Europa a non accedere ad una proposta che sarebbe stata un atto forte di fiducia nella possibilità di affrontare assieme questa crisi.
Prendiamo gli atti della Camera di qualche anno fa e facciamoci qualche sorriso assieme, lo dico introducendo un elemento un po’ ironico.

Dall’euroscetticismo si è passati, per molti, ad un’euroconvinzione.
Non guardiamo al passato. Bene, siamo tutti europeisti convinti, finalmente su questo non ci dividiamo! Un punto ho apprezzato molto, Ministro Tremonti: una sua affermazione come quella odierna secondo la quale l’Italia ha interesse nella salvaguardia del patto di stabilità.
Invertiamo le parti – mi consenta – abbiamo l’interesse – sono d’accordo con lei – ma realisticamente qualche vincolo e qualche parametro europeo va interpretato oggi con maggiore flessibilità.
Pensiamo alla crisi americana del 1929, pensiamo a Roosevelt, pensiamo al suo mandato del new deal del 1933, pensiamo ad un grande piano di investimenti americani fatti allora proprio per rilanciare l’economia in uno stato recessivo.
Oggi l’Europa deve lanciare una sfida europea fuori dai parametri e fuori dai vincoli, proprio come volano di uno sviluppo che va ripreso.
Il tema dell’intervento dello Stato: sono molto d’accordo con lei ed è importante che lei lo abbia detto. Guai se l’intervento pubblico nascondesse la tentazione della politica di mettere le mani nel sistema bancario. Il sistema da noi è più solido che altrove.
Forse abbiamo criticato le banche per anni, da questo punto di vista, e oggi la nostra critica diventa un fattore di forza del sistema, ma la recessione in Italia c’è, perché i fattori di debolezza italiani sono più forti degli altri.
Pensiamo al debito pubblico, pensiamo oggi a quella che è l’economia reale più esposta e alla crescita bloccata. Ebbene, siamo in recessione. Noi dobbiamo andare avanti con le riforme strutturali. Questa crisi non può diventare un alibi per bloccare le riforme strutturali.

Vorrei approfondire il discorso di Giorgetti sull’acqua adesso.
Non ho ben capito, o perlomeno cerco di non capire l’angolo di visuale da cui ha posto questa questione.
Le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali devono proseguire «sparate». Non possiamo arrestarci, perché altrimenti finiamo per contraddire una linea che deve essere la linea della ristrutturazione e del rilancio italiano. Altrimenti non usciremo mai da queste secche.

Ministro, è necessario dare sostegno alle piccole e medie imprese e alle famiglie.
Le famiglie italiane sono in grave crisi: per i pensionati, per i redditi deboli bisogna fare qualcosa. Capisco e apprezzo la cautela e la discrezione con cui lei si muove perché ha alle spalle una montagna di debito pubblico. Ma qualcosa bisogna fare, qualche provvedimento che dia respiro ai redditi più depressi.
Questi provvedimenti devono essere emanati. In campagna elettorale avete parlato di quoziente familiare: posso capire che oggi non vi sia la possibilità di introdurre il quoziente familiare. Se lo dite voi del Popolo della Libertà, vi capisco.
Bisogna infatti anche capire l’ottica, il momento. Però qualcosa deve essere fatto: una politica di deduzioni, di detrazioni per le famiglie è assolutamente indispensabile.

Ultimissima questione, signor Presidente, ho terminato. Speriamo sia morta la finanza creativa. Speriamo sia morta l’epoca della finanza creativa, speriamo anche di non trovare in qualche decreto-legge previsioni in base alle quali reati societari non siano più perseguibili se non in caso di fallimento, perché questo contraddirebbe tutte le considerazioni che abbiamo svolto.
Vorrei che gli stenografi mettessero agli atti che mi sta applaudendo il Ministro Tremonti. Sono contento di essere d’accordo con lei. Chiedo a tutti i colleghi della maggioranza di ricordarsi dell’applauso di Tremonti, rivolto non a me ma alle cose che sto dicendo in questo momento.

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