Bersani (Pd): Alitalia, il regalo di Berlusconi ad Air France

di isayblog4 64 views0

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Pier Luigi Bersani, ministro dell’economia nel Governo ombra del PD, ospite del meeting a Rimini di Comunione e Liberazione, all’indomani degli annunci propagandistici del Governo Berlusconi sul finto salvataggio di Alitalia, ridimensionata secondo il “Piano Fenice” ad una piccola compagnia aerea, niente a che vedere con il colosso di venti anni fa, ha il dente avvelenato e non perde l’occasione per mettere le cose in chiaro: “Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato il problema del caso Alitalia, non la soluzione”. Bersani si riferisce agli anni in cui il premier sempre con il suo governo, poteva salvarla realizzando piani migliori di quello attuale e invece, come ricorda a tutti i presenti e in particolare ai giornalisti, che certe cose dovrebbe scriverle, non ha fatto altro che contribuire alla sua svalutazione. “”Al 2001 Alitalia valeva 10 euro al 2006 un euro. Si è lasciato passare l’accordo Klm-Air France nel quale potevamo inserirci, adesso Berlusconi ha fatto saltare la soluzione, ne ha prospettata un’altra. Ci consegna una compagnia palesemente più piccola, domestica, che deve fare un’alleanza con AirFrance, la quale per definizione si occuperà dei collegamenti internazionali”, infatti “non potrà mica fare concorrenza a se stessa”.

Il ministro ombra proprio non ci sta agli annunci propagandistici di Berlusconi che in realtà si andranno a ripercuotere sulle tasche dei contribuenti: “Viene fuori l’idea di una compagnia più piccola e più domestica che ovviamente non potrà vivere da sola. Si torna inevitabilmente ad Air France a condizioni più libere e agevoli per loro e con ricadute più pesanti per i nostri lavoratori, i nostri consumatori, i nostri risparmiatori. E Sia chiaro che noi non siamo per il tanto peggio tanto meglio.”
Col tempo, aggiunge Bersani, la compagnia francese “penserà di prenderci su, lasciandoci sul groppone i problemi e i debiti che qualche mese fa era disposta ad accollarsi e a pagare. Questo è il punto ineludibile di questa vicenda, così come è ineludibile il fatto che creditori e fornitori ieri avevano un certo numero di garanzie che oggi non hanno più, e non c’è norma che possa derogare a questo piccolo particolare”. Insomma bersani la soluzione del piano Fenice, con meno aerei e rotte dimezzate, con migliaia di esuberi, per i quali non è ancora chiaro cosa succederà veramente, ha tutto l’aria di essere un imbroglio, con i debiti che saranno pagati dai creditori. Senza contare, fa notare amaramente Bersani che “creditori e fornitori avevano garanzie che oggi non hanno più e, cosa ancora più inammissibile, “sta sfuggendo ai più un piccolo particolare: che per non farsi accusare di fare norme ad personam o su un caso singolo, si sta impostando una nuova normativa sulle procedure fallimentari o parafallimentari o di crisi aziendali e si stanno introducendo novità sulla possibilità di delegare le norme sulla concorrenza” in pratica “per cambiare la serratura si sta rifacendo il palazzo”. Di tutto questo, sottolinea Bersani “sono stupito che nessuno dica niente; anche alcune associazioni” di categoria “non parlano più di concorrenza, di condizioni paritarie, di piccola impresa… non dicono niente su questa evoluzione di una normativa che mette palesemente a rischio i diritti dei risparmiatori, dei creditori, dei lavoratori”. Come un fiume in piena il ministro ombra davvero non può stare zitto di fronte allo scempio che Berslusconi sta operando su Alitalia trasformandola come ha denunciato il segretario del PD Walter Veltroni in “una compagnia di bandierina”, e non risparmia critiche anche nei confronti dei 16 imprenditori, alcuni di quali, sarebbero entrati nella cordata “con la pistola alla tempia”: “Alcuni hanno accettato la proposta del premier “per passione, altri con la pistola alla tempia: hanno preso l’iniziativa dentro al quadro che gli è stato dato e quindi faranno il loro mestiere”.

Dall’amarezza per Alitalia, che già poteva essere salvata a marzo con meno esuberi e meno utili persi, il ministro parla anche di federalismo, tema caro al PD, su quale attende il confronto con la maggioranza. Prima però, si devono chiarire una “ventina di questioni e problemi” poi si può arrivare ad un accordo tra Governo e opposizione su questo tema: “Noi siamo autonomisti della prima ora, abbiamo una certa esperienza e qualche idea in proposito. Se si vuol discutere si discute su tutto”. Noi, precisa “non ci stiamo a dare deleghe generiche su una materia così delicata. Vogliamo che alla fine di questa operazione un cittadino di Varese e uno di Palermo riescano a capire cosa sta succedendo, anche con tabelle alla mano”. Bersani ritorna su questo confronto che attualmente manca in Parlamento, visto l’atteggiamento del centrodestra desideroso solo di approvare le leggi di comodo per il premier e poco interessato al dialogo con l’opposizione per il bene del Paese: “Non si può puntare l’orologio e mettere una scadenza fissa e on pensino di fare come hanno fatto con la finanziaria, se gli interessa discutere con noi. Siamo prontissimi ad un accordo ma la parola dialogo è così astratta. Noi siamo pronti ad un accordo se si chiariscono e si precisano delle condizioni che sin qui la bozza Calderoli non risolve come sanno anche le regioni”. Il ministro dunque rilancia l’invito al governo, finora inevaso, a confrontarsi sui temi importanti per risollevare le sorti dell’Italia, anche, se come dimostra ancora una volta la questione Alitalia, il governo Berlusconi sembra non avere orecchie. Per Bersani il “governo della sineddoche, si descrive il tutto prendendo una parte” come dimostra anche la reintroduzione del voto in condotta e le altre ipotesi di rinnovamento della scuola italiana prospettate dal ministro Mariastella Gelmini. Ma lo stesso vale anche per la sicurezza o la pubblica amministrazione: “ “Si sono presi i nomadi, giusto problema, e si è detto che risolto il problema della sicurezza. Poi si prendono i fannulloni: sono un problema, ma la pubblica amministrazione è un altro problema”. E adesso il voto in condotta: “E’ un problema, ma non è la riforma della scuola. Sono provvedimenti, alcuni condivisibili, anche se non so se con questo si vince il bullismo o si sedano le espressività dei ragazzi, è un tema molto delicato che viene trattato troppo con l’accetta”.

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