Pdl: via dal Libano e torniamo in Iraq

di isayblog4 18 views0

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Sulla politica estera dell’Italia – nel giorno in cui riesplode il dramma del Tibet – manca una visione bipartisan e la questione dell’impegno militare e civile dal Libano all’Afghanistan contribuisce a infiammare la campagna elettorale. Ad accendere la miccia è stato l’iper atlantista Antonio Martino, già ministro della difesa nel governo Berlusconi, pronosticando un rovesciamento della linea fin qui tenuta nelle linee guida della politica estera. “Cambio delle regole d’ingaggio per i nostri soldati impegnati in Libano” che avranno mani più libere, meno peace keeping e più peace enforcing; “istruttori in Iraq e più uomini in Afghanistan”.
Una giornata in cui, proprio sulla politica estera, il Pdl si è spaccato e il governo in carica ha rischiato l’incidente diplomatico con le autorità libanesi. “A pensar male – nota Bobo Craxi – si fa peccato, ma secondo me qualche governo straniero sta facendo pressione sulla destra italiana al fine di rimuovere il contingente italiano in Libano”. Craxi, che è sottosegretario agli Esteri con delega ai rapporti con le Nazioni Unite, aggiunge: quelle di Fini e Martino “sono posizioni pericolose, che preannunciano la nostra futura subalternita”. Berlusconi smentisce ovviamente che si stia preparando ad allinearsi all’iper atlantismo di Antonio Martino o agli interessi del governo israeliano, ma ormai la frittata è fatta.
Tutta colpa di un’intervista dell’ex ministro della Difesa alla Reuters in cui l’esponente del Pdl aveva annunciato che in caso di vittoria elettorale uno dei primi provvedimenti sarà il ritiro del contingente italiano in Libano, un rafforzamento di quello in Afghanistan e l’organizzazione di una nuova missione in Iraq. “Berlusconi proseguirà la politica di Bush senza Bush, quella della Thatcher senza la Thatcher e quella di Sarkozy senza la Bruni”. ‘Dall’altra parte, poi -insiste Craxi- abbiamo Veltroni che preferisce non occuparsi di politica estera: è troppo complicato e rischioso, evidentemente, il compromesso in chiave internazionale ed è meglio non occuparsi del nostro rapporto con Washington, con l’Europa, con la Spagna, con un ‘multilateralismo’ indigesto agli americani, con il confronto sulle regole del mercato con le nuove grandi potenze come l’India e la Cina. Il risultato, alla fine, è una campagna elettorale ‘provincialotta’, con Bettini e Calearo che hanno sostituito il respiro politico di veri statisti come Romano Prodi”.

www.partitosocialista.it

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