Estero. Bomba a Kabul, sei italiani morti

 Il governo, dopo l’ attentato, sta pensando a una transition strategy, non ad un ritiro del contingente militare italiano in Afghanistan.

“Noi avevamo già un progetto, sempre condiviso con gli alleati, di riportare a casa i soldati che avevamo mandato per il periodo elettorale. Poi bisognerà mettere a punto una transition strategy per caricare di maggiore responsabilità il nuovo governo” ha spiegato il presidente del Consiglio Berlusconi. Il ministro la Russa ha però avvertito che “ipotizzare in queste ore una exit strategy dall’ Afghanistan sull’ onda dell’ emotività potrebbe essere inteso come un segno di debolezza verso il terrorismo e potrebbe accrescere la violenza verso i nostri soldati”.

“C’ è la riconferma della determinazione italiana a tener fede all’ impegno preso, come impegno della comunità internazionale su mandato dell’ Onu con compiti di lotta al terrorismo a fini di pacificazione e di stabilizzazione di quell’ area” ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da Tokyo, dopo aver sottolineato che comunque una discussione in Parlamento per rimotivare la missione è “comprensibile” e che “almeno nel Pd” non ci sono divisioni su questo tema, quanto a quelle tra Pdl e Lega “chiedete al presidente del Consiglio”.

Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha spiegato: “L’ Italia fa parte di una missione Nato, ma anche con un mandato espresso dall’ Onu. La riflessione su una transizione di disimpegno non può che essere vista e discussa collegialmente all’ interno di questo organismo del quale facciamo parte e nel quale siamo cooprotagonisti”.

Attentato in Afghanistan. Il cordoglio di Giorgio Napolitano: “Un augurio ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia”

 Il mondo politico si unisce nel cordoglio per le vittime dell’ attentato talebano a Kabul. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha indirizzato ai familiari dei caduti “l’ espressione del mio più sincero e accorato cordoglio, un augurio ai feriti e ai nostri valorosi che rappresentano l’ Italia in questa difficile missione internazionale per la pace e la stabilità l’ espressione della nostra riconoscenza e vicinanza”.

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso il profondo cordoglio suo e del Governo ed ha sottolineato che il governo è vicino alle famiglie delle vittime, condivide il loro dolore in questo tragico momento ed esprime la sua solidarietà a tutta la missione italiana in Afghanistan impegnata a sostegno della democrazia e della libertà in questo sfortunato Paese.

Renato Schifani, presidente del Senato, ha affermato che il sacrificio di questi eroi costituisce un ulteriore doloroso contributo che i nostri militari, con grande coraggio e professionalità, continuano a dare per difendere la democrazia, la pace e la sicurezza internazionale. L’ Italia si inchina davanti a questi nostri ragazzi e si stringe commossa intorno alle loro famiglie.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha affermato: Le forze armate hanno pagato un ulteriore tributo di sangue a difesa della democrazia in Afghanistan. La Camera si stringe intorno alle famiglie delle vittime e a tutte le forze armate.

Il Capo dello Stato preoccupato per l’ estensione delle fasce di disagio nel Sud

 Il Presidente della Repubblica sostiene la necessità di politiche di assistenza, sostegno al reddito e inserimento nel mercato del lavoro, per contrastare gli effetti della crisi. In un messaggio inviato al convegno “Povertà e nuovi bisogni”, promosso a Napoli dalle Fondazioni Italianieuropei e Mezzogiorno Europa, il Capo dello Stato parla di una estensione preoccupante delle fasce di disagio nel Paese e in particolare nel Mezzogiorno.

“Il recente rapporto Istat dedicato proprio a tale tema – si legge nel messaggio di Giorgio Napolitano – ha evidenziato come, anche per effetto della crisi economica, si stiano estendendo in maniera preoccupante le fasce di disagio e le aree di bisogno anche rispetto a beni considerati primari o di sussistenza”.

“Nel Mezzogiorno, e nelle sue grandi aree urbane in particolare, tali fenomeni risultano essere maggiormente diffusi e acuti, e occorrono quindi, a tutti i livelli consistenti e incisive scelte politiche di assistenza, sostegno al reddito e inserimento nel mercato del lavoro”.

È gelo tra Fini – Berlusconi: botta e risposta a distanza. Teso il dibattito interno al Pdl

 In attesa dell’ intervento del presidente della Camera alla scuola politica di Gubbio, il coordinatore del partito Ignazio la Russa ammette che “ci sono opinioni del presidente Fini, non espresse adesso per la prima volta, che non sempre sono condivise totalmente dal Pdl: queste questioni politiche meritano un luogo e un’ occasione dove essere dibattute anche all’ interno del partito. Non credo che il presidente della Camera aspiri a fare il capo di un altro partito, altrimenti non sarebbe stato il cofondatore, solo pochi mesi fa, del Popolo della libertà”.

La Russa, intervistato da Maurizio Belpietro, conclude: “Fini è il presidente della Camera, in questa fase non svolge direttamente un ruolo di leader all’ interno del Pdl, ma credo che da lì nascano non dico molti equivoci, ma molte valutazioni divergenti”.

“Alcune delle dichiarazioni di Fini non fanno parte del bagaglio culturale della destra – sostiene il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli – ma lui ha tutto il diritto di farle”.

“Nel partito, aggiunge, il confronto è necessario. Ne uscirà un Pdl più forte. Sono convinto che abbiamo fatto la scelta giusta, non si può assolutamente tornare indietro”. Dello stesso avviso Italo Bocchino, vice capogruppo del partito alla Camera vicino alle posizioni di Fini: “Il Pdl ha pochi mesi di vita – dice – ed è un grande partito rappresentativo di circa il 40% degli italiani. In una realtà così grande ed ancora in fase di costruzione può anche accadere che ci sia bisogno di discutere”.

L’ appello del Presidente della Repubblica: “Omofobia e xenofobia sono contro la Costituzione italiana”

 “La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’ omofobia fa tutt’ uno con la causa del rifiuto dell’ intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall’ ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica”, ha dichiarato Giorgio Napolitano inaugurando la conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, organizzata alla Farnesina nell’ ambito degli incontri del G8 a Presidenza italiana.

“Anche in paesi evoluti e ricchi come l’ Italia, dotati di Costituzione e di sistemi giuridici altamente sensibili ai diritti fondamentali delle donne, continuano a verificarsi fatti raccapriccianti, in particolare, negli ultimi tempi, di violenza di gruppo contro donne di ogni etnia, giovanissime e meno giovani – ha continuato Napolitano – Se nel mondo esistono fattispecie terribili di sopruso nei confronti del mondo femminile, associate a situazioni di conflitto e di emergenza o a costumi barbarici come quello delle mutilazioni genitali femminili, nondimeno troppe altre si riscontrano anche in paesi moderni avanzati” ricordando l’ elevata diffusione di aggressioni e stupri nelle nostre comunità, senza dimenticare le violenze domestiche e altre di varia natura nel mondo del lavoro.

Nel suo discorso, Giorgio Napolitano ha poi sottolineando come oggi viviamo nell’ età dei diritti, intendendo la complessità di questa espressione: diritti proclamati, diritti affermati o in via di affermazione, diritti da conquistare, diritti da rendere universali e ancora ha menzionato l’ importanza del riconoscimento dei diritti umani come condizione essenziale di convivenza civile, libera e democratica. In qualsiasi contesto il pieno riconoscimento la concreta affermazione dei diritti umani costituisce una innegabile pietra di paragone della condizione effettiva delle popolazioni e delle persone del grado di avanzamento materiale e spirituale di un Paese.

Estero. Tutto il mondo ricorda Ted Kennedy. Barack Obama: “Ho il cuore a pezzi”

 La scomparsa di Ted Kennedy ha scuscitato commozione e cordoglio negli Stati Uniti e all’ estero, indipendentemente dagli schieramenti politici. “Ho il cuore infranto, ha detto il presidente americano Barack Obama. Sapere questa mattina che il nostro caro amico, il senatore Ted Kennedy, è morto ha spezzato il mio cuore e quello di Michelle. Arriva alla fine un capitolo importante della nostra storia – ha aggiunto il capo della Casa Bianca in un comunicato diffuso da Martha’ s Vineyard, feudo del clan Kennedy – Il nostro Paese ha perso un grande leader, che ha preso il testimone dei suoi fratelli caduti ed è diventato il più grande senatore degli Stati Uniti dei nostri tempi”.

Anche l’ ex presidente Usa, il repubblicano George W. Bush, si è unito al cordoglio per la morte di una figura di grande profilo: “Mia moglie ed io siamo profondamente rattristati nell’ apprendere che Ted Kennedy ha perso la sua coraggiosa battaglia contro il cancro. Anche se non ci siamo trovati d’ accordo su molte questioni, ho sempre rispettato il suo risoluto e costante servizio per il pubblico”. Bush ha poi ricordato Kennedy come un leader che ha risposto alla chiamata al dovere per circa 47 anni, e la cui morte chiude un capitolo straordinario nella storia del Senato stesso.

Parole commosse sono state pronunciata dall’ ex first lady Nancy Reagan: “Lo consideravo un caro amico. Mi mancherà. Viste le nostre differenze politiche, la gente era spesso sorpresa per quanto eravamo legati, Ronnie ed io, alla famiglia Kennedy. Ronnie e Ted potevano sempre trovare un terreno comune, e avevano grande rispetto uno dell’ altro. Negli anni recenti, ho trovato un terreno comune con Ted sul tema della ricerca sulle staminali”.

Carlo Azeglio Ciampi, ex Presidente della Repubblica: “Nel governo qualcuno frena i lavori per il 150esimo anniversario dell’ Unità d’ Italia”

 Il senatore Ciampi è ormai giunto alla triste conclusione che manca la volontà politica, oppure che alcuni membri dell’ attuale governo stanno imponendo la tendenza a non decidere niente. Se è vero, come ritiene anche il Presidente della Repubblica, che si registra un deplorevole ritardo nella preparazione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia, sembra altrettanto vero che questo non è il frutto di una distrazione, ma di una preferenza che l’ ex presidente della Repubblica considera irresponsabile e contraria ai sentimenti della maggioranza degli italiani.

Il fatto che adesso il governo, in risposta alla sollecitazione di Napolitano, assicuri che, nella prima riunione della ripresa, il 28 agosto, completerà il finanziamento di quella decina di opere pubbliche di cui si parla da anni in relazione all’ anniversario, aumenta l’ irritazione di Ciampi.

“Quelle opere sono già state deliberate da anni, alcune di esse sono addirittura già iniziate – spiega il senatore -. Furono deliberate prima che venisse costituito il Comitato dei garanti, di cui mi fu poi affidata la presidenza. E, infatti, il Comitato non ne ha mai discusso, non solo perché erano già state decise, ma perché non ne aveva la competenza. Il Comitato è tenuto a pronunciarsi in seconda battuta, come garante, appunto, su iniziative del governo di carattere culturale o celebrativo, non ad approvare o disapprovare la realizzazione di infrastrutture pubbliche. Nessuna iniziativa del genere è stata finora proposta, pertanto il Comitato non ha alcuna materia su cui esprimersi”.

“Nel giugno scorso – ricorda amaramente Ciampi – alla prima riunione importante del nuovo Comitato ci fu la sorpresa: c’ eravamo tutti, proprio tutti, ma non c’ era alcun rappresentante del governo. Sta di fatto che, quando si tratta di lanciare qualche iniziativa più propria, mancano i soldi, prima per la crisi economica mondiale, poi per il terremoto d’ Abruzzo… Tutte ragioni serissime, ma io non credo sia un problema di soldi”.

L’ appello del Quirinale. Napolitano perplesso per i ritardi dei lavori per l’ Unità d’ Italia

 Il governo si muove, dopo il richiamo del capo dello Stato, che chiede di recuperare in fretta i ritardi per il centocinquantesimo anniversario dell’ Unità d’Italia. Il Capo dello Stato: “Ho scritto una lettera al governo, attendo risposte”.

Il richiamo del Capo dello Stato sui tempi stretti per la preparazione delle celebrazioni dei 150 dell’ Unità d’ Italia, previste per il 2011, non è caduto nel vuoto: lo assicurano diversi esponenti del governo, a cominciare dai ministri La Russa e Matteoli. Mentre prendono le distanze alcuni esponenti della Lega. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso le sue preoccupazioni in un colloquio con il quotidiano La Stampa: “Siamo a fine agosto, la scadenza comincia a non essere lontana e se in autunno non si accelera i tempi sono stretti”, ha detto il Capo dello Stato.

Napolitano ha anche rivelato di aver inviato qualche settimana fa una lettera su questo tema al governo, “per conoscere gli intendimenti e gli impegni dell’ esecutivo per le celebrazioni del centocinquantenario”, una lettera che attende ancora risposta. Anche se è stato annunciato che, nel prossimo Consiglio dei ministri, il ministro per i Beni e le Attività culturali Sandro Bondi illustrerà i progetti per le celebrazioni. “Magari interverrò allora – ha concluso Napolitano – sulla base di quello che verrà o non verrà fuori”.

Il tema è diventato particolarmente complesso in seguito alle recenti polemiche sui simboli dell’ unità d’ Italia e della stessa Repubblica, per via delle contestazioni della Lega. Ma pesa anche il silenzio del governo: “Attendo – ha detto Napolitano alla Stampa – una risposta ormai improrogabile dal governo, affiché chiarisca i suoi intendimenti e i programmi in vista del nostro anniversario”.