Non sta andando avanti il DL Sicurezza per tutelare le Forze dell’Ordine. Il rapporto tra governo e magistratura si è infiammato di nuovo, raggiungendo livelli di alta tensione dopo un doppio intervento della Corte di Cassazione che ha sollevato dubbi e critiche su due pilastri dell’attuale esecutivo: il decreto legge sicurezza e il protocollo Italia-Albania sui migranti. Questi interventi hanno irritato la maggioranza, che minaccia ritorsioni legislative, mentre l’opposizione denuncia un governo che si sente “al di sopra della legge”.

La Cassazione critica i provvedimenti governativi: in crisi il DL Sicurezza per tutelare le Forze dell’Ordine
L’ufficio del Massimario della Cassazione ha espresso forti critiche (sia nel merito che nel metodo) sul decreto sicurezza. A ciò si è aggiunta una corposa relazione della Suprema Corte che ha sollevato dubbi di costituzionalità e evidenziato criticità con il diritto internazionale e dell’Unione Europea riguardo al protocollo Italia-Albania.
La vera novità e fonte di ulteriore scontro riguarda la modifica normativa che permette il trasferimento in Albania di stranieri già trattenuti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). I giudici della Cassazione hanno sottolineato possibili violazioni del diritto alla salute, garantito a tutti dalla Costituzione.
La reazione del governo e la minaccia di nuovi decreti
La Lega, in particolare, si è posta in prima linea nella difesa delle leggi “bandiera” del governo, ribadendo la “blindatura” del decreto sicurezza, considerato un pilastro del programma. La risposta della maggioranza non si è fatta attendere, con l’intenzione di accelerare sull’approvazione di nuove misure. Fonti governative hanno lasciato trapelare l’idea di un nuovo decreto sicurezza che potrebbe vedere la luce a cavallo dell’estate.
Questo nuovo provvedimento, secondo la Lega, mirerebbe a “rafforzare ancora di più la sicurezza, con riferimento alla tutela delle forze dell’ordine”, sostenendo che “difendere le divise significa difendere gli italiani”. L’obiettivo sarebbe quello di ampliare le garanzie legali ed economiche già introdotte dal DL sicurezza per gli agenti, con particolare attenzione alla correzione dell’automatismo dell’iscrizione nel registro degli indagati come atto dovuto a seguito di azioni compiute nell’adempimento del proprio dovere.
Lo scontro si fa più acuto
L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) è intervenuta a fare scudo all’ufficio del Massimario, chiedendo “rispetto per il ruolo della Suprema Corte” e denunciando un attacco allo Stato di diritto. Dall’altra parte, esponenti del governo come Maurizio Gasparri hanno risposto parlando di una magistratura “occupata dai centri sociali”, mentre l’opposizione, tramite Riccardo Magi di +Europa, ha bollato il governo come “allo sbando”.
Il Guardasigilli Carlo Nordio si è detto “incredulo” di fronte alla relazione del Massimario, considerandola un’ingerenza e una forzatura. Nel frattempo, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è finito sotto i riflettori per la vicenda dei cinque agenti sotto copertura infiltratisi in un partito di opposizione, dichiarandosi pronto a riferire in Parlamento.
In questo clima di forte contrapposizione, il governo sembra deciso a non apportare correttivi al DL sicurezza appena approvato, considerandolo un “simbolo dell’azione del governo a tutela dei cittadini e delle forze dell’ordine”. L’idea di un nuovo decreto sicurezza, dunque, si configura come una mossa per alzare ulteriormente l’asticella dello scontro e riaffermare la linea dell’esecutivo, considerando quasi nullo il giudizio della Cassazione sul decreto appena approvato.
La situazione rimane tesa, con il braccio di ferro tra potere esecutivo e potere giudiziario destinato a definire importanti equilibri istituzionali a proposito del DL Sicurezza per tutelare le Forze dell’Ordine.