Caos ancora in Iran. L’ Europa condanna: “Basta repressione”

di isayblog4 31 views0

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L’ Unione Europea reagisce fermamente alle sempre più brutale repressioni con cui la teocrazia iraniana cerca di respingere, proprio nel trentennale della democrazia islamica khomeinista, la protesta popolare contro i brogli elettorali che confermano il fondamentalista Ahmadinejad alla presidenza.

Ma è una condanna al momento espressa per comunicato, stilato dalla presidenza ceca di turno, su pressioni francesi, tedesche ed inglesi, e proprio mentre a Teheran vengono convocati gli ambasciatori dei 27, non si sa ancora se per rispedirli in patria. Cosa che non si può escludere, visto che era stata una colomba come Ali Larijani, il presidente del parlamento già volto di mediazione con l’ Occidente, a chiedere di rivedere le relazioni con Londra, Parigi e Berlino.

Una giornata calda, quella di ieri, per le principali diplomazie, apertasi con un forte attacco alla Gran Bretagna. La tv iraniana, che è sotto diretto controllo della Guida Suprema Ali Khamenei, ha sostenuto di aver notato che nel Paese sono entrati numerosi terroristi mujaheddin – organizzazione che fino a poco tempo fa era sulla black list di Bruxelles, ed è ancora in quella americana – dalla Gran Bretagna.

E il ministro degli Esteri persiano Manoushehr Mottaki aveva accusato Londra di «complotto per sovvertire le elezioni», secondo la linea tracciata da Khamenei, che s’ era ben guardato dal confliggere direttamente con Washington e, usando la taqqya cara agli sciiti, ovvero la dissimulazione, aveva puntato il dito contro la sola Gran Bretagna.

Immediata la risposta del giovane laburista capo della diplomazia britannica, David Miliband: “Mottaki cerca di distogliere l’ attenzione, respingo categoricamente l’ idea che i manifestanti in Iran siano manipolati da altri Paesi, il Regno Unito è deciso nel sostenere che sia il popolo iraniano a scegliere il proprio governo e alle autorità iraniane garantire l’ equità del risultato e proteggere il popolo”.

Ahmadinejad poi ha aggiunto all’ accusa di interferenza anche gli Stati Uniti. Il presidente americano Obama, contestato per questo dalle fronde più avanzate del partito repubblicano, non ha reagito, nei giorni scorsi s’ era limitato ad invitare a porre fine alla repressione violenta, guardandosi bene dal ricalcare il linguaggio caro a Bush.

Mentre il Washington Post ammoniva che il diavolo è nei numeri, con documentata analisi matematica dei brogli, son stati gli europei a chiedere il rispetto della volontà popolare, sia pure con sfumature nei toni. Angela Merkel ha difeso il diritto alla libertà di espressione del popolo iraniano, chiedendo al governo di Teheran di rinunciare all’ uso della violenza, rilasciare gli oppositori, avviare il riconteggio delle schede. Con l’ uso sapiente della parola dialogo da parte di Italia e Francia, Paesi che godono del maggior interscambio economico e diplomatico con l’ Iran. Certo, “la protesta merita il sostegno di tutti, ha detto il ministro francese Bernard Kouchner, ma dobbiamo portare avanti il tentativo di dialogo con i leader iraniani”.

Solo dopo la condanna della brutale repressione da parte di Sarkozy in serata, s’ è aggiunta anche quella del capo del Quai d’ Orsay. Molto ferma la posizione di Israele. Che è estraneo ai cortei di protesta, ha ribadito il capo dello Stato Shimon Peres, ricordando con il premier Benyamin Netanyahu l’ importanza della lotta contro il regime iraniano che attraverso l’ arricchimento dell’ uranio potrebbe dotarsi di armi atomiche. Su tutto l’ Occidente pesa però la riflessione del capo della Banca centrale europea Trichet: la crisi in Iran è un fattore di rischio ulteriore per l’ economia.

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