Estero. Obama: oltre la politica, le lettere dei bambini

di isayblog4 35 views0

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Le guerre, la crisi, l’ ambiente, l’ immigrazione. Ma anche una lunga lista di desideri impossibili e curiosi. “Meno compiti, pace nel mondo, gelati per tutti”. Una Ong ha raccolto 826 lettere scritte da piccoli americani al nuovo presidente degli Stati Uniti. Il risultato è un libro da Mario Calabresi, corrispondente di Repubblica. Ne citiamo qualcuna.

“Caro Presidente Obama, dovresti decidere che il week end dura tre giorni, fare gli affitti che costano meno soldi e dare alla gente animali gratis”. La lista dei desideri è stata spedita alla Casa Bianca da Emily Morales, 9 anni, che abita a San Francisco. La sua è una delle 40 mila lettere che arrivano ogni giorno al nuovo presidente degli Stati Uniti, ma ora fa parte di un libro che raccoglie bigliettini e disegni di bambini tra i 6 e i 14 anni che partecipano ai doposcuola gratuiti fondati dallo scrittore Dave Eggers in diverse città americane, da San Francisco a Chicago, da Seattle a New York.

I bambini sono stati una presenza costante della campagna elettorale di Obama, erano all’ inaugurazione a Washington, ai comizi, erano con i genitori a fare il porta a porta in Pennsylvania o in Indiana e ricordano la festa del 4 novembre. “Tutti nel mio quartiere – racconta Teresa di San Francisco – si sono messi a suonare i clacson delle macchine, a gridare e a mandare sms sul fatto che eri stato eletto presidente”. I genitori li portavano con loro, sia che fossero neonati sia che frequentassero già le scuole medie, per raccontar loro un giorno che avevano partecipato a qualcosa di storico, oppure semplicemente perché non avevano trovato una baby sitter o una nonna che li tenesse.

Candidato e poi presidente non tradizionale, giovane, capace di usare internet, i video e molta musica, Obama parla e si muove in un modo che per i ragazzini è familiare, più simile a un rapper che ad un politico, e questo spiega la ragione del suo successo tra i più giovani e la moltiplicazione di libri per bambini che parlano di lui. Ma non va dimenticato il fatto, come dimostrano le lettere, che ha due figlie piccole e che ha promesso di regalare loro un cane.

Nei fogli di quaderno scritti a mano dai bambini si ritrovano naturalmente i desideri e le speranze dei genitori, come dimostrano i temi di cui si parla di più: l’ ambiente, la guerra, il razzismo e la disoccupazione. Ma fortunatamente vengono fuori anche i temi più legati all’ infanzia: dai compiti a casa – “Fai una legge – suggerisce Mireya, 8 anni – che dice che i bambini devono fare solo una pagina di compiti alla settimana” – ai giocattoli, dagli animali ai suggerimenti su come comportarsi con il fantasma di Abramo Lincoln alla Casa Bianca.

“Caro signor Obama, puoi regalarmi i soldi per comprarmi un Nintendo Ds?”, chiede candidamente Giuseppe Pacheco che ha 7 anni, mentre Amir Abdelhadi, di 6 anni ha dettato alla sua maestra a Chicago questo biglietto di desideri: “Se fossi il presidente avrei delle persone che mi aiutano con i compiti, riempirei la Casa Bianca di cioccolato e ragù (ma non insieme) e regalerei zucchero filato e cibo alla gente per cena”. Il dodicenne Weslie Jackson per superare la crisi propone di fotocopiare le banconote da 20, 50 e 100 dollari e non è da escludere che il ministro del Tesoro Geithner non prenda ispirazione.

Molte lettere sono personali e commoventi, soprattutto quelle dei figli degli immigrati: “Vorrei che mi aiutassi – scrive Alanis Gordillo di 10 anni – a far venire il resto della nostra famiglia da El Salvador, poi potresti dargli un lavoro e farli diventare cittadini americani”. Jennifer Munoz aggiunge: “Aiuta gli immigrati che non commettono crimini perché non è colpa loro se sono immigrati”.

Chissà se qualcuno di loro avrà ricevuto un biglietto autografo dal presidente: ogni mattina Obama trova sulla scrivania dello Studio Ovale una selezione della sua posta, circa dieci lettere delle oltre 40 mila, e cerca di rispondere personalmente e di suo pugno almeno a queste.

“Mi raccomando, non deludere gli Stati Uniti”, gli suggerisce Alex Morones, 10 anni, di Los Angeles, che però si dimostra molto più comprensivo di intellettuali, commentatori e liberal: “Ti è già venuta qualche buona idea? Ancora niente? Ok. Va bene lo stesso”.

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