Il Cavaliere: il “padrone” della politica italiana

di isayblog4 50 views0

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Dopo la vittoria del centro destra in Sardegna Silvio Berlusconi è diventato il primo dominus della politica italiana. In Sardegna ha rischiato abbastanza, ma in un colpo solo ha riaffermato la sua premiership nel centro destra e ha liquidato il leader del Pd, Walter Veltroni che si è dimesso, e il potenziale leader di domani, Renato Soru. Il segreto della sua politica è nella ricerca del consenso e del suo uso. Berlusconi non punta sul tatticismo e sui giochi di Palazzo, ma punta tutto sul consenso ogni volta che è in difficoltà. Anche per questo non c’ è da meravigliarsi molto se ha deciso di mettersi in gioco in prima persona nelle elezioni sarde. Il consenso è l’ unico strumento che il premier ha a disposizione per riportare alla ragione alleati troppo litigiosi, per liberarsi degli stop istituzionali quando diventano troppo stretti o, ad esempio, per sbaragliare un Pd che lo descrive come il Cavaliere nero.

L’ unico commento che il Cavaliere del centro destra ha dedicato in privato alle dimissioni di Veltroni: “Di fronte ad un calo del consenso di queste proporzioni è inevitabile che siano i vertici a pagare. A parte questo Veltroni è stato contraddittorio: è partito bene ma poi si è legato mani e piedi a Di Pietro, cioè ad un personaggio che rendeva impossibile ogni dialogo con noi. Resta un problema: nel centro – sinistra non c’ è un interlocutore affidabile”.

Così anche Fabrizio Cicchitto: “Ora per tre mesi il Pd si trasformerà in una nuova Beirut. Non avremo un interlocutore certo, ma tanti capi tribù. Per cui noi dovremo andare avanti da soli, contando sulla nostra maggioranza”. E in effetti in queste condizioni il Premier sarà costretto a procedere da solo e lo dice lui stesso con rammarico. Del resto la scommessa sarda gli ha semplificato i problemi su tutti i fronti. Ieri al Quirinale l’ incontro è stato breve, ma cordiale. E l’ identikit del giudice costituzionale che ha nominato Napolitano, Paolo Grossi, può essere considerato il suggello alla pace fatta tra il Colle e Palazzo Chigi. L’ idea che il nuovo giudice sia difficile da collocare politicamente non può non fargli piacere: per l’ entourage di Veltroni, infatti, Grossi è uno sconosciuto, mentre il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, dà di lui un giudizio lusinghiero.

Insomma, lo scontro delle settimane scorse è superato, ma è probabile che d’ ora in poi il Capo dello Stato lo asseconderà nella sua richiesta di essere messo nelle condizioni di governare (a cominciare dall’ uso dei decreti). Lo stesso discorso vale con gli alleati. I segnali già ci sono. Da mesi, ad esempio, andava avanti una querelle sulla nomina dell’ amministratore delegato dell’ Expo di Milano: il sindaco Letizia Moratti voleva a tutti i costi un suo uomo, Glisenti; da ieri invece i due designabili sono due personaggi legati al Cavaliere, l’ ex ministro Stanca o Bruno Ermolli.

Per il premier le elezioni sono energizzanti. Non senza motivo i suoi avversari lo accusano di essere sempre in campagna elettorale. “Con questo voto – osserva Quagliariello – Berlusconi ha dimostrato che può vincere anche dove la Lega non c’ è, in Abruzzo e in Sardegna. Ha dimostrato che l’ Udc vince solo quando si allea con il centro destra e non quando gli si schiera contro. Sono due elementi che ci aiutano nel rapporto di alleanza e di competizione con Bossi. La vittoria lo rafforza pure nei rapporti con il Quirinale e con Fini. E rischiando, il Cavaliere mai come ora è al centro della politica italiana”.

In Italia i problemi posti dalla crisi economica hanno rafforzato la leadership del capo del governo e hanno liquidato quella del capo dell’ opposizione. E non è un paradosso. In effetti un premier riesce a superare le situazioni difficili solo se riesce a governare e a decidere, se diventa un riferimento sicuro per l’ opinione pubblica. E questo gli alleati devono ammetterlo. “Il Pdl – si sfoga Mario Valducci, altro consigliere del Cavaliere – si salverà solo se riuscirà a valorizzare il lavoro del governo. Io, invece, quando vado al partito mi cadono le braccia. Sento solo parlare di coordinatori. An si preoccupa solo di chiedere. Ora, però, il capo ha anche la forza di cacciare i mercanti dal tempio”.

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